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blog di selly

E c'era, all'angolo della notte, il Poeta fatto uomo

 
 
Era un pensiero a mezza luna,
una fabbrica di vai-e-vieni
levigati senza riserve
Poi diceva dei morsi dentro,
quelli che allo scadere delle vie, curvano e non finiscono

Dei giorni miei di latte

 
Ti vedo,
con la t-shirt spiegazzata dei giorni miei di latte
il silenzio controllato tra un respiro di miele
e la rabbia antica che sigilla le ossa
Il divano è una scusa di polvere e pensieri di fango,

Sarà così (a Prevért)

Così ho riempito di bianco un mare

 
Ho raccolto, da un filo di perle
un sorriso un po' levigato
appena fuori le labbra

così ho riempito di bianco un mare
che imperlava parole di sabbia
senza badare alla voce di un venerdì controvento

20 - Avignon, fra mura di pane

 
Mi cammina ancora Avignon

Restami e saprò del tuo nome

 

Non so del tuo nome,

del colore del cielo che vedi

dei rami ai grappoli che saranno

né della voce bella di Dio che punge le orecchie

Ma sento lunghezze di giorni che ci legano il fiato

sciame di carezze alle mani

e punte di piedi che al silenzio scorrono dentro

Poi biancore sul petto

14 - L'uomo al tavolino di città

C'è un uomo al tavolino delle undici

Sembra avere l'acqua in gola

dei canali lenti ricoperti da porfidi sbeccati

 

(che ad ascoltare bene,

ogni corso del tempo sa raccontarsi anche muto)

 

Guarda,

rosso in viso,

il senso unico di passanti al Pavaglione

e sa

Si sentono ancora quelle certezze scrollate al balcone

Si sentono ancora

 

Troppo

E' il suo essere troppo

Senza tante ragioni

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