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Segesta

Il panorama era di quelli che non si possono dimenticare. L’auto correva sull’asfalto dolcemente come se planasse, le piante ai bordi della strada, giravano nei nostri occhi come se fossimo noi ad esser fermi. Le colline s’innalzavano nell’immensa distesa e giocavano con l’aria tersa e chiara per mostrare tutta la loro maestosità, sembravano come legate alla nostra

auto da una lunga invisibile corda per non lasciarci mai e conservare per sempre nella nostra memoria le loro sagome innalzate al cielo. Il tempio, storia e cultura immortale, ci apparve a sorpresa solitario ed imponente circondato da colline incontaminate e silenziose. Il colonnato erano giganti muti instancabili al peso delle loro stesse membra di pietra; questo tempio che pare disegno, non teme né uomini con le sue guerre, né intemperie di forza ingiustamente erodente e cieca. C’erano le donne nel vento, si vedevano i loro trasparenti veli mentre porgevano calici ricolmi alle mense di ricchi venuti dall’antica Grecia. Al centro, tra urla e risate di commensali, una danza ancora muove un ventre sinuoso come un’onda di un mare calmo. Restai fermo a lungo a fissare nella mente quel colosso bianco ingiallito ma ancora saldo al terreno che pare non abbia mai avuto su di se altro ospite alcuno! Il vento ci confuse un po’ ma la visione del passato ci fu chiara scritta su questa parte tanto legata ai tempi andati. Sei rimasto nel cuore tempio antico e senza nome, il tuo scopo nel pensiero di chi ti ha eretto fu solo questo!

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