Scritto da © Franco Pucci - Gio, 28/04/2011 - 13:45
Sei lì, da tempo immemore, seduta sull’erme al ciglio della vita
attendi il fluire scomposto di corpi in sfacelo, ormai orbi d’anima
non li conti più ormai, la piena ha rotto gli argini, come valanga
trascina a valle relitti dimentichi, lascia un fetore che ammorba.
L’orrenda ferita che sghemba attraversa il tuo volto si acconcia
d’un perfido sorriso quando riconosci il sembiante di chi ti lasciò
appesa ad un tempo irrisolto sfuggendo tristezza e malinconia,
anche se il suo corpo ha attraversato il Lete, non cantar vittoria.
Senti l’eco di questa risata? Hai vinto laida puttana, la battaglia,
ma la guerra è un’altra cosa, l’ha combattuta, ha messo l’anima
ormai da lassù ride beffardo del tuo sconcerto, scevro da orpelli,
ha gettato il cuore oltre l’ostacolo e ora libra sereno nell’azzurro.
Hai perso, Nera Signora, lui vive in noi, lui vive ancora.
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