Presentazione dell'Unitre di Rivoli | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Presentazione dell'Unitre di Rivoli


Maria. Sarei curioso di leggere le emozioni che provi in quel luogo. I silenzi che riesci a formore intorno alle tue parole. Le attese e poi le gioie dei frutti raccolti.     Orme

Grazie.

 

          Dopo aver pubblicato l’invito sul libretto verde di cui vi ho parlato nel post de 15/06 arriva il primo giorno di incontro.

         Come sempre le donne sono in numero superiore, non li conosco e devo capire se hanno recepito cio che intendevo. Li guardo con il mio naturale sorriso, chiedo i loro nomi,  comincio a parlare e li avverto subito che non voglio insegnare niente ma dare semplicemente dei consigli sulla scrittura dopo aver letto i loro e i miei scritti e averli commentati insieme.

          Vedo subito visi illuminati di contento, pronti ad ascoltarmi e a tirar fuori dalle loro cartelline elaborati che sicuramente avevano letto e riletto solo a loro stessi .

          Bisogna capire che chi raccoglie questo invito difficilmente è riuscito a parlare con altri di questa loro passione.  Invitarli a parlare significa raccogliere la loro voglia repressa di farlo.

          Si sa che il mondo è fatto di persone disposte a parlare di tutto ma non di poesia, di racconti.

          Mi dice Renato, il nostro poeta cantore dell’amore, che spesso lui si lascia andare, nella vita di ogni giorno, a parlare delle sue poesie. Si sente guardato come un marziano, un non normale.  .

          L’atmosfera che si recepisce è magica, (chi vi assiste pe caso, desidera farne parte).

           Io introduco l’inizio, non l’argomento. Intuisco chi, in quel momrnto ha maggiore necessità di farsi ascoltare e l’invito a leggere, in silenzio ascoltiamo. L’argomento suscita altri ricordi, i commenti si fanno animati con profondo rispetto per chi è intervenuto.  Faccio attenzione ad interessare tutti e nascono spunti per nuove iniziative e nuovi elaborati.  E’ un piacere seguire tutti. Di solito nelle lezioni unitre è previsto un’ora per esporre il tema e dopo un’intervallo, seguono i commenti. Nel nostro corso, il tempo vola, l’intervallo non esiste perchè è un crescendo di interesse che non si può arrestare.  Sforiamo sempre e a volte ci troviamo in altri giorni non previsti dalle lezioni riunendoci in un caffè  per parlare insieme e fare progetti.

          Io non li chiamerei lezioni  ma incontri dove confrontarci. Spesso chiedo aiuto per la stesura del giornalino ma succede come per essiamonoi con il suo magazine.

          Sono anche un pò pigra e quasi sempre mi ritrovo gli ultimi dieci giorni ad assemblare tutto da sola. Perchè non sembri una antologia chiedo alla coordinatrice di scrivere un saluto di inizio, faccio fare da Ambrosia, una intervista ad un anziano tra gli iscritti visto che quest’anno abbiamo festeggiato i venticinque anni dalla fondazione.  Di solito mi mandano gli elaborati per ameil ma alcuni non hanno questo mezzo e mi consegnano fogli addirittura scritti a mano.  Questo mi provoca rallentamdenti e chiedo aiuto alla più giovane Antonella di stampermeli ed inviarmeli (la sola cosa che ho imparato è proprio il copia incolla) Poi durante questi incontri, cerco di far tesoro di quanto ho appreso nella mia lunga vita, ripeto loro ciò che ritengo adatto usare nello scrivere.  Da qui i consigli di scrittura che ho pubblicato sul giornalino, sul mio blog dove ho raccolto molti consensi.  Qualcosa ho messo anche su Rosso e devo dire che è stato ben commentato.

            Forse viene accettata bene la semplicità della esposizione comprensibile a tutti.

           Le emozioni sono tante, viene fuori il lato nascosto, le aspirazioni di ogni individuo ed è quella la cosa più importante: creare un legame tra le diverse anime.

           E senza volermi celebrare  metto quì un pezzetto di ciò che l’ultima arrivata( una ex preside del liceo Gobetti) ha scritto  parlando del corso:

           La signora Dulbecco, con il suo garbo, la sua gentilezza, ha saputo riunire un’accolta di persone molto dissimili tra loro per età, formazione, provenienza. Ha saputo farci sentire gli uni, complemento degli altri, tutti bisognosi di comprensione, di disponibilità e di amicizia...”

            La più giovane delle iscritte al primo incontro si è così espressa:

            “Finalmente eccomi qui ad interloquire con queste meravigliose creature, persone che osservano il mondo, lo sentono e lo descrivono con le parole che i loro cuori e le loro menti fondono fino a comporre eleganti scritti.

Ho atteso tanto: “parlare” dello scrivere è cosa appagnate e gioiosa ed oggi sono felice, veramente felice perchè questa giornata è una festa di menti in evoluzione e forse vedremo e sentiremo anche i fuochi d’artificio.

       Sono felice, i fuochi d’artificio scoppiettano, il loro rumore e frusciante come una penna che scoprre sul foglio bianco e dipingr la vita di parole e parole...”

Emozioni tante . silenzi ottenuti senza sforzo, soddisfazioni molte.

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         Quando si crea un gruppo del genere, bisogna essere fortunati o forse, come dicono loro, ho saputo legarli dando a ciascuno il loro valore non facendo sentire nessuno escluso.

         Leggono i loro testi e al termine il primo commento è il mio, portando il discorso su quanto di originale ho trovato in quel dire.  E il discorso si fa interessante, nessuno si offende se ho rilevato qualche incongruenza e chi si sente da il suo parere per indurre l’altro a correggere.

         Non sempre viene accettato tutto, in modo speciale sulle poesie, ho notato che ognuno dà alle sue parole la forza che intendeva esprimere e difficilmente ama cambiare una parola.

         Vi racconterò di questi incontri, presentandovi i vari personaggi, le feste di apertura e di chiusura con tutte le autorità presenti: Unitre con la Dott/ Irma MariaRe presidente nazionale, i vari presidenti della provincia e del sindaco della città .     

    Penso di raccontarvi questa esperienza con episodi settimanali e facendovi conoscere il giornalino dove nell’ultimo numero ho creato un ponte tra l’unitre di rivoli e gli amici della rete. Ho riservato due pagine dove ho pubblicato dieci poesie degli autori di internet e su internet ho pubblicato (come faccio ora con Rosso) lavori dei partecipanti al laboratorio stampando per loro i commenti ricevuti in rete.

         Snellirò molto il racconto, nei prossimi numeri, sapete, cominciare è sempre difficile, il resto poi viene da sè e sarà più scorrevole.

         Grazie se avete avuto la bontà di leggere ma questo lo saprò subito con i vostri commenti.  

          Un saluto a Manuela e orme che mi hanno invitata a parlarne e spero, anche con i vostri consigli, di non deluderli.

                                                        Maria Mastrocola  Dulbecco

 

 

 

Maria Luisa Agnisetta Predon prof/ ed ex preside di un liceo di Rivoli, oggi fa parte dei miei 15 del gruppo laboratorio di scrittura, ha ricordato l'inaugurazione dell'unitre di Rivoli in qualità di una delle prime docenti:   Inaugurazione 25 anni fà.
 

RIVOLI

Siamo nella nuova, austera Sala Consiliare del Municipio.
Mi guardo attorno, un po’ smarrita, un po’ intimorita, ma anche interessata.
            La sala è affollata; il Sindaco sta parlando.
            Sono accanto a lui, con gli altri esponenti dell’Università della Terza Età, che comincia ora, di fronte ad un mare di facce intente, curiose, alcune sorridenti, altre con espressione disorientata e spersa.
            Anch’io mi sento un po’ frastornata.
            Per più di quarantacinque anni ho avuto di fronte solo visi freschi, di ragazze e ragazzi adolescenti. Il ricordo dei loro faccini giovani, dalla pelle liscia, gli occhi splendenti, i capelli folti e lucidi dalle fogge più strane, è profondamente inciso nel mio cervello; lo porto inconsciamente dentro, sempre; e ora, dal fondo della mia mente, emerge, non volontariamente evocato, a formare un drastico contrasto con ciò che mi sta davanti.
            Il nostro pubblico è composto esclusivamente da anziani.
            Le teste bianche o grigie o tinte sono in grande maggioranza. Nelle prime file spicca anche qualche cranio luccicante.
            Riunite in un gruppetto compatto, alcune signore eleganti di mezza età sfoggiano tutte lo stesso colore di moda in questo momento per nascondere i capelli bianchi: una raffinata sfumatura di biondo cenere scuro, molto chic. Sono evidentemente tutte clienti della stessa giovane pettinatrice che ha appena aperto un grandioso e moderno salone nella piazzetta, un po’ fuori posto nel nostro modesto quartiere.
            Una volta, pochi decenni fa, questo era un piccolo borgo, con poche migliaia di abitanti, meno di diecimila. Ora, quasi entro gli stessi confini, gli abitanti sono più di sessantamila.
            Siamo stati raggiunti ed inglobati dalla metropoli; le cascine e le piccole case sono state circondate e sommerse dai grandi edifici popolari, tutti uguali, tutti in fila. Siamo diventati un qualsiasi quartiere, piuttosto squallido, della periferia operaia della grande città.
 
            Anch’io ho i capelli bianchi, ma un po’ mascherati da un correttore in schiuma che non costa molto, e che, quando sudo o quando piove, si scioglie e cola in rivoli sulla fronte. Proprio adesso temo di sentire qualche goccia di sudore che scende dall’attaccatura dei capelli: un sudore certamente nero.
            Fa caldo, e sono emozionata.
            Il sindaco sta parlando di me, mi sta presentando a quella marea compatta di volti. Mi esaminano, mi valutano, qualcuno che già mi conosce sta parlando a bassa voce con il vicino.
            Di fronte ai miei ragazzi non sono mai stata timida, nemmeno quando ero giovanissima. Mi sono subito intesa spontaneamente con loro, non ho mai avuto problemi.
            Ma qui è diverso. Conscia di essere nel vetrino del microscopio di tutte quelle persone ancora estranee, prego in fretta che quella goccia non stia per cadere con la sua scia grigiastra. E intanto mi sforzo di sorridere a tutti.
            Ai miei futuri allievi dell’Università della Terza Età.
Agli altri docenti. Agli organizzatori. Al Sindaco. All’assessore alla cultura.
            Ma chi me l’ha fatto fare?
                                                            Maria Luisa Agnisetta Predon

 

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