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blog di Maria34

Corsi unitre Rivoli

Quando sono stata invitata da Manuela a far parte di rosso, mi era stato chiesto di parlare del mio corso all'unitre ed io l'ho fatto attraverso gli scritti dei partecipanti. Forse è giusto, ogni tanto, raccontarvi l'atmosfera speciale che regna in questi incontri: 

  Prima vi parlo della lezione tenuta da Danila prof/Corlando che ogni volta riesce a stupirci tutti. In  due ore ci ha tracciato la vita di Cicerone (segue quella di altri autori dell'antica Roma) in maniera da farla conoscere anche a chi non si era mai interessato del personaggio. Ma non è solo il racconto della vita di costoro a rendere l'uditorio attento e vigile, è che lei lo inquadra nel preciso momento storico, cercando avvenimenti e modi di vivere in quel momento.
   Le ho chiesto di farmi un breve sunto per i miei amici ed ecco cosa mi ha fatto pervenire:

Dopo Plauto,Terenzio ed il grande Lucrezio il 10 Novembre abbiamo dedicato la lezione a Marco Tullio Cicerone,uomo politico, illustre avvocato, retore e filosofo dell’età repubblicana. ”Civis romanus sum” egli affermava e questo ci dice che la sua vita ha avuto come priorità il bene e la libertà della patria. Fu spesso un personaggio scomodo, costretto all’esilio per volontà indiretta di Cesare, poi decapitato per ordine di Marco Antonio, contro cui si era schierato con le “Filippiche.
 
Si sono messi in luce anche gli aspetti più umani,con la lettura di alcune epistole all’amico Attico e al fratello in cui rivela tutta la sua fragilità. Una citazione? Eccola :
”Una stanza senza libri è come un corpo senza anima"
 
Danila  Corlando

Pensieri

Sul filo dell’emozione
corrono i pensieri
allineati.
Le menti loro madri
li nutrono di
fantasia
allegorie perché
possano fuggire
dalle prigioni dell’anima.
S’incontrano festaioli
danzando con
le vergini parole.
 
Antonella Crepaldi

Inaugurazione

Maria Luisa Agnisetta Predon prof/ ed ex preside di un liceo di Rivoli, oggi fa parte dei miei 15 del gruppo laboratorio di scrittura, ha ricordato l'inaugurazione dell'unitre di Rivoli in qualità di una delle prime docenti:   Inaugurazione 25 anni fà.
 

RIVOLI

Siamo nella nuova, austera Sala Consiliare del Municipio.
Mi guardo attorno, un po’ smarrita, un po’ intimorita, ma anche interessata.
            La sala è affollata; il Sindaco sta parlando.
            Sono accanto a lui, con gli altri esponenti dell’Università della Terza Età, che comincia ora, di fronte ad un mare di facce intente, curiose, alcune sorridenti, altre con espressione disorientata e spersa.
            Anch’io mi sento un po’ frastornata.
            Per più di quarantacinque anni ho avuto di fronte solo visi freschi, di ragazze e ragazzi adolescenti. Il ricordo dei loro faccini giovani, dalla pelle liscia, gli occhi splendenti, i capelli folti e lucidi dalle fogge più strane, è profondamente inciso nel mio cervello; lo porto inconsciamente dentro, sempre; e ora, dal fondo della mia mente, emerge, non volontariamente evocato, a formare un drastico contrasto con ciò che mi sta davanti.

La corazza

 

Quali purezze porto dentro il cuore
Mentre nel labirinto dei pensieri
Cerco sempre la strada più bianca.
Ingenua la fiducia nel vivere,
lucente la corazza,
costruita negli anni,
con palpiti e sudori.
Per conservare dentro
Santificanti litanie,
per mantenere intatto
il gusto della rabbia,
per non venire meno,
spezzata dal dolore,
dissolta nella noia.
 
Bello il suono metallico
Della mia difesa,
dove l’anima riposa
lietamente con sé.
         
            Danila corlando

Pomponio

 

      Da tre giorni mi perseguita il ricordo di un aneddoto che mio padre  prendeva ad esempio di qualcosa che bisognava solo aspettare perchè accadesse. Ricordava un episodio realmente accaduto,  riguardava i briganti che nel tardo 700 imperversavano in Abruzzo.
       Non so se l'ho mai detto, io vivo in Piemonte ma sono nata a San Salvo (Ch) appunto negli Abruzzi.
       Tra i più famosi vi era un tale Pomponio che nessuno riusciva a catturare e costui si divertiva a sfidare le autorità preposte. Una volta su un muretto che si trovava lungo la strada San Salvo- Palmoli (strada che porta in momtagna) il tipo scrisse:  Per prendere Pomponio ci vuole un gran demonio"
       Un contadino che di lì passava, ha aggiunto: " Quando la pera sarà matura cadrà senza tortura"
       Questo racconto ha fatto si che incuriosita, ho comprato un libro sul brigantaggio in Italia ed ho trovato traccia di questo brigante che alla fine è stato catturato molto rocambolescamente e impiccato.
      Anche la nonna mi raccontava episodi di briganti accaduti ai suoi familiari e forse in seguito li racconterò
 
                                                                   Maria Dulbecco

 

Perchè scriviamo

Dal diciannove Ottobre ho ricominciato le lezioni all'unitre di Rivoli e come mia consuetitudine vi presento gli scritti dei miei amici. Ci siamo interrogati: Perchè scriviamo? Tra le diverse risposte, quella di Marina:

 

"Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso.
L'opera dello scrittore è soltanto
uno strumento ottico che egli offre
al lettore per permettergli di discernere
quello che, senza il libro,
non avrebbe forse visto in sé stesso."
                                                        Marcel Proust
 
 
Questo aforisma campeggia nella stanza che pomposamente chiamiamo studio ed è posizionato proprio sopra il computer.
Mi è stato regalato qualche tempo fa da una cara amica perché, a suo dire, non dovevo limitarmi a leggere ma dovevo “buttarmi” nella scrittura.

Il tempo

Mi perdonerete se ripropongo testi già pubblicati su vecchio rosso ma come già detto, ho piacere di aberli nella bella raccolta che avete creato per noi (blog di) dove trovo tutto:

               Il tempo non perdona.
Ciò che il pensiero ti detta e non lo realizzi subito, non ha più senso farlo domani, le condizioni ambientali saranno mutate e l’effetto desiderato non ci sarà più.
Questo tempo che sembra immobile è invece velocissimo e non c’è posto per il rimpianto di non aver fatto.
Bisogna sempre mettere in atto ciò che il presente ci suggerisce, forse anche sbagliando, poichè le occasioni non si ripresenteranno.
Il tempo che passa lo intravvediamo nei segni che solcano i volti delle persone che abbiamo conosciuto un tempo e che rincontriamo a distanza: in quei segni leggiamo il percorso della vita.
Dobbiamo imparare a godere del presente e vivere con serenità quello che ci offre.
Un occhio al futuro ma senza lasciarci troppo condizionare al punto che non ci accorgiamo di esistere. Proiettati come siamo a quel futuro, non ci accorgiamo di chi o cosa ci passa accanto.
Da chi ci passa accanto dobbiamo imparare a cogliere e a dare come buoni compagni di viaggio. Un viaggio che si compie una volta sola.
Non sappiamo esattamente qual’è il momento per prendere e quello per dare. Fare attenzione a questo, sarebbe come tenere la contabilità del nostro cuore riducendo il tutto ad un arido fatto di somme.
Questo deve essere un gesto istintivo. Quando è necessario avvertiamo naturalmente quella sicurezza che ciò che stiamo facendo è bene.
Sentiamo il nostro compagno che ansima, ha il fiato corto e senza che se ne avveda, mettiamogli una mano sotto il braccio e aiutiamolo a proseguire il cammino.
Così quando avvertiamo di essere stanchi e le forze ci vengono meno, senza sentirci umilati, accettiamo il braccio che ci viene offerto e proseguiamo, certi di far felice anche chi si è soffermato ad aiutarci.
Il tempo costantemente batte il suo ritmo e l’oggi diventa subito domani, quel domani che ci attende per permetterci di sempre ricominciare.     
                                 Maria Dulbecco

La nonna

                                         
Non ti ho mai dimenticata.
Eravamo sedute su quel balcone nelle lunghe sere d’estate io e te, nonna.
Tu pregavi. Io sognavo.
Tu pregavi. Io guardavo le stelle.
Quelle stelle, complice il buio, erano nitide e lucenti.
Qualche volta smettevi di pregare e parlavi con me. Mi raccontavi episodi della tua vita quando mi sentivi predisposta ad ascoltarti. Ricordavi cosa avevano raccontato a te da bambina e osservando la luna piena, una sera mi hai fatto notare come in quel disco luminoso si vedesse nitidamente la figura di un uomo che cercava di oscurarla. Mi dicevi “Vedi? È Bertoldo. Con un fascio di sterponi cercava di oscurare la luna e nel tentativo di coprirla, perché gli altri non lo vedessero mentre rubava i covoni di grano, vi rimase attaccato e fu condannato a restarci per l’eternità”.
Io vedevo chiaramente la figura da te indicata e pensavo a quel povero Bertoldo che sicuramente non si trovava a proprio agio in quella scomoda posizione.
Sono poi andati sulla luna, nonna, quando tu non eri più con noi. Quelle ombre non erano di Bertoldo, ma delle montagne ed io non ho potuto dirtelo. Non volevo crederci, ma dimostrarono che era così. In verità lo sapevamo anche prima, ma io preferivo credere a te.

In fondo al cuore

 
In fondo al cuore
i tuoi occhi.
Scorrono i giorni
distesi nel tuo sguardo,
puro.
Mio oro.
Mia preziosa,
perla di vita.
Tu
mi inondi.,
imbrattaanime.
Sono ormai colorata,
canterina sognante,
come piace a te.
Ed è nel buio
che sento più forte
la tua luce
di gemma..
 
                                     Danila Corlando

Mercato mediterraneo

                          
           
            Passeggio in un tumulto variopinto: costumi, pareo prendisole
              sandali dalle mille fogge.
              La folla tarantolata e multietnica dei turisti si contende gli
              spazi ombrosi sotto i giganteschi ombrelloni per meglio osservare.
              Ma là sono attratta: i contadini del paese sciorinano il loro
              fazzoletto di doni preziosi che questa terra produce:  
              mazzetti di origano vellutato dall'aroma persistente,
              trecce di peperoncini di un rosso-fuoco scintillante,
              canestri di melanzane di un viola incredibile,         
              limoni gonfi di succo che riflettono la luce del sole

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