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blog di Franco Pucci

Hai vinto, Ric (dedicata a Riccardo)

Sei lì, da tempo immemore, seduta sull’erme al ciglio della vita
attendi il fluire scomposto di corpi in sfacelo, ormai orbi d’anima
non li conti più ormai, la piena ha rotto gli argini, come valanga
trascina a valle relitti dimentichi, lascia un fetore che ammorba.
 

Nella sfera di cristallo a passo di Giava

Ora  stringo tra le mani emozionate la sfera di cristallo
e inseguo rapito i riflessi colorati che le nostre immagini, 
ologrammi tridimensionali, creano sul bianco del muro.
 
[l’ironica danza dei colori propone ricordi lontani, solari, 

Ciao Riccardo

Avrei dovuto urlare, lassù non mi han sentito. Forse il fischiare del vento che stanotte ha spazzato la laguna ha confuso sillabe e vocali delle mie parole e il frastuono dei cristalli infranti al limite del l’orizzonte ha mistificato il mio pianto in pioggia immanente.

E' solo paura

Quando resti appeso all’ultimo moncone di speranza,
mentre intorno a te Gerico crolla con un fragore sordo
e socchiusi gli occhi non resta che acconciarsi al buio,
quando il corpo dondola disarticolato come scheletro
che danza una oscena tarantella sul molo e le ombre

Un pensiero ad alta voce

Prima che la luna precipiti con un fragore di cristalli rotti al limite della laguna,  colorando di calce e brillanti il verde acqua, devo, voglio avere il tempo di alzare lo sguardo all’ultimo lembo di chiaro e gridare con tutta la forza che mi rimane una preghiera che si vorrebbe sommessa, ma che non può che essere così, urlata.

Quella piccola ruga bugiarda

La luce spezzetta il verde del cristallino, vibra maliziosa
la piccola ruga che gioca a nascondino sotto i tuoi occhi,
appare e scompare in questo trafficato sentiero della vita
e racconta le nostre fughe, i nostri sogni, il nostro amore.
 
Le storie scritte nelle mille e mille pagine del nostro libro

Pagine bianche

 
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E io che il militare non ho fatto

Non ho truccato le carte.
 
Ma il caso volle che non ci fossero armi da imparare
né scarponi da indossare né il grigioverde caserma
così mi sentii uomo egualmente a metà della strada,
e il passaporto per la maturità aveva un timbro rosso.
 

Il gabbiano con gli occhi da falco

Sono arrivato sin quassù con volo arcuato, ora
aggrappato a questo lembo stracciato di nuvola
riposerò le stanche ali di gabbiano mistificatore
scruterò il palcoscenico con i miei occhi da falco.
 
Stanco d’istrioniche esibizioni nel circo della vita

Un, deux, trois...ricordi?

Era caldo quella sera d’Agosto alla stazione
il wagon-lit ci attendeva sudando sul binario
tu eri bella nel tuo vestitino leggero sul seno
io sfoggiavo il sorriso delle grandi occasioni.
 
Noi amanti con la storia già letta alle spalle
dimentichi della vita verso il sogno parigino

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