Scritto da © Maria34 - Mer, 10/02/2010 - 17:20
Raccontare esperienze , emozioni ed ogni altro sentire. Questo è il nostro laboratorio Maria
Percorri corridoi, pareti colorate che scivolano sulla tua retina come paracarri in corsa. Camici, visi di medici e infermiere, poi letti. Pazienti in attesa. Lenzuola, simili a pagine bianche avvolte attorno a corpi che comprimono, infagottano, schiacciano. Fogli, cartelline, radiografie, flebo che stillano gocce. Tubi di plastica che fanno da contrappunto a altri tubi di metallo lucido, quelli di aerazione, di riscaldamento. Grovigli di cavi. Funi che salgono e scendono con le loro gabbie colme di parenti in visita. È il teatro della sofferenza, che si muove, si anima.
Suoni, luci, quasi un bigliardino elettronico, un flipper. Entri e esci da questo percorso labirintico, proprio come una pallina d'acciaio che rimbalza sulle sponde, che accende un punteggio che quasi mai ti fa vincere la partita.
Giochi tu, i tuoi parenti, conoscenti e sconosciuti.
L'incidente di turno, il bambino, l'anziano, lo straniero.
Giochi a rimpiattino con la salute, spingi questo flipper scuotendolo fino a che non provochi Tilt. E allora le luci si spengono e in sala scende il silenzio, una cortina fredda legata a un lento scorrere di minuti.
Poi la pausa.
Una nebbia opaca, impalpabile, che avvolge visi ricoperti da mascherine invade il tuo campo visivo. Luci bianche, algide come la temperatura dell'ambiente. Un tavolo che ti raccoglie, ti costringe. La pelle fredda abbandona il tremito spontaneo, si arrende a quelle gocce scure che invadono le tue vene. Scivoli in un buio profondo mentre l'eco dei ferri e le voci in sala sembrano un brusio fuori campo.
Sogni?
Ti sembra di essere piombato nel pozzo dei tuoi giorni passati.
Momenti del ricordo, incastonati come piccoli gioielli, affiorano.
Una sequenza cinematografica di tutti i tuoi vissuti.
Anni che si srotolano in moviola, un riassunto dei momenti emotivamente significativi è lì pronto a farsi risucchiare dalla luce.
Una vita.
Vedi un carosello di visi, di luoghi. Provi indulgenza verso quel bimbo che, incerto nel camminare, sorridendo, ti corre incontro.
Riconosci in lui i tuoi primi passi.
Poi la luce si fa più intensa, più abbagliante, pare che ti culli.
Stai bene, molto bene.
Ti fondi in quel bianco immenso, in un sicuro abbandono, sino al prossimo vagito.
Quando i tuoi polmoni inizieranno un nuovo respiro e i tuoi occhi si apriranno consentendoti di vedere confuse ombre avvolte dalla luce.
Mani che ti solleveranno...
E il suono della tua voce esploderà in un pianto acuto.
Rinaldo Ambrosia
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