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Le metro grince des voies decousues

Paris, le 12 mars 2009

 

A Montmatre la folle joue le petit piano
pour deux centimes et un sourire.
Rongée par la memoire, ivre
“…non, je ne regrette rien”
en craquant notes
comme grains de raisin.
 
Des photos distraites éclairent
le revers de la nuit  pendant qu’un vieux
secoue la poudre du trottoir
râpé et endormi.
Le servofrein du cœur ralentit
comètes et barbe à papa,
il semble de revoir le poète
écrire sur la rive gauche
un amour si grand, si fort.
Si banal.
 
Le métro grince des voies décousues
jusqu’à les portes de Clignancourt
où tu peux encore voire
feuilles mortes et bégaiement,
l’aphasie dans l’esprit et Polichinelle.
Le fantôme de Modi rit
en trouvant entre un tampon et l’aurore
l’oreille de Vincent,
celui qui encore sentait
la douleur de la mer.
 
Sonne les cloches, Quasimodo, sonne
avec toute la rage du printemps.
Cette nuit Emeraude viendra
avec deux monnaies de peine,
elle t’offrira une petite sacrée
minute pour embrasser ton sourire.
 
Et le coucher de soleil ferme
les yeux et le silence se tue
sur les lumières de madame Eiffel
qui se dépouille sans pudeur
comme une danseuse de troisième file,
distraitement aimée
incroyablement seule.
-----
 
 
 


Paris, le 12 mars 2009
 
 
A Montmartre la matta suona la pianola
per due spiccioli e un sorriso.
Tarlata dalla memoria, ubriaca
“…non, je ne regrette rien”
scricchiolando note
come acini d’uva.
 
Fotografie distratte illuminano
il retro della notte mentre un vecchio
scuote la polvere dal marciapiede
liso e assonnato.
Il servofreno del cuore rallenta
comete e zuccheri filati,
pare di rivederlo il poeta
scrivere sur la rive gauche
un amore così grande, così forte.
Così banale.
 
Le metro cigola sconclusionati binari
sino alle porte di Clignancourt
dove puoi vedere ancora
foglie morte e balbuzie,
afasie nelle menti e Pulcinella.
Il fantasma di Modì ride
trovando tra un tombino e l’aurora
l’orecchio di Vincent, quello
che ancora sentiva
il dolore del mare.
 
Suona le campane, Quasimodo, suona
con tutta la rabbia della primavera.
Esmeralda stanotte verrà
con due spiccioli di pena,
ti regalerà un fottutissimo piccolo
minuto per baciare il tuo sorriso.
 
E il tramonto chiude
gli occhi e il silenzio si uccide
sulle luci di madame Eiffel
che si spoglia senza pudore
come una ballerina di terza fila,
distrattamente amata
incredibilmente sola.
 
 

Le metrò cigola sconclusionati binari (note di pianola tra Montmartre e madame Eiffel)

Paris, le 12 mars 2009

 

A Montmartre la matta suona la pianola

per due spiccioli e un sorriso.

Tarlata dalla memoria, ubriaca

“…non, je ne regrette rien”

scricchiolando note

come acini d’uva.

 

Fotografie distratte illuminano

il retro della notte mentre un vecchio

scuote la polvere dal marciapiede

liso e assonnato.

Il servofreno del cuore rallenta

comete e zuccheri filati,

pare di rivederlo il poeta

scrivere sur la rive gauche

un amore così grande, così forte.

Così banale.

 

Le metro cigola sconclusionati binari

sino alle porte di Clignancourt

dove puoi vedere ancora

foglie morte e balbuzie,

afasie nelle menti e Pulcinella.

Il fantasma di Modì ride

trovando tra un tombino e l’aurora

l’orecchio di Vincent, quello

che ancora sentiva

il dolore del mare.

 

Suona le campane, Quasimodo, suona

con tutta la rabbia della primavera.

Esmeralda stanotte verrà

con due spiccioli di pena,

ti regalerà un fottutissimo piccolo

minuto per baciare il tuo sorriso.

 

E il tramonto chiude

gli occhi e il silenzio si uccide

sulle luci di madame Eiffel

che si spoglia senza pudore

come una ballerina di terza fila,

distrattamente amata

incredibilmente sola.

 

 

Sassi consumati dal mare e parole calde di pane (alla mia amica Emma)

 
E’ colore di mare
sugli artigli del porto, è fatica
narrata piuma dopo piuma,
sapere che oltre il vento

Mi amerai per non sgualcire la coperta del cielo

A parole d’incanto s’innesta
ogni sentiero di mente,
[rami protesi a cerchio

Origami di luce piegati dalla follia di Dio

Siamo appesi a incastri
che non sciolgono le dita,
nel buio di notti di tango
affannati, con sciabole
radenti al sorriso.

Giuspìn ha mani contadine sul fiume (a mio padre)

Giuspìn ha mani contadine che arano
[il fiume e un campo di menta]

Follia scritta il sette febbraio di un anno scemo

(ed è inutile cercare di capire)
 

MA PAIS (La mia pace) - Poesia in Occitano del poeta Bep Rous

 

Pilà a 's bàus trousà d'uno quiapiro
gachou ma pàis runàr de sus di dràio Leggi tutto »

Puoi forse toccarmi, o sentire il calore del mio cuore?

(dedicata a tutti i viaggiatori della vita)
 

Lo strano caso del dottor Strangelove, della zip incastrata e una zuppa di cipolle

Strangelove guardò il monitor. Le tracce dei missili intercontinentali puntavano sugli obiettivi designati. Contemporaneamente le tracce dei missili nemici puntavano sui loro obiettivi.

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