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Nuvola

Sera precedente che non torna

se hai spostato ad occidente la vita
sotto un cielo
di cobalto in forma d’immenso e
 
se nel volto di madonna medievale
tu ragazza profana ,
in Via del Pino da finestra
una nuvola scorgi in forma di
cavallo la vedo anche io e
 
in quel movimento del velario
candido nel gioco del vento e
 
a inserirsi una cosa viva, la rondine
con un volare leggero pari a un jet
campito in quell’azzurro, il jet
dove ci sono i figli e
 
in quel chiaroscuro di verdi
nelle gemme aggettanti
sorridi dal disanimato dell’asfalto
alla vita a disegnarla e
mi ricordi l’acqua .

 

Ci fossero locomotive sul mare – una sera ai diporti autunnali.

 
Amo queste lanterne amate dei porti
ma vivo di me ancora sognando atri di costa
o il legarsi ansioso a nuovo approdo
anche se mi precipita stanchezza.
 
Quanta misura c’è di noi nel silenzio
che non oltraggia sabbia ai corpi?
 
I giovani compiono i misteri dell’acqua
e del sale
ma non hanno mestiere né attenzione
e si abbattono sui lidi con epoche di baci
per uscire dalle voluttà infantili.

Notti stregate

 

Nel buio dell'anima
danzano
pipistrelli
e
streghe.
Bagliori notturni,
proiettano demoni
nell'immensa tetra distesa...
Spettri che, immobili,
piroettano
nel lontano ricordo
di notti stregate...

Oggi forse dovrei andare al mercato

Queste giornate sembrano volare tra un pensiero di noia ed uno di nuovi azzardati propositi, l’altalena della mente non si ferma e cerca disperatamente un appiglio per poter riprendere a gioire di ogni piccola cosa. L’abitudine a questi stati d’animo non si traduce in una maggiore abilità nel trovare una via d’uscita, ma forse solo, sapendo che ce la farò, attendo con più pazienza che qualcosa accada per salvarmi….
 
…che qualcosa accada… ma nel frattempo bisogna prendere una benchè minima decisione, quel piccolo sforzo che mi porterà ad uscire di casa, di sicuro senza meta, ed assolutamente sola, con gli occhi vuoti di precedenti immagini, il cuore aperto alla novità, lo sguardo vergine come di rinascita...
 
…di rinascita…il lume sul comodino è ancora acceso anche se la giornata è iniziata da un pezzo e il sole filtra tra le persiane annoiate urlando qualcosa in maniera incomprensibile e molesta. Oggi non andrò al lavoro, andrò al mercato…
 
…andrò al mercato…non mi serve nulla, ed è proprio per questo che andrò al mercato. Non c’è nulla di preciso che possa attirare la mia attenzione, ed è proprio per questo che andrò al mercato.
Sono grigia dentro e fuori, ed è proprio per questo che andrò al mercato.
 

Nostalgia

Apri il profumo
di quella rosa lasciata quel giorno
alla luce dei nostri occhi
oggi che il tempo è grigio
e lentamente fuori dal tempo.
I nostri baci slegati dalle labbra
nell’aspro del lontano
sono ancora dolci
ma nella mente s’avvolge
amabile nostalgico dolente.
Tocca la pelle
carezzandola col vento
soffio che s’allontana
e mai più torna.

Musica - Alexis


Alexis, Musica, matite su carta, 33cm x48cm, 2009

Sono particolarmente affezionata a questo disegno perché è nato sulle note del disco Modì di Vinicio Capossela. Quei suoni, quelle note, mi hanno suggerito tutto: forme, colori, intensità della luce. Poi il foglio ruvido conserva e consacra il fascino dello schizzo, dell'istinto, del calore e della passione creativa.
Scusate la qualità della foto davvero scadente.

Come canne al vento

Osservo, in rapida successione, tutto ciò che mi sta intorno, come in uno sfogliar di pagine tra le mie mani che siano state aperte e poi richiuse. Tutto mi appare relativo e dentro, e fuori di noi in un ordine di cose che ci coglie sempre impreparati e talvolta non c' è altra terra se non quella che ci regge precariamente, in bilico sul vuoto che ci circonda. I ricordi di un tempo già remoto sembrano venirmi incontro: speranze vaghe, avvenire non ben delineato e incerto, intollerabile vacuità latente. Un benessere misto a melanconia e le illusioni che vanno e vengono, alimentate da una natura resa tanto più inconciliabile che pur contenendo ogni cosa, di ogni cosa ci priva.
La mia ragione, tenta di respingere ciò che tende a divenire abitudine incongruente ai miei principii. Ascolto il vento, seguo il turbinìo di nuvole nere che si allontanano rotolando lungo i fianchi delle montagne giù, giù fino ai bordi frastagliati di una spiaggia lambita dalla dolcezza di onde non più gonfie di rancori e incontenibile vigore... ritrovo attimi in grado di fugare diffidenze e dissipare incertezze.
 

Gocciola l'anima sulla bellezza

 

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.
Trabocca dal mio sguardo
l’immenso
in questa notte a strapiombo
cielo e mare afferro.
 
Dinanzi danze tremolanti
s’arresta il mio respiro
chiarori alla salsedine di luce agghindano
le mense raffinate della sera.
 
Frivolo perfino il cielo
s’ammira allo specchio prediletto
lampare come stelle
centuplicano il piacere.
 
E mentre sulla passerella dell’estate
continua la sfilata delle grazie
sfugge dalle mie dita
anche il riflesso più malconcio dell’amore
 
allontana allora
almeno dalla vista
anche la tonda diva
esilio dei segreti e dei cuori innamorati.
 
E visto che ho smarrito
l’invito al party della letizia
bendami gli occhi
sull’abbondanza di questa notte spoglia.
 
tiziana mignosa
08 2009

 

C.D. Friedrich, Utterwalder Grund, 1825 - Impressioni

La rappresentazione del sublime.
Un paesaggio sospeso in una dimensione quasi estranea al mondo reale.
Una cintura montuosa, quasi come una barriera, si staglia su di un cielo incerto tra una notte annuciata ed un melanconico tramonto, in cui i colori si fondono e creano un'atmosfera ultraterrena, surreale.
Una piccola figura umana osserva l'immensità del paesaggio in cui si trova immersa. È ammutolita, attonita, forse stupita e meravigliata.
E sembra di sentirlo quel lieve canto dell'acqua che attraversa la foresta.
E si invoca il Silenzio.

Alexis
24.10.2009

Notte di Halloween

Quella notte dormii male. Un sonno agitato, convulso, abitato da presenze, sogni, incubi. Mi giravo e rigiravo nel letto ansiosamente, come in attesa di un evento ineludibile. Nel dormiveglia contavo le ore scandite dalla luce fredda del led della radiosveglia sul comodino. Assurdo, pensai, alla mia età vivere queste sensazioni di timore latente, paura dell’ignoto. Improvvisa una luce rischiarò la stanza, o almeno così a me apparve, senza minimamente incidere nel sonno di chi mi stava accanto, mi catturò e sprofondai in una sorta di coma profondo, sospeso in un limbo tra ragione e follia, consapevolmente inconsapevole dell’incubo che stavo vivendo. Eppure mi piaceva, un sottile senso di libidine interiore, quasi fisica, mi attirava verso la scoperta di quella strana forma di malia che mi attanagliava. Ombre danzanti dapprima indistinte, viepiù precise col tempo pullulavano la mia mente impedendone un percorso logico. Con uno sforzo, che a me apparve immane, distolsi il mio sguardo dalla rappresentazione e mi vidi. Sì, mi vidi. Disteso su un piano di marmo. Nudo, immobile, gli occhi chiusi, dormiente. Vittima sacrificale in attesa di un verdetto che sancisse finalmente la fine della dicotomia che da sempre aveva caratterizzato la mia vita. Perché assistere alla fine di una parte di me stesso? E poi, chi aveva organizzato questa messa in scena? Perché? Scientemente mi ribellai, utilizzando una vecchia tecnica: svegliandomi. Il led azzurrino della radio sveglia disegnava ombre rassicuranti sul muro della stanza. Il respiro regolare accanto a me rassicurava il mio ansimare calmandolo. Solo un particolare, un piccolo particolare stonava in questo quadretto rassicurante: in un angolo della stanza, per terra, un cappello da strega stagliava irridente un’ombra incerta sul muro.
 

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