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blog di Franco Pucci

Ricordo. Un cuore, due mani e un pugno di bellissime note

 

Avevo il morbillo

Mi venne il morbillo 
quando decisero che era ora 
che diventassi finalmente uomo.
Una miriade di puntini rossi 
aveva trasformato la mia pelle 
in carta da parati anni sessanta, 
quella adatta per la cameretta del bimbo.
 

Lasciatemi qui

Tamburelli come martelli gentili scuotono l’anima
il ritmo cattura, il fumo acre della legna trasporta i sensi
desiderio di liberi soli, di mari lontani, terre straniere.
Ha piccole ali, ma grande volontà, l’airone a testa ingiù

...e il mare dintorno...

Una fitta lancinante, uno stropicciato fruscio
e il mio volo traverso muore su questa bricola.
Osservo, il capo reclinato, l’insolito planare
della penna timoniera che si avvita lentamente
e dolce va ad ammarrare sul crespo delle onde.

Adesso, ancora

Scende lo sguardo sui tuoi capelli
lenti si muovono al ritmo davanti
mentre i  tuoi seni danzando ribelli
battono il tempo su cosce tremanti.
 
Grido l’amore tra i pugni socchiusi
ora il rossore il tuo viso riaccende

Sarà così (dedicata ai miei figli)

Sarà
come le parole che rimarranno appese all’imbrunire
quando anche le labbra non avranno più lacrime da spendere
che il sorriso nei vostri occhi scaccerà come vento il fumo dei ceri.
 
Sarà

E verrò a chiederti stanotte

Sì verrò
qualcosa mi spinge a cercare
tra le indecisioni di quest’anima inquieta
una qualche panacea al mio spirito lacerato.
 
Non so perché
ma i ceri piangono sempre all’incenso

Dreaming Marrakech

silenzioso aliante,
muto gabbiano ad ali dispiegate sorvolo il souk 
venditori di inganni alla chiama su carrettini come zucchero filato
offrono vesti damascate per nuove illusioni da indossare alla bisogna
 
formiche aliene

Come una farfalla zoppa

Una farfalla zoppa a cui manca un’ala
non può volare e si sente sola. 
Nel giardino fiorito profumi inebrianti 
come richiami irresistibili tormentano 
il suo zoppicare stanco sullo stelo 
e lentamente sparisce dal suo sogno 

ZBG 207- 44 Un alieno a Milano

Un ammasso di detriti ricordo di una Milano piagata
ricoperti di terra e innaffiati da brume ottobrine,
ciuffi spaesati di verde malato penosamente spuntati.
Era nei sogni bambini una montagna da scalare,
una vedetta da dove scrutare e immaginare voli

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