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I giorni dei morti

 Sono giorni corti
che incendiano le foglie di colori
e velano di nebbie umide i monti.

I marmi lustri dentro i cimiteri
adorni sono di lumini e fiori
ad onorare i taciti inquilini.

Entrano tanti dai cancelli aperti
meditabondi con i visi mesti
sui cari estinti nel ricordo vivi.

Escono infine con i cuori lievi
perché alle tombe lasciano i dolori
e prendon forza per combatter fuori.

D'oro e d'ombra

Tre fili d'erba nella mano di Marcella

Tre fili d'erba
un sorriso perso nel mare
ed una vita colorata di rosso.

Tre fili nella mano di Marcella
salvando l'ultimo fiore
mentre un vuoto scontroso
la portava lontano da un amore.

E la casa colorata di giallo
aveva un camino fumante
ma nessuno seduto
nella sala da pranzo.

Tre fili d'erba
per un amore mai dimenticato
nelle mani di Marcella
in un giorno di maggio
sulla riva del mare.

ciao Alda

ho avuto il privilegio di conoscerti, di ammirare la tua carismatica dolcezza unita al profondo dolore che albergava nel tuo cuore. Tu però hai saputo trasformare in parola e poesia, impresse nelle nostre coscienze per sempre. Eri fragile e forte allo stesso tempo. Non sarà facile pensare che non ci sei più. O meglio: sei altrove e stai già scrivendo la tua nuova poesia immortale.

R.

Alda Merini

Eri una mia amica anche se non lo sapevi, adesso sì, adesso lo sai, ne sono certo!

Il tuo viso - ad Alda Merini

Alda Merini

 

 

Ristagno inquieto
nei segni sul viso
furioso il soffrire
la vita amara

di nuovo solo il sole

Beffardi e nostalgici
gli occhi s'anneriscono
al crepuscolo che
sta calando piano

 

Manuela

Quel filo sottile

quella volta ho camminato in bilico
su quel filo sottile che ci separa dall’alienazione
sospeso in una specie di limbo indolore e incolore
costretto dalla vita a percorrere un tragitto inaspettato
ho misurato la distanza che c’è tra la follia e la ragione
i miei occhi hanno visto ciò che altri occhi disconoscono
lo strazio infinito di uomini persi o presi in cupi pensieri
bianchi stanzoni ormai lerci e maleodoranti di piscio 
ectoplasmi di esseri trascinanti fardelli sovrumani
oppure sguardi sereni anelanti cieli diversi
che ti gelavano l’anima chiedendoti
ragione di un filo spezzato

(immagine da web)

Sei stata, sarai ( Per Alda Merini )

E te ne vai
nel luogo delle ombre
dove la luce spezza il raggio

Non troverai barriera al passo

feroce il tempo
selvaggio il vortice dei pensieri
di una realtà che scappa

Non troverai il silenzio della notte

per questo sogno quasi inventato
per quello che hai lasciato
strappandoci ancora al pianto

Sarai nel divenire poetico

in quel limite astratto
dove non esiste un margine
al soffio che ha spezzato il respiro.

Sarai

Alda Merini

 Una sua citazione ricorrente, davanti ad un caffè, lungo i suoi adorati Navigli milanesi, molti anni fa:
 "La verità è sempre quella, la cattiveria degli uomini che ti abbassa e ti costruisce un santuario di odio dietro la porta socchiusa. Ma l’amore della povera gente brilla più di una qualsiasi filosofia. Un povero ti dà tutto e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria". I suoi testi, belli come l' aurora, o sconvolgenti come un tramonto infinito e morente, costellato di  lunghissime ombre tremolanti presenti nei suoi testi intensi e drammatici pieni di riferimenti alla malattia mentale che la accompagnò per lunghi periodi. «Sono una piccola ape furibonda. Mi piace cambiare di colore. Mi piace cambiare di misura». Era questa l’anima della sua opera dolorosa, segnata dall’esperienza della follia e del disagio fisico ed economico «Sono molto irrequieta quando mi legano allo spazio», diceva nei suoi componimenti  e la sua instabilità si traduceva in versi ad altissima intensità emotiva, spesso erotica, sin a partire dai primi componimenti, semplici, lineari, di pochi versi.
Originale, estrosa, fuori dalle regole. "Sono una piccola ape furibonda. Mi piace cambiare colore. Mi piace cambiare di misura" aveva scelto questi versi per definirsi "la poetessa degli esclusi". Visionaria, inquieta, profonda ha cantato il disagio dell' emarginato, dell' offeso, dell' indifeso.
Ha cantato gli esclusi e ha vissuto sulla sua pelle una delle peggiori forme di esclusione: Il buio dentro.
Un mio componimento dopo quel caffè:

Silenzio.
non era niente,
solo il silenzio
che sussurrava,
era silenzio.
Non esiste niente
non c’è nessuno,
solo la voce fastidiosa
del silenzio.
Non esiste, Leggi tutto »

Oh Musa

dedicata ad Alda Merini

tormento
non sente più
pulsare le vene
immobile
la mano sul foglio
resta in attesa
pensieri
sopraffanno
offuscano
si abbandonano
al nulla 
Oh Musa
dov’è
il tuo profumo
le tue carezze
il tuo senso
che mi rende viva?
senza te
sono nulla
dove i miei sogni?
sbriciolati in cenere
sparsi
tra le pieghe del cielo
corri
oh Musa
afferrali
e portali qui
li colorerò
ancora
rossi d’amore
per te.

Grazie Alda  non ti dimenticheremo

Il Paradiso è altrove

 

La perdita della primitiva essenza. Dal paradiso dell’Eden alle strade affollate, alle parole di incomprensione, alla totale assenza di empatia, alla ricerca della bellezza priva di sostanza.

Il Paradiso è altrove di Mario Vargas Llosa ci parla di Flora Tristan e suo nipote Paul Gauguin, delle loro speranze mai estinte di ricongiungimento con la matrice originaria: La natura, la madre, l’unica, la più grande.

Il suo romanzo ci trasmette in modo tangibile la loro ribellione nei confronti di tutto quanto uccide la bellezza quella vera, quella che sgorga dalla piena vitale pulsazione dell’essere quando non è costretto in abiti troppo stretti e non è ottenebrato da un pensiero antivitale dettato dalla depressione e dalla paura e dalla necessità di un allineamento formale che gli grantisca una illusione di sicurezza al riparo di quanto non ha mai un vero riparo:

 

La Vita.

 

Flora, figlia illegittima di un notabile peruviano con alle spalle un matrimonio disastrato, tre figli, refrattaria ai rapporti amorosi, Flora incarna l'emblema della proto-femminista con il sacro fuoco della giustizia e degli ideali di uguaglianza sociale... Leggi tutto »

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