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blog di Franco Pucci

Non cercatemi

Non cercatemi sulle panchine dei giardini
A sminuzzar pane in briciole per i piccioni
Né seduto sul freddo marmo dei gradini
A discutere di tempo infame e di pensioni
Non al bar o all’osteria sbracato al tavolino

Qualcuno la chiama vecchiaia

E’ un sapore
che direi tenerezza,
quel groppo di lacrime
che avvinghia la gola
e lì rimane, 
orfano degli occhi.
 
Attende un moto d’anima
per sciogliersi in pianto.
 

Seminare sogni

ho un pugno di sogni rinchiusi in un vasetto
giacciono da tempo in attesa di una terra
li ho stretti nelle mani una vita intera
mentre cercavo di mettere radici
in terre ogni volta sconosciute
che mi sforzavo di arare
e i sogni aspettavano
chiusi nel pugno

In punta di piedi

Questo è l’ultimo aquilone, 
poi non ne faremo più.
 
Nell’attesa della tramontana
intrecciamo bacchette,
leghiamo catenelle iridate.
 
Non temere se il tempo 

Senza scampo

[ti ho sulla pelle, anima scorticata]
 
Abito confezionato su misura
cucito a parole con il filo del tempo, 
teca di panno amaranto e ossidiana 
dove lasciare appese le mie illusioni
ricettacolo spesso di inattesi sorrisi 

E...

…e ancora inseguiamo la vita ladra di tempo 
…e la racconto mentre ti abbandoni al sonno
…e l’amore rubato ovunque cadesse lo sguardo
…e il colore delle more a stingere sulle labbra
…e la conta delle nuvole mentre il cuore placava

La porta accanto

mi offri una sigaretta?
 
[questa voce accanto a me
mi sveglia dal torpore
seduto sulla panchina
di fronte al molo
perso tra i miei pensieri
non mi ero accorto
della sua presenza…]
 

Casablanca mon amour

Non ho mai capito com’è che ho potuto
bermi una schifezza di whisky annacquato
seduto al tavolino di un bar un po’ sperduto
che di Casablanca il nome avea copiato.
 
In fondo alla mia destra il solito pianista

Una canzone per noi

In questa notte mentre una falce di luna fa messe di giovani stelle
giunge il respiro dei pescherecci come canto d’amore per il mare.
I gabbiani ammutoliti ascoltano sbuffi e cigolii farsi crome e diesis
che il sibilare del vento intona tra i casseri ormai disfatti dal sale.
 

Post mortem, ridete pure...

quando meriterò
il vostro ultimo sguardo
e mi vedrete così,
ciascuno con gli occhi 
della propria convinzione,
non toccatevi scaramantici
quasi voleste trattenere
lacrime trasgressive
sgorgare da siti indecenti

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