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blog di Franco Pucci

Prosit

[e ancora attendo l’inverno
che scaltro travaglia ad arrivare
tra le nubi gioca a mosca cieca,
e mistifica i suoi passi pesanti]
 
Improvvise folate di maestrale spegneranno gli ultimi falò,

Così preciso, così perfetto...

L’aria respirava il sapore dei ceri.
 
Distesa nel biancore alienante della stanza, la sagoma sul letto
pareva un nero insulto all’ordine prestabilito delle cose.
Comunque era li, parallela alla linearità delle piastrelle anni ’50

La nave va...

La luce fioca della lampada traballante al vento danza le ombre
il lampione arrugginito si piega come fuscello al verde
le lastre sconnesse del selciato giocano a rimpiattino su e giu.
Chiazze di acqua sporca nascondono insidie di piovre tentacolari

Infinitamente piccolo, infinitamente grande

Tre marciavano spedite, 
la quarta arrancava disfatta,
tre inorgoglivano il petto 
la quarta piegava la schiena.
Sei antenne giocavano liete
a nascondino col sole morente,
due si confondevano meste 
tra le ombre incipienti della notte.

Ciao, pà

Non so perché, ma stasera l’ultimo respiro del sole morente
ha sollevato la polvere dei ricordi e fermato la tua immagine.
Laggiù dove l’orizzonte muore e il sogno si chiama speranza
hai sorriso e sciolto la nostalgia che incatena parole al cuore. 
 

Tra grandi fratelli, troni e siliconi

Oggi che il capello corto e la Marlboro accesa fa più figo
Oggi che se non fai outing inventandoti tutto rigo per rigo
Che se non sei un tronista di successo e non hai Corona
Oggi vivi così cercando il tuo posto in una società battona
 

Alla finestra (lo spettacolo è gratis)

Affacciato alla finestra della incipiente vecchiaia 
osservo lo sciamare delle ipocrisie verso falsi approdi.
Interminabile moltitudine di anime abbagliate 
da mille luci di uno spettacolare postribolo rutilante.
Erotici sogni di corpi sfatti e rifatti immersi nel silicone,

Inattesa metamorfosi

Tra il geranio e il rampicante,
oltre l’irrequieta coccinella
che punge di rosso screziato 
il primo chiarore dell’alba,
ingabbiato nell’angusto poggiolo,
lo sguardo cattura immagini.
 
Ciondolando il passo stanco 

Notte della taranta (remake 2011)

[balla nel veleno scarmigliata gitana,
il corpo si inarca in movenze sinuose]
 
Parossistica danza che strania riflessi
e spinge l’ossessa a ritmi trascinanti.
Mentre occhi di brace rivolti al cielo
fissano immobili stelle ignote alla luna

Una buona ragione

Forse c’è una buona ragione per continuare a scrivere.
Quando le parole rincorrono le mani e si sentono sole
e la notte ha il sapore del caffè irrancidito nella tazzina,
stravolgi i tuoi pensieri e leghi il cuore a un solo battito.

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