Tappe dell'andare: Cattedrale di Otranto
"Abito
una stanza
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Tappe dell'andare: Orto botanico di Palermo
Dopo la chiusura, quando non c'è più nessuno,
discende Astolfo in groppa all'ippogrifo planando
fra i tronchi fiabeschi dei ficus magnolioides
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Tappe dell'andare: Wuppertal
Nella Monorotaia e Sopraelevata accadono miracoli,
così come nei versi e nei racconti accadono.
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Tappe dell'andare: Cordova
Korassón de mi tierra, l'antiga, korassón
udiva l'esiliato mormorargli la mente:
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Tappe dell'andare: Ortigia (notturno)
Voglio essere stanotte un viaggiatore
qui giunto dalla Germania: Ortigia
mi s'apra sulla soglia di una trattoria odorosa
di pasta agli scampi e rossissimi pomidoro.
Qui ceno in compagnia di Paolo Orsi,
squisito amico, esploratore della ctonia notte
che clemente abbraccia frammenti sommersi
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Tappe dell'andare: Ortigia
M'immergerò ancora nel fascino degli atlanti,
compresi gli obsoleti o inattendibili, i magici.
Piste (con gli occhi, con l'indice, con la matita)
percorrerò – entrerò in Ortigia dove sapienti
maghe che sanno volare, figlie della terra,
figlie dell'onda salata, saldano gli umani
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Tappe dell'andare: Bakù
In questa città entrerei scivolando nei vecchi
cavi della linea telegrafica, io suono
che rammenta il battito cardiaco e tempi eroici
di distanze favolose quando i treni aprivano
sentieri sugli atlanti sognanti – immensa terra.
Negli stabilimenti balneari alle frontiere
d'Asia, sulla facciata velata dalla notte,
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Tappe dell'andare: Lisbona
“Sto innanzi all'Occidente merlata e solitaria.
Sono madre, turrita madre sopra l'alfama,
marezzato tappeto amaranto delle tegole
mescidanza di vento, di salmastro, d'Oriente;
siccome fui moschea, mi cercano arabe voci.
Vedo nenie africane, rotte di lontananza,
abitare le intercapedini dei tetti:
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Tappe dell'andare: Bilbao
Si muovono tra le membra d'un preistorico
animale che si bagna nei cicli di luce
prima stellare, poi solare – è pietra vivente,
è metallo, legno, fibre terrestri e di tempo.
S'immergono nel corpo leggendario del canto
(il vetro, il faggio, il titanio hanno una vibrazione
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Albrecht
La felicità lo raggiungeva quando
(il calamo tra le dita e il foglio
sul tavolo) disegnava.
Non copiava ciò che vedeva: lo disegnava.
La lepre, certo, e il rinoceronte
e le mani della madre.
Mentre guardo il mondo
il mio occhio si prolunga
braccio e mano e calamo e linea sul
foglio: verranno poi
l'acquerello oppure
l'incisione o la pittura ad olio.
La luce del Nord s'impiglia
su cuspidi di torri e granai -
e la memoria vede la luce dalmatica
salire avvolgente le cupole di San Marco.
È tempo dunque
di un altro viaggio.
Lo sguardo si spinge
fino a Venezia.
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