Scritto da © Manuela Verbasi - Gio, 12/11/2009 - 12:32
♦Ujat l'occhio di Horo e altri simboli sacri♦ |
La Piramide: Un monumento emblematico
|
La piramide rimane l'invenzione per eccellenza dell'Egitto che sviluppò una civiltà in grado di realizzarla: Questa sapiente architettura è il testimone eloquente delle conoscenze di questo popolo che ancora ci meravigliano e che cerchiamo disperatamente di capire. Il problema sta nel fatto che non poniamo mai le domande giuste; indaghiamo sui mezzi tecnici di cui gli Egizi si servirono, ma trascuriamo le loro reali motivazioni. Lavoriamo sui mezzi e tralasciamo le cause. Siamo accecati dalla materia e non vediamo lo spirito. Si deve precisare un fatto importante. Ogni anno vengono pubblicate opere che si presentano come autorevoli e definitive, in cui si spiega come fu costruita la piramide di Cheope, come gli enormi blocchi di pietra venivano spostati, sollevato e assemblati: Tutti questi libri si fondano solo sulle teorie e sulle ipotesi dei loro autori. Non esiste alcun testo egizio che affronti i problemi tecnici e balistici: Non una riga o una parola. La cosa può stupire in un popolo solitamente prolisso.
Ma in Egitto l'arte di costruire faceva parte di un insegnamento esoterico unicamente orale. Ogni adepto giurava di mantenere il segreto e non rilevava nulla della sua ricerca personale. L'architettura non è destinata al profano che non ha ancora varcato la soglia del tempio. Gli artigiani e i mastri dell'Antico Regno furono tanto saggi da custodire nella penombra delle cripte i segreti che consentivano di edificare questi straordinari monumenti che sono le piramidi egizie. Se essi ci seducono è perché obbediscono alle leggi dell'armonia espresse in numeri e simboli. Non si costruisce una piramide per agire sull'esterno, ma per edificarsi interiormente, volgendo lo sguardo in se stessi e proiettandosi al tempo stesso nell'infinito grazie alla potenza ritmica di questo monumento che solo un essere in grado di esprimere appieno le proprie capacità può erigere. Riccardo Giovannini |
L' Albero
|
Gli antichi egizi veneravano gli alberi, molto più numerosi nell'antichità che ai nostri giorni. La dea del cielo, NUT, abitava in un sicomoro; si dice che la vergine Maria, durante un suo soggiorno in Egitto, si nascondesse anch'Ella in un albero. Il nome dell'albero è molto significativo: "IMA",che si scrive disegnando una piuma con accanto una falce e dopo una specie di cipresso, il tutto stilizzato. Abbiamo dunque: I + MA = IMA ; la parola ha come determinativo l'albero che, anche da solo si può leggere IMA. - La radice di questa parola significa: "dolce, gentile, gradevole, benevolo, essere ben disposto". - In conclusione si può dire che l'albero è, per eccellenza, il simbolo della dolcezza della vita. - Stare seduto all'ombra di un albero, vicino all'otre di acqua fresca sospeso a un ramo, ascoltare il canto degli uccelli, contemplare il verde dei campi e lo scintillio del Nilo, era il massimo della felicità dell'uomo egizio.
Riccardo Giovannini |
-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Testo di Riccardo Giovannini [Tutmosi]
-Editing: Alexis, Emy Coratti, Manuela Verbasi
-Immagini tratte dal Web
»
- Versione stampabile
- Login o registrati per inviare commenti
- 4866 letture