Scritto da © antonio devicienti - Dom, 08/11/2009 - 15:50
La felicità lo raggiungeva quando
(il calamo tra le dita e il foglio
sul tavolo) disegnava.
Non copiava ciò che vedeva: lo disegnava.
La lepre, certo, e il rinoceronte
e le mani della madre.
Mentre guardo il mondo
il mio occhio si prolunga
braccio e mano e calamo e linea sul
foglio: verranno poi
l'acquerello oppure
l'incisione o la pittura ad olio.
La luce del Nord s'impiglia
su cuspidi di torri e granai -
e la memoria vede la luce dalmatica
salire avvolgente le cupole di San Marco.
È tempo dunque
di un altro viaggio.
Lo sguardo si spinge
fino a Venezia.
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