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Le sere che

Le sere che
pallidi i convolvoli
esclamano smeralda follia
si tingono i cuori
di un indaco serico
e madido amaranto
mi scorre
nel tacito grido
che anela
speziati cobalti d'ignoto.

Oltre le foglie inquiete

Una distinta, voce
passa, per la notte, liquida
discende, per la gola. Il tempo piove, sconosciuto agl’occhi delle primule
 
non ha fretta, oltre le foglie inquiete, i loro grani d’oro, adagia
il manto
 
Pieve di collina
rabescata e calma, di un mare verticale, dove le vesti sono dell’infanzia
e il grano
 
tenere le viti, bianche e dolci
 
e i massi, levigati dall’usura, spiccano
invisibili
 
Riflessi nella gamma
 
Porta
 
 
 
 

Azzurro

 Profonda eco inatteso richiamo
come un chiarore si diffonde
nel corpo - le mani si aprono
gli occhi si spalancano
colmi di liquido stupore
Guarda come tutto si protende
si inarca fibra dopo fibra si apre
allo sconfinato azzurro
 
Eccomi sono qui toccami
 
 
Frantizek Kupka - Primavera cosmica I
 

Vaniglia

Amarissima la sfortuna di chi ne ha più di noi,
e meno anche, meno d'altro, di quante
tonnellate si ammassano per esserne poi
schiacciati (noi) svuotati (loro),
a catena, a catenina d'oro, a man bassa.
Ammazza anche male un domino gigante,
intossica peggio di un veleno, Blu di Prussia

Selene

lago20y20luna
(immagine presa nel web)
 
D’argento è il tuo incedere lento
quando la notte giunge furtiva
a placare affanni e sospiri,
mentre tu
fiera e solitaria procedi
col tuo improbabile esercito
di poeti, musicanti e sognatori.
Fedele
chissà dove,
 un cane qualunque
si strugge d’amore per te.

S'arena in barena

con le striate vesti salate
  scrive a bocconi su grani umidi
 il racconto.
 le spossate  e arrugginite
 cime   giacciono.
al di qua l'onda ascolta.
 

Cronaca di un sogno annunciato.

Stavo camminando per un rettifilo affollato, come può essere la strada principale di una grande città, con le mani nelle tasche dei jeans e completamente all'oscuro di dove stessi andando. Dopo un diverticolo mi ritrovo in una stradina laterale stretta e buia. Cammino spedito. La strada stringe e diventa un vicolo in leggera salita. Le luci più prossime sono lontane. La salita si fa più salita. E quindi in cima, mi si presenta immenso un mare stranamente insolito appoggiato su una spiaggia lunga e deserta. Il buio diventa sempre più buio. Più di una lavagna. Più buio della paura che ormai prende il sopravvento e in evidente disagio mi giro d’istinto per tornare indietro. Ma il vicolo dal quale sono arrivato non c’è  più. Al suo posto c'è un sentiero parallelo alla spiaggia, che più avanti sale sopra ad un monte in cima al quale, c'è una vecchia ferrovia in disuso e delle casematte da contraerea. La spiaggia invece prosegue a perdita d’occhio. Laggiù, dove vedo e non vedo, laggiù in fondo, c’è un bambino che gira in moto sulla sabbia. Mi sembra di conoscerlo anche se lontano. Si, è un compagno di scuola delle elementari e sembra che il tempo per lui non sia passato.
Gli lancio un urlo per chiedergli un passaggio e lo vedo prontamente farmi un cenno d'assenso. Quasi sorride. Gli occhi sono appena socchiusi però non si ferma, anzi accelera. Io resto come un ebete a guardarlo mentre si getta nelle onde.

Colori sulla pelle

un ricamo ecru scivola
sulla pelle di giada lucida
con quel girocollo perlaceo
che scende tra i seni quasi
a segnarli meglio.
in trasparenze fini sfiora
le brune aureole pizzute.
labbra rosso corallo
divertite e schiuse sul rosa
che afferra l'avorio di denti
come perfette sculture
sposano quel sottile filo
cremisi evidenziato nel segno
nel decoro girovita del lieve
impalpabile perizoma
che non sottace, carezza
il lanuginoso bruno
custode di mille profumi.

Tavolozza

in tutti i toni del verde
si spande l'erba sulle colline
per segnare i borri si fa scura
più pastello al sommo
incipriano le gote dei dossi
ai limitar dei campi
piumini di biancospino che
lasciando volare minuti petali
annuncia prossimi frutti
asprissimi blu-turchino
invade la pratolina fitta
i margini delle strade, rubando
spazio al giallo del tarassaco
e nei tratti ombreggiati umidi
di viola e pervinca occhieggiano violette
cremisi son fiori di susino
rosa di albicocco e pesco
candido virginale quelli del melo
sotto tutto questo azzurro
ch'è nel cielo.

Profondo blu

Il blu profondo
La lunga scia bianca
Il cuore freme
Bianche spiagge sperano
tuoi baci sul collo
 
 

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