Scritto da © Maria34 - Ven, 02/07/2010 - 09:19
Concerto notturno
Luce che sfiora i corpi,
che congela i gesti.
La luna è lassù, appesa.
Il buio è assente.
Cerco il tuo sguardo.
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Scritto da © Maria34 - Mar, 15/06/2010 - 17:14
Pensando
Pensando al mio paese natale
dieci anni dopo
Io ero qui, quando questa terra era ostile e regalava solo poesia.
Troppo poco per vivere e troppo per la pace. Ora tutto è in fermento, tutto in costruzione. I volti noti non ci sono più o ne vedi pochi.
Gli altri, i nuovi arrivati, sono tanti e li vedi padroni dei tuoi sogni defraudati a te dalla vita che lenta, inesorabile, ti fa guardare avanti ma non ti permette di dimenticare.
Io amavo il mare, il suo fragore lontano nelle giornate di burrasca.
Alla sera uscivo sull’uscio di casa e nel buio della notte mi lesciavo rapire da quel rumoreggiare affascinante che proveniva da quella massa d’acqua in movimento.
L’Adriatico doveva agitarsi moltissimo se io a tre chilometri di distanza ne percepivo un suono cosi distinto.
In quelle notti, il cielo non era limpido e il mare si sostituiva alle stelle per regalarmi sensazioni stupende.
La battaglia della vita ora, è come quel mare in burrasca.
Qui il mare è lontano, il suo rumore non giunge fino al mio udito. Io in quella casa in mezzo agli ulivi, non ci tornerò più: è stata soffocata dalle nuove costruzioni.
Era una casa dove si era sempre in attesa di qualcuno che doveva arrivare.
Prima mia nonna che aspettava suo figlio, poi mia madre che aspettava noi. In questo aspettare c’era tutta la speranza e il desiderio del ritrovarsi che aiutava a vivere.
Spesso mi sono sentita come una emigrata in patria.
Si è sempre emigranti quando si va via (giovanissimi) da dove abbiamo imparato a conoscere al mattino, da quale parte sorge il sole e alla sera dove tramonta.
Si diventa senza più riferimenti.
Lontano da quei luoghi, non ho più saputo discernere dov’era l’alba e il tramonto in mezzo ai palazzi e al cemento.
Maria Mastrocola Dulbecco
1964
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Scritto da © Maria34 - Mer, 02/06/2010 - 11:05
Su nuvole rosa
Su nuvole rosa volava questo amore
volava alto, verso l’alto
sull’onda del sole,
era amore di alta società
ad alta voce lo chiamavo,
si è poi infranto
l’altimetro dell’amore
e dall’alto cadde,
cadde per alto tradimento
e dall’ora ha lasciato
il mio cuore chiuso male
sbatte porte e finestre
come un giorno invernale
con nubi grigie
grigie e nere.
renato finotti.
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Scritto da © Maria34 - Dom, 30/05/2010 - 10:23
Riflessioni sull'amore
Io amo
Quando un raggio di sole buca la coltre bigia e fa brillare come un diamante una goccia incastonata in un filo d’erba
Io amo
Quando i bimbi si accalorano nelle loro piccole grandi dispute; poi si rifugiano tra le braccia avvolgenti e nell’abbraccio amoroso mi travolge il battito di un cuoricino in tumulto
Io amo
Quando il cielo al tramonto si ammanta degli eccezionali colori che nessun artista saprà mai riprendere
Io amo
Quando in silenzio accarezzo e ripercorro con tenerezza le rughe che si vanno evidenziando sul viso pacato e sereno dell’uomo con cui divido ogni giorno della mia vita
Io amo
Ogni manifestazione di vita che posso ammirare, amo la gioia, amo il dolore
Silvana Salustro Francone
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Scritto da © Maria34 - Sab, 22/05/2010 - 23:55
Momenti
C’è un momento della sera in cui è particolarmente gradevole indugiare per le strade periferiche dei paesi.
È quel momento che precede la sera ed è troppo presto per accendere le luci e troppo tardi per distinguere bene il circostante.
È un’atmosfera magica, da assaporare con il fiato sospeso, tanto l’attimo è fuggente.
Nell’aria si avverte qualcosa che fa vibrare il nostro essere e la nostra sensibilità si fa più attenta.
Sono in vacanza e mi è caro passeggiare a quell’ora, lungo quella strada che percorrevo ogni giorno, ragazzina, inseguendo i miei sogni.
Allora quella strada era silenziosa e quasi deserta, portava in periferia, fiancheggiata da oliveti e da stradine che si immettevano nei campi a interrompere la linea continua di quell’asfalto bruno.
Le persone che incontravo erano poche, ma le conoscevo tutte.
Ora, con meno sogni, ma con il desiderio di rivivere emotivamente quei momenti, cammino e osservo attenta.
Tutto innanzi al mio sguardo è uguale negli sfondi che intravedo tra le nuove case ma è diverso nei particolari. È uno scenario molto più popolato, però io mi sento sola.
Nessuno saluta me e nessuno ho da salutare io.
Ho provato più giorni a rifare quel percorso e tutto si ripete sempre uguale.
Suggestionata dall’ora e sicuramente dalla recente lettura di un romanzo di letteratura fantastica di Bioy Casares, mi sembra di percorrere una strada popolata da persone che ripetono periodicamente la stessa strada, con passi e gesti sempre uguali e alla stessa ora del giorno precedente.
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Scritto da © Maria34 - Gio, 20/05/2010 - 23:18
Pensieri
Rileggo pagine scritte 30 anni addietro o forse più. In un particolare momento .
Cadere dall'alto e non farsi male.
Atterrare su un prato erboso, soffice come lana, morbido come un letto di pulcini dalla gialla leggerissima peluria, cadervi sopra ma...senza sacrificarli.
Un giorno sono uscita da casa perchè volevo trovare, fuori, un mondo di allegria. Mi ci sono tuffata; l'acqua era troppo bassa. Ho battuto sul fondo, ne sono riemersa lacera e contusa. Ho provato a stare a galla, impietosa e ingenerosa si è abbattuta su me la tempesta che mi ha spaventata ma non domata. Il tepore dell'acqua mi ha rassicurata. Ho provato a nuotarvici e calmata la bufera ho goduto di quel pò di sole che ingannandomi mi ha indotto a sperare.
Così i giorni si sono susseguiti e la vita è volata veloce, tumultuosa senza permettermi di rendermi conto di quanto attorno accadesse e come spesso accade, mi stritolava interiormente senza che potessi ribellarmi.
La VITA : deve avere un senso, nessuno può essere superfluo, a qualcosa dobbiamo pur servire... Un piccolo mattone, un grande alto insostituibile pilastro, una pietra senza spigoli, un tufo che si sgretola, una bella ornamentale scultura.
L'uomo è qualcosa di simile nella struttura del mondo. Non ci sarebbero, nel corso dell'esistenza, quelli che emergono se non vi fossero gli altri ad evidenziarli, quelli che inconsciamente si lasciano opprimere. Chissà se è più facile emergere (occorre forza e determinazione) che restare pigramente inerti. Certo in questa ultima condizione si soffre di più se si è consapevoli, meglio essere ignorantemente incoscenti.
Quando si emerge, tutto diventa liscio e scorrevole. Non è la stessa cosa per chi si trova a subire, non ha scampo, non riesce a superare nessun ostacolo e la disperazione diventa padrona dei suoi pensieri.
Ho voluto copiarlo senza omettere niente di quanto era scaturito spontaneamente in quel preciso momento. Poi è tornata la serenità che deve sempre prevalere.
Maria
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Scritto da © Maria34 - Mer, 12/05/2010 - 20:45
Chat
Chat
mon chat doux
mon chat roux
tes yeux clairs
ton mystère
la nuit qui te vole
l’aube qui te rend
à ma main
cui te caresse.
Chat
mon chat
mon chat paresseux
mon chat patient
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Scritto da © Maria34 - Dom, 09/05/2010 - 09:53
Sto cercando l'anima mia
Si dice: chi cerca trova.
Ho trovato le chiavi
di casa psiche,sono felice:
La prima stanza
che ho aperto
grande spavento
c’era acqua stagnante
coccodrilli impazziti
con corazza di scudi
coda robusta
testa depressa
la bocca armata di denti.
Orribile scena
pensavo di trovare
anime quiete.
Brr...brivido freddo
grande sconforto
veder quelle anime in pena.
Chiusi la porta veloce.
D’improvviso ho ricordato
che al corso di psiche mi disse:
attento attento Renato
ad aprir quelle stanze
ci sono ogni tipo
di anime sparse
consiglio prudenza prudenza
riprova non arrenderti mai
apri le stanze
le chiavi le hai.
Aprirò quelle stanze
troverò l’anima mia
e tante anime ancora
come Afrodite
Dea dell’amore
anima pura.
Renato Finotti
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Scritto da © Maria34 - Sab, 08/05/2010 - 21:35
Fammi giocare
quando vado al parco
gioco con gomez
gli lancio lontano
un bastone,
di scatto corre veloce
prendendolo al volo
così gioca felice
per ore.
stanco riposa
sopra i miei piedi
e lo accarezzo
dalla testa alla coda.
nel silenzio dei faggi
ti penso mia musa,
fammi giocare
con i tuoi capelli
come fa il vento,
fatti disfare
la frangetta ribelle,
inventa giochi d'amore.
lancia un bastone
io sarò gomez.
renato finotti.
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Scritto da © Maria34 - Sab, 08/05/2010 - 13:16
Era un sogno
Ti ha cercato
il vento mia musa
e ti vide in volto,
non aveva parole
eri con altri amori
poi smarrito
si perse nell’infinito
nel grande silenzio
dei cieli.
Il vento ha lasciato
solo polvere
fra le mie dita
e la mia voce
un eco lontano
e gente in riso.
Io non credo,
ricordo ieri
le tue ondate di luce,
io ci credo ancora.
Era solo un sogno.
domani rivedrò
il tuo sorriso fine.
Renato Finotti
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