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Sarà che il vento cambia.

 
Di che umore è il battente, stamattina?
 
Se cigola,
dirò del tempo un poi s’aggiusta, giacchè l’adesso
non è adatto ai cardini;
se tacciono i cardini,
parlerà la tua voce: dove sei?
 
Sono fuori da te, a trovarti quel giglio che ti somiglia
puro bianco da cui non ti potevo altro.
 
 
Sarà che il vento cambia
in un cuore ricorrente.

Haiti, 13 gennaio 2010

frantumi
(immagine presa nel web)
Arcano clangore
che risuona con eco testarda,
un’onda tagliente di schegge affilate
trafigge le stordite coscienze.
Sanguinano i pensieri
nell’immobile attesa
che il tempo cancelli
quell’orrore dagli occhi,
quello stridore di denti
come di stelle in frantumi.

Di spettri parole

Dispetti
di spettri disposti
a smetter
di sbattere porte
se solo
ti metti in disparte
o ti sposti
da quei loro posti

E pesti
dei piedi le piante
poi prendi
a cazzotti cassetti
spegni
alle voci le luci
leggi
d'un libro la fiamma
Sdrai
la tua sedia sul letto
il mondo
ti aspetta e il tuo aspetto
è da matti
e domani mattina
sarai ancora
in balia di parole
 
 

Hai per caso l'e-mail di dio? (e sono parole, queste, quasi d'amore)

«Hai per caso l’e-mail di dio?»
e ti guardavo oltre il velo
di riflessi, amalgamati sul fiume.
Che scorre malgrado ogni gesto
-ed ogni pensiero di silenzio-
e francamente se ne fotte
di questo batticuore.
 
Sapessi distinguere
-per incidente di distrazione-
ogni bacio da quello prima
metterei in fila parchimetri e comete,
questo rumore d’auto e catrame
che copre il tuo respiro.
 
«Quale silenzio tra due silenzi
ha il rumore del mare?»
chiedevi senza riflessi d’onda
e i gabbiani erano arancioni
nonostante ogni bianco di neve.
 
Contavo soldini di pensieri
che scioglievano ipotenuse di sorrisi
-ogni estremo si tocca
nell’angolo acuto del cielo-
e poi, in fondo, eri soltanto tu
le luci accese un segno,
una intuizione di Vincent.
 
«Pure ci sarà, in qualche luogo
un altro mare, come parola di Hikmet»
tracimato da ingorghi
di semafori e sangue,
una pausa di calma
in questi giorni di vento,
d’immoto stupore.
 

Ora e Qui

E' giorno
Chiedimi mani bocca parole...
E sarò con te

Fuoco di Rovo (Yamakaji - Haiku)

 

La notte incendia

ombelico stellato.

Calde promesse.

 

Roma

Non c'è più plebe qui,
Pier Paolo,
non plebe
: s'è consumato il cupio dissolvi del proletariato
e sulle baracche campeggiano parabole
come monete svalutate.
 
E ci sono ancora borgate
in cui affogare nel fango
e famiglie che vivono in grotte,
antri tufacei
nel ventre molle dell'Urbe
che risuonano come un tempo
della babele di voci degli schiavi.
 
Cives romanus sum,
davvero,
ma stanca
di vedere questa città che irride alla sua grandezza,
la lastrica di macchine e immondizia,
la circonda di iper e super nulla,
cinicamente abbarbicata alle sue rovine
macchine da soldi e non più memoria.
 
Eppure guardo
i nudi platani invernali nei viali di periferia,
gli anonimi palazzoni del sacco di Roma,
le strade antiche e i monumenti
e vorrei dire che c'è un'anima qui
e che io la sento,
che risuona in me lungo le linee delle generazioni.
 
Ma sono stanca, ho detto,
e chino il capo e affretto il passo.
 
 

Mete ignote

Pensavo oggi
che nessuno si è preso la briga
di avvertirmi,
hanno taciuto tutti,
eppure da poco so
o suppongo di sapere
che non si vive
mai abbastanza
per conquistare la propria luna
quand'è oscura.
Bastasse almeno immaginare
sarei a un passo soltanto
dal vero di quella via
che chiamo
ignoto.

Non mi guardate

 
Vi guardo
e vedo stanca
come da dietro un vetro
presa in altro orizzonte
isola in mezzo a voi
finchè mi basta il fuoco
di un pensiero al futuro
e di un canto al ricordo
viandante senza maschera
con le mani di stoffa
vi coprirei di baci
se potessi.
Non mi guardate.
 

adesso basta

 

E’ una perversa danza
quella della porta in balia del vento
indecisa avanza e torna indietro
ma all’improvviso alle mie spalle è tonfo
amato suono per il cuore in festa.

Emozionata
riabbraccio sorrisi ripudiati
con gli occhi avanti le mie tasche svuoto
residui d’inutile zavorra
prima di spiccare il volo.

Adesso basta
è festa veramente
con leggerezza l’ultimo legaccio slaccio
finalmente pronta
per andare altrove.

tiziana mignosa
gennaio 2010

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