Scritto da © antonio devicienti - Mer, 23/11/2011 - 12:17
Dopo la chiusura, quando non c'è più nessuno,
discende Astolfo in groppa all'ippogrifo planando
fra i tronchi fiabeschi dei ficus magnolioides
aggrovigliati labirinti come le ottave
magnifiche di un poema d'amore e di battaglie.
Leonardo Sciascia fuma una Benson appoggiato
agli abbuiati vetri della Serra Carolina.
Poi s'avvia passeggiando lento tra le sontuose
elevazioni di tronchi e fronde secolari
centellinando storie di Sicilia, d'Italia
per farne racconti come capitoli o canti
d'un poema di passione e d'impegno civile.
Improvviso lampeggia il fuggire di Angelica
nei chiusi fiori delle ninfee, rosso accendersi
a mare nell'orizzonte viola ad ora tarda.
Inseguire quel brivido della luce (forse
soffi di magenta e lapislazzuli, a Occidente).
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