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Maria Assunta

La chiazza di sangue era enorme.
Il rosso brillante si stava già scurendo ai bordi, virando verso il nero.
Mamma e papà capirono finalmente cosa aveva cercato di gridare nonna dalla finestra e misero una mano davanti agli occhi di noi due bambini, perché non vedessimo quell'immensità rossa spuntata nella tromba delle scale di casa. Ma era troppo tardi. Avevamo già visto. E se anche non avessimo visto, sarebbe bastato l'odore che impregnava tutto: un odore denso, sconosciuto e dolce.
Ci spinsero in fretta in ascensore, e poi in casa. Mentre aspettavamo il pranzo seduti in salotto, sentivamo i genitori e mia nonna che confabulavano in cucina. Non ci dissero niente, nessuna spiegazione. Ma noi sapevamo che bastava aspettare. Quando mamma e papà furono usciti per tornare al lavoro (allora non esisteva l'orario continuato), chiedemmo a nonna. E lei, con la tipica ruvidezza contadina di chi ne ha viste tante, rispose: «Ma niente, quella pazza di fronte si è buttata di sotto, dall'ottavo piano». Mio fratello voleva sapere i particolari: come avesse fatto, quanto ci avesse messo per arrivare e com'era dopo essersi schiantata a terra. Io chiesi perché. Alle domande di Paolo, mia nonna rispose con dovizia di dettagli. Alla mia, con un'alzata di spalle ed un sollevarsi degli occhi dal cielo.

In gocce

Sei un attimo di stelle
potente bagliore nel buio
ti trovo nell'odore
di passi ciechi e aggrovigliati
sei soluzione a eterni dolori.
Sei dolce punta di spillo
in gocce mi verso
e a terra mi raggrumo
con la terra m'impasto.
E di te m'innamoro
nel ricordo di ieri
in prospettiva del domani.
L'oggi si compie
nell'ora dannata
che spesso maledico
nel suo odioso divenire.
Un cristallo di tempo vorrei
che fosse nostro da guardare
e al tocco fosse luce..
Liberazione dal consumo.

Piove

Piove
Ripiove, è nebbia, anzi
Sui tetti della scuola
Tegole
Dilagante carmisino
Tutto uguale per cui
I fili
Rimarranno a secco
Ahi
Diventeranno
Come le mimose
Credo
Ma ben vengano
Zefìri
A solleticare/ chiaro
 

segreteria telefonica

questo tempo non ha figli
nè boschi verdi d'estate
a cui dissetarsi

nel tuo viso
lavorato dagli anni
si addensa ogni alfabeto

la poesia è un lusso
che non possiamo più permetterci

 

Collidere - III

                                   Ah! le interpunzioni accampate nel tergiverso.
                                                          
                                                                               Qui o lì,
                                                                                che importa il dove al dopo di metafora?
 
Si chiede alle pervinche
sui ‘ di cinta della lingua
come pelurie di sgomento a pelle
un altolà agl’intrusi;                                         ma dove andremmo, noi, mitili della parola
                                                                                 a scampagnare le valve del sopore
                                                                                 dai ricicli sublimati?
 
                                                                                   Spesso la diacronia dei semi
                                                                                   non abbassa ai polmoni
                                                                                   l’apnea dalla bocca.
 
                                    
                                     Quindi si va
                                     oriundi del non dire.
 

Frammento di Luce

Adoro destreggiarmi
tra forme e spazi di luce.
Brillante frammento
di una sabbia tramutata ormai in vetro,
il ricordo di una spiaggia, un sole, un deserto.
Finestra da cui affacciarsi per guardare oltre,
scheggia da conservare nel cuore
per esplorarsi all'interno.
 
Alexis
01.04.2010

Venerdì Santo

Barcollanti uomini scalzi
nudi come ombre incappucciate
stanchi fantasmi
e bianchi in spettrale silenzio.
 
Rumori di ferri battuti su legni spezzati
lunghi veli neri
di donne nascoste e piangenti
lenti passi ondulati e lenti lamenti
lenti lenti lenti.
 
Sotto le croci
e le spine acute e dolenti
figure incurvante
nella passione segnano il tempo.
 
Io sono là con loro impietrito
e soffro l’attesa
per tre giorni l’avvento.

Il guscio

 
io gasteropode di vita
coi versi mi son fatto
una conchiglia tonda
avvolta a spirale curva
alla bisogna l'epiframa
pongo all'ingresso e
con la radula combino sensi.
guscio tuttavia fragile
ripara se non pensi che
mille piedi passano sempre
sulla strada che fai
con scarpe grosse chiodate
indifferenti.

Aiutami parola.

aiutami parola
vesti quelle emozioni
spoglie dei battiti del cuore
randage tra i pensieri e l'anima
corrono a frastornarmi
indifeso incapace di frenarle
mi tremano le mani e il labbro
aiutami che potrò cantarle.
 

Un giorno vivo

quando le nubi accastellate
a scolpire sogni
lentamente aprono il velario
sulla scena della vita
e si recita un racconto
dal vero anche breve
l'anima mi succhia il senso
e ne esce a volte
lacera e contusa ma
un altro giorno vivo.
 

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