Scritto da © Franca Figliolini - Mar, 29/06/2010 - 21:43
Il minuto dopo gli esami
Tutto era andato benissimo. Centodieci e lode. I complimenti per il lavoro presentato e per l'esposizione. Le strette di mano del relatore e della commissione.
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Scritto da © Franca Figliolini - Mar, 29/06/2010 - 08:11
Come sconfiggemmo il mostro
Non è che fosse buio. Sembrava che la luce fosse finita. Per sempre.
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Scritto da © Franca Figliolini - Dom, 27/06/2010 - 14:58
Anni '70
ricordi quando pensammo di fermare il tempo
coi palmi delle mani aperte
e parole, parole, infinite parole
una teoria di parole<
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Scritto da © Franca Figliolini - Sab, 26/06/2010 - 22:18
Poeti
Il poeta è l'uomo più crudele
avrà pensato la moglie di TSE
che invece di andare e venire parlando di Michelangelo
si ritrovò a fare la donna sandwich
per protestare l'abbandono e la desolazione
Me l'ha detto Chiara ed anche lei scrive
sicché lo sa che la signora aveva ragione
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Scritto da © Franca Figliolini - Sab, 26/06/2010 - 05:45
Il facchino polacco
resta come una debolezza in fondo agli occhi
dietro lo sguardo glauco
di chi ha perso i libri e la lingua
e solleva ansando pesi conto terzi
- leggevo tanti libri in Polonia
&nbs
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Scritto da © Franca Figliolini - Gio, 24/06/2010 - 19:34
La scomparsa
«Allora, qual è la tua paura più grande?»
Lei, nonostante lo choc del fatto che fino a poco prima fosse a letto a dormire e adesso si ritrovasse morta, in un Inferno pre-conciliare, davanti a un diavolo da fumetti con tanto di corna e coda, cercava di mantenere la sua lucidità.
Intuiva che quella domanda serviva a stabilire la sua
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Scritto da © Franca Figliolini - Mer, 23/06/2010 - 15:05
E allora dimmi
e allora dimmi del precipitare
del baratro ineffabile che s'apre al senso
tra detto e gesto
[se no mi perdo
e cado semplicemente
senza vertigine]
eppure io vorrei essere là
là dove i colori hanno odore
e le note si tocc
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Scritto da © Franca Figliolini - Mar, 22/06/2010 - 16:10
Libera
Lei era una povera cosa stretta in un angolo. Il volto livido, il collo girato in una posizione innaturale, gli occhi spalancati. Era ancora facile scorgervi dentro il terrore e la richiesta di scusarla, scusarla per la sua inadeguatezza, per non essere stata come lui la voleva...
«Fabio, vuoi tu prendere in sposa la qui presente Maria....»
Il suo «sì», pronunciato guardandola negli occhi, era stato il suggello della loro favola. Si erano conosciuti nel paese di lui, dove lei trascorreva una breve vacanza, quando erano ancora prepuberi e si erano "messi insieme" subito. E mentre tutti i loro coetanei erano impegnati nel valzer delle coppie tipico dell'adolescenza, Maria e Fabio restavano insieme. "I fidanzatini", li chiamavano.
Prepararono il loro matrimonio con cura, volevano che fosse un giorno indimenticabile e che ci fosse una casetta pronta al ritorno dal viaggio di nozze. Niente di pretenzioso, ma una casa calda e accogliente, che sapesse ospitare un amore come il loro. Tutto avvenne come avevano previsto. Fino a che lui non la prese in braccio e, dopo aver varcato la soglia, non chiuse la porta.
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Scritto da © Franca Figliolini - Lun, 21/06/2010 - 16:33
Va all'inferno!
«Va all'inferno!»
La sua faccia era trasfigurata dalla rabbia. Il volto che avevo tanto amato, irriconoscibile. Le vene giugulari si gonfiavano sul collo. La bocca, con cui aveva sibilato quelle parole, era contratta, ridotta ad una linea tirata con forza da una matita rosso sbiadito.
Non lo sapeva che all'inferno c'eravamo già, noi due? E da un bel po' di tempo ormai. Non riuscivamo più a parlare di niente senza litigare. Litigavamo su tutto, persino su come trattare il nostro cagnolino, Red.
Già, il nostro cagnolino. La nostra casa, i nostri libri, la nostra macchina, i nostri amici... Tutto era, anzi è nostro.
Marina e Marco, la coppia perfetta.
Fino a qualche mese fa. Poi si era aperto un baratro di incomprensione. Avevamo cominciato a discutere per via del lavoro. Marco diceva che qui, per lui, non c'era più nessuno spazio di crescita, che voleva trasferirsi all'estero. Io, invece, mi trovo benissimo nel posto dove sto e gli ho detto che non credevo fosse una buona idea un salto nel buio. Lui ha replicato, io ho controreplicato.... Poco dopo siamo passati dalla discussione alla lite, finché tutto è diventato incomprensibile ed impronunciabile. Colpa mia, colpa sua. Non lo so. So solo che era un inferno e che l'unica cosa che volevo era che finisse.
Così stamattina gli ho detto: «Marco, va bene. Finiamola qui. Non è possibile andare avanti così. Trasferiamoci.»
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Scritto da © Franca Figliolini - Dom, 20/06/2010 - 09:58
Forza di gravità
non so mai dire
da dove arrivi il silenzio
se portato dalla levità dell'esistere
o dalla sua pesantezza
come piuma o sughero
lasciati cadere da una torre ideale
[ché il pisano in realtà mai salì su quella sbilenca
a far cadere gravi
: fu la sua mente a trascurare l'attrito]
il risultato è lo stesso
lo stesso l'impatto
sull'impiantito di marmo
inerte agghiacciato bianco carbonato
metamorfica roccia splendente
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