Scritto da © Maria34 - Sab, 27/02/2010 - 00:06
Breve stagione
Maria vi presenta una poesia di Lucia
Tracce di cielo
sul tuo viso color avorio
solcano la tua fronte
di un tenero autunno.
Mani che toccano
fragili fogli, dove
una breve matita,
colora di grigio
caselle numerate.
Ascolta il suono del tuo cuore
e fa che la melodia attraversi
dolci ricordi d'amore
non ancora sopiti.
Disegna con i tuoi occhi
la mia estenuata anima
e conforta le sue pieghe
e distendile prima
che arrivi la fine
della Breve Stagione.
Lucia Giongrandi
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Scritto da © Maria34 - Gio, 25/02/2010 - 15:57
I temporali
Da qualche tempo ho smesso di immettermi con il raccontare i miei ricordi e di parlare del mio (fantastico) corso all'unitre. Ci riprovo
I temporali.
I temporali erano avvenimenti che portavano scompiglio particolare in paese. Il suo arrivo faceva correre Eugenio (il sacrestano) a suonare le campane per allontanare questa iattura capace di distruggere un raccolto frutto del lavoro di un anno intero. A me piace ricordare che al primo accenno di tuono, ero sicura che Donna Elvira sarebbe arrivata a casa nostra per superare la paura. Io attendevo quei momenti perchè la signora, per distrarsi cominciava a raccontare storie delle antiche famiglie del paese delle quali conosceva ogni storia. Misteri che lei raccontava e che io letteralmente bevevo.
In queste incursioni, a volte, mi insegnava filastrocche da lei apprese nella sua fanciulleza, Tra queste:
La pigrizia andò al mercato
ed un cavolo comprò.
Mezzigiorno era suonato
quando a casa ella tornò.
Cercò l'acqua, accese il fuoco
si sedette e riposò.
Ed intanto poco a poco
anche il sole tramontò.
Così persa ormai la lena
sola al buio ella restò
ed a letto senza cena
la meschina se ne andò.
ed un cavolo comprò.
Mezzigiorno era suonato
quando a casa ella tornò.
Cercò l'acqua, accese il fuoco
si sedette e riposò.
Ed intanto poco a poco
anche il sole tramontò.
Così persa ormai la lena
sola al buio ella restò
ed a letto senza cena
la meschina se ne andò.
Credo di averla ricordata bene ma se qualcuno la conosce e ho saltato qualcosa, mi fa piacere saperlo.
Altra, credo più conosciuta:
Cera una volta un re
seduto su un canapè
e disse alla sua serva
raccontami una storia
e la serva cominciò:
C'era una volta un re
seduto su un canapè
e disse alla sua serva.....
seduto su un canapè
e disse alla sua serva
raccontami una storia
e la serva cominciò:
C'era una volta un re
seduto su un canapè
e disse alla sua serva.....
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Scritto da © Maria34 - Sab, 20/02/2010 - 23:57
Riflessioni
Questa sera mi va di riproporvi alcune mie riflessioni:
PENSIERI
Non trovo mai la penna
al momento giusto.
Non trovo mai la parola
al momento giusto.
Non trovo mai la mano tesa
al momento giusto.
E quando trovo la penna
non ho più le parole.
E quando trovo le parole
non ho più chi ascolta.
E quando trovo la mano tesa
non desidero più ricevere!
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Scritto da © Maria34 - Ven, 19/02/2010 - 20:30
Chiara
Sempre di Danila, dedicata alla piccola nipotina:
Pelle di luna,
aggraziata e leggera,
ti muovi
come schiuma bianca.
Gli occhi profondi, la voce tenue e infantile,
il passo severo
di chi va dritto
per una strada,
sotto la pioggia,
senza fermarsi.
Mia piccola donna,
anima forte,
cuore delicato,
sapore di miele,
profumo d’aria,
ombrosa e chiara
come il tuo nome,
che la vita ti sia
una luce abbagliante.
Danila Corlando
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Scritto da © Maria34 - Gio, 18/02/2010 - 20:37
Dentro
E' daparecchio che non vi propongo poesie di Danila e i nuovi amici non la conoscono. Ne metto una ancora non pubblicata da rosso:
Ho dentro me paesi
E fruscianti allegrie,
angoli bui, salite
piene di sassi.
Ho dentro me
Strade infinite,
stremate di folla,
e sorrisi gentili
nell’aria della sera.
Ho dentro me
Città gelide, muri
E molluschi lucenti
Sulla spiaggia.
Ho succhiato tramonti
Ed albe fresche,
lacrime e profumo
di capelli di bimba.
Ho migliaia di immagini
Dolcissime e struggenti
Piogge sottili
E cieli senza luce,
poi un albero grande,
GRANDE
Di fronte al mare.
Così mi sento,
frondosa ed alta,
sulla schiuma spaccata
che si appoggia leggera
DENTRO ME.
Danila Corlando
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Scritto da © Maria34 - Mer, 17/02/2010 - 11:22
Ricordi di una barca
Ero una giovane barca, 30 anni fa, laccata di fresco, bianco l’interno ed il bordo, di un caldo marrone la chiglia.
Quanta emozione quando piano piano mi fecero dolcemente scivolare nello specchio di mare scintillante davanti a casa.
Mi riempivano di orgoglio i grandi occhi lucidi, le guance rosse dall’eccitazione di tre bimbi adoranti, la soddisfazione di papà Gigi, la malcelata contentezza di mamma Annamaria, lo stuolo di vicini e di parenti che partecipavano con gioia all’evento.
E subito giri, tuffi, pesca all’alba, prove di guida con frotte di ragazzini gioiosi e divertiti che facevano a gara per accaparrarsi un posto a prua e godersi il vento che spruzzava il viso e scompigliava i capelli.
Quale nome è più adatto per una barca così amabile? Non c’è storia: MAROLUSI, le iniziali dei tre adorati figli (Maria Rosaria, Luciano e Simonetta)
Quante cure, quante carezze, quante coccole… Quanti timori ai primi acquazzoni!
- Che vento soffia oggi?
- Guarda, la barca ha la prua verso Porto Cesareo, è tramontana…
- Oggi è volta a sud, è scirocco, farà caldo, ci sarà afa…..
Poi vennero tempi bui. Gigi stava male, nessuno aveva voglia di andare in barca.
Ma la tenacia, la forza, il carattere e le cure mediche ebbero il sopravvento. La barca riprese a solcare lo specchio di mare scintillante col suo carico gioioso, ad aspettare paziente le gare di tuffi, le ricerche di conchiglie, le prime prove timorose di nuoto di bimbi ed adulti fifoni.
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Scritto da © Maria34 - Ven, 12/02/2010 - 10:14
Ti ho vista sul 36
Renato è il sorriso del nostro corso:
é dentro di me
afrodite
quando ti vedo
quando mi parli
quando mi guardi.
e quando
rassettavi la gonna
sulle gambe
era azzurro il cielo.
quando ti avrò
tra le mie braccia
mia musa
e bacerò
le tue labbra
come un frutto
maturo per dissetare
il mio eros ?
siamo scesi
con occhi di sole
e sul tram
abbiamo dimenticato
gli ombrelli pioveva
bagnata eri ancora
più bella.
quando si ama
che importa se piove.
renato finotti.
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Scritto da © Maria34 - Gio, 11/02/2010 - 11:40
Sullo scrivere
Al quesito: Perchè scrivi? Rinaldo ha risposto:
É successo per caso, un'onda improvvisa che in quel giorno d'autunno ha riportato indietro il calendario dei miei giorni. Ricordi, dicevi, vedrai che andrà tutto bene... Io guardavo i tuoi occhi che a stento imprigionavano le lacrime. Il professore, gli esami, l'ospedale, i compagni di disavventura e poi... l'operazione.
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Scritto da © Maria34 - Mer, 10/02/2010 - 17:20
L'eterno labirinto
Raccontare esperienze , emozioni ed ogni altro sentire. Questo è il nostro laboratorio Maria
Percorri corridoi, pareti colorate che scivolano sulla tua retina come paracarri in corsa. Camici, visi di medici e infermiere, poi letti. Pazienti in attesa. Lenzuola, simili a pagine bianche avvolte attorno a corpi che comprimono, infagottano, schiacciano. Fogli, cartelline, radiografie, flebo che stillano gocce. Tubi di plastica che fanno da contrappunto a altri tubi di metallo lucido, quelli di aerazione, di riscaldamento. Grovigli di cavi. Funi che salgono e scendono con le loro gabbie colme di parenti in visita. È il teatro della sofferenza, che si muove, si anima.
Suoni, luci, quasi un bigliardino elettronico, un flipper. Entri e esci da questo percorso labirintico, proprio come una pallina d'acciaio che rimbalza sulle sponde, che accende un punteggio che quasi mai ti fa vincere la partita.
Giochi tu, i tuoi parenti, conoscenti e sconosciuti.
L'incidente di turno, il bambino, l'anziano, lo straniero.
Giochi a rimpiattino con la salute, spingi questo flipper scuotendolo fino a che non provochi Tilt. E allora le luci si spengono e in sala scende il silenzio, una cortina fredda legata a un lento scorrere di minuti.
Poi la pausa.
Una nebbia opaca, impalpabile, che avvolge visi ricoperti da mascherine invade il tuo campo visivo. Luci bianche, algide come la temperatura dell'ambiente. Un tavolo che ti raccoglie, ti costringe. La pelle fredda abbandona il tremito spontaneo, si arrende a quelle gocce scure che invadono le tue vene. Scivoli in un buio profondo mentre l'eco dei ferri e le voci in sala sembrano un brusio fuori campo.
Sogni?
Ti sembra di essere piombato nel pozzo dei tuoi giorni passati.
Momenti del ricordo, incastonati come piccoli gioielli, affiorano.
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Scritto da © Maria34 - Mar, 09/02/2010 - 20:31
Tra un momento spegnerò la luce
Sono le undici passate.
Fra un momento spegnerò la luce.
Sono seduto sul ciglio del mio letto.
Fra un momento sarà tutto buio.
E' come quando sono seduto sul bordo della mia barca, coi piedi già in acqua, le bombole sulla schiena, la maschera ed il boccaglio stretto fra i denti.
Spengo la luce. Mi lascio cadere di fianco, adagio la testa sul cuscino. Mi copro.
Le lenzuola un po' fredde. Mi rilasso.
Un colpo di reni e salto giù. L'acqua inevitabilmente fredda al primo impatto.
Un ultimo controllo alle attrezzature, una capriola, scendo.
Sono un po' teso, come ogni volta. Pochi attimi e mi rilasso
Gli occhi restano spalancati, fissi a guardare nel buio.
Quale immensità è il buio. Mi sento piccolo piccolo.
Penso.
Mi sembra di essere immerso nell'infinito.
Gli occhi spalancati, continuo la mia immersione.
Quale immensità sento intorno a me. Mano mano è sempre più scuro.
Il campo visivo sempre più ristretto, si riduce al cono di luce delle mie lampade.
Mi sento sempre più piccolo.
Ho l'impressione di essere inglobato nell'infinito
Entità troppo grande per la mia stanza e la mia mente, c'è da perdersi.
Il mio sguardo avanza instancabile scansando stelle e pianeti, ma è come camminasse in senso opposto su una scala mobile.
Un minimo di angoscia.
Mi sento sospeso nel nulla, un frammento di meteorite nello spazio.
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