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Lo sfruttatore e lo schiavo (realtà di tutti i giorni)

Ci sarà un giorno ci sarà un momento
che io possa vendicare il mio lamento
ciò che è stato tolto dai manager assassini
deprivati del senno
lasciano morire il tuo cuore di stento
per poi escluderti in un momento.
Ma poi a guardar bene non guadagnerai
ti cercano per farti mangiare
e tormentato lavorerai
ma già lo sai
nelle loro fabbriche ci morirai
cerco vendetta e voglio ottenerla
odio questa società malata in erba
odio quel lavoro che mi ha coatto
odio la vita a sciorinar disfatto
tra le vie del vino a perdere la rotta
travisando aspetti che galvanizzano la lotta
mi sento morire ma prima voglio cercare
di bere il sangue del padrone animale.

Quel sottile piacere

quel sottile piacere
di non volersi bene
quel sensuale desiderio
di andare altrove
solitariamente di nascosto
ma immaginare quanto
sei stato visto e pianto
e straziarsi l'anima
nel timore che qualcuno
quello speciale qualcuno
passi oltre senza uno sguardo
ma certo è questo il senso
di lasciare dello scordarsi
deluso eppure esigente
anche se non hai danzato
nessuna estate in questa
festa dove la musica
non era per le tue orecchie.

Sala d'attesa a Noicattaro o dovunque.

Sala d’aspetto passeggeri alla stazione. Un signore legge un libro comodamente rilassato; accanto a sé ha poggiato il soprabito e sulla sedia, dall’altro lato, una borsa da viaggio. Entra un giovane con le cuffiette nelle orecchie e il filo delle stesse che sbuca dalla tasca dei pantaloni a vita bassa. Dà uno sguardo distratto in giro e poi si dirige verso l’uomo che nemmeno se ne è accorto.
Giuntogli davanti, con un tono di voce più alto del normale, lo apostrofa:
- Posso? – dice indicando il cappotto all’uomo seduto.
- Eh? Cosa? – risponde questi trasalendo.
- Può spostare il soprabito?
- Certo, perché? – dice l’uomo senza ancora rendersi conto.
- Vorrei sedermi…
- Ah!, capisco, – alza lo sguardo nella sala completamente vuota e ironicamente risponde: - Già, qui è tutto pieno…
            Il giovane si siede, ma la musica di quelle tambureggianti che aiutano a rimbecillire prima dell’Alzhaimer, benchè in cuffia, è tanto alta che il signore spazientito si rivolge a lui alzando il tono della voce: - Non è che Von Karajan se ne ha a male se quelli lì fuori non lo ascoltano per un po’, eh?
- Che?

Nobiltà

La notte si sfalda
in giochi d'ore stinte
dove il sogno interrompe
ogni pianto ancora prima
che giochi in allusione
voluta di pensiero.
Immorale e maestosa,
pallida di solo amore
sono, sarò... antitesi
sussurro d’estasi ed oblio
brezza tiepida elitaria d'ali
attorcigliate al desiderio
per sorriderti leggera.

Manuela

 

Walhalla

Odino

“O grande Odino, donaci la forza di sottomettere 40 vergini insieme fino a farle urlare come sotto tortura! ”

- I Manowar a Odino

“E sia fatto. Vi presto a questo scopo lo Scudo Del Guerriero™.”

- Odino ai Manowar

“O grande Odino, riprestaci lo Scudo Del Guerriero, che vogliamo sottomettere altre 40 vergini fino a farle urlare come sotto tortura!”

- I Manowar a Odino

“E che ca**o ma è la quarantesima volta in un mese che me lo chiedete!!!l'altro giorno me lo hanno chiesto i Norther e non glielo ho potuto dare perché lo avevate voi, la settimana scorsa la stessa storia coi Kalmah...che ne dite di andare a fare la guerra, vincere e lasciare ad altri quelle povere vergini che grazie a voi sono ancora vergini? Altrimenti fate il vostro dovere!!!”
Leggi tutto »

Il giocattolo rotto

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( Sulle note di evanescence my immortal di Enya)

Come velluto lacerato nel roveto
di irti spini
qualcuno le ha strappato
quella parte di sé che più non trova.

Sorriso stampato e capelli spettinati
è un giocattolo rotto
piccola bambola di pezza
tradita dall’amore.

Si è inceppato il meccanismo
che riscalda la sua pelle
mentre  uomini senza occhi ammirano bellezza
ciambella che è solo centro.

Amore senza desiderio
rimbomba come suono senza nota
cacciatore è lo sguardo smarrito
di sogni di vapore.

E’ affondato il suo cuore
si è dissolto nel gelido lago di un Natale lontano
quando l’inverno odorava d’estate e leggerezza
e le risa riempivano l’aria di gioia.

Eppure
 
ogni tanto rovista ancora
nelle tasche bucate dell’abito più bello
quello che indossava nelle notti di luna piena
dea che all’Amore cantava.

Come sotto l’albero del sole
cerca e trova
piccoli frammenti acuminati
di un amore dalle ali di piombo

stretti fino a far male
illusoria speranza
di ricomporre l’autenticità
del suo sorriso assente.

tiziana mignosa
dicembre 2009

http://www.youtube.com/watch?v=fCjA3fs7inQ

L'innocenza della cioccolata

Mi guardo intorno
indugio sul da farsi
eppure dovrei e vorrei.
Volere è potere
-diceva la maestra
nei tempi dell'alfabeto-
ma non pare vero ora.
Nell'esitazione ritrovo
in mancanza di te
l'innocenza della cioccolata
e il desiderio si scioglie,
caldo il respiro
reclamo il piacere
di esser carne per te.

Come neve d'estate

Come neve d'estate
(Frammento di cronaca minuta)

"Am ciém Enzo e a ò ziré par quarant'àn sé pùlman so e zò par al strèdi d'là Rumàgna, parché questa, enca sa gnì càrdiì, là é tèra rumagnola…j à voja à dì quei chi stà lasò..i caporioni!!
Adèss a so in pénsion, ma quand cà sèra un po pio  zòvan à faseva i biglièt sòra là S.I.T.A. e ad zénta annò vesta e cnòsuda un treno…Sa ò dal stori da racuntè? O l'oscìa!!! Sè! Aspètì un atùm.., sé..questa! Ma préma a ò da riempìm è bicìr…
Amarcòrd…mi ricordo…" Leggi tutto »

Il ritrovamento del lume

Ecco... se io dovessi dirti
qualcosa di me adesso
direi che tanto è il poco
di questa stanza vuota
che oggetti vani e spazio
stan spersi dentro me.
E che stanotte stanca
potrebbe comparirmi
lucida e serena
e scorrer sì veloce
sul lungo del mio fianco...
senza toccarmi mai.

Direi... Se io dovessi dirti
qualcosa di me adesso
che a pianoterra immobile
penombra e stanco sono
sarei una finestra
imposta ad imitarla
disinnescato e scempio
resto ad osservarmi
e fermo passo il tempo.
E lui che luce fioca
apre al lume suo
che fioco lentamente
sfoca dentro me.

E dir... che chi consiglia
la loro disciplina
ridere mi fa.
Di che dovrei fidarmi
se l’aria non risolve
la mia impreparazione?
Se il cuore mio m’impone
battute irregolari
ed apre larghe mani
che sorde sembran mie
a somigliarmi meno? Leggi tutto »

Passione e tempesta

 

Occhi spersi nel vuoto
bottiglia ubriaca
tra passioni
(spesso inutili)
e volgar vita
ad inseguir tempeste.

Luce selvaggia che mai si quieta
lontana... sfugge via.
Ci porta via,
cavalca oceani e via,
E ansima
e richiama,
e rotte morte... percorse a volte
e desideri mai raggiunti.

Poi il mare, spazza il tempo.
Onde increspate,
poi la notte.

Giostrano navi alla deriva
che siamo noi.
Tramortiti marinai degli eventi
che siamo noi.
Custodi imposti dell’esistenza nostra.
A volte spudorati...

Costretti alla battigia sempre
a rimirar nel giorno
questa sfuggente vita.

Ancora una volta vola in segreto.
E più segreto il sogno infrange
e più si perde l’inutil canto.
Quell’ultimo triste canto
dell’ultimo triste sogno
stracciato e offeso,
dal non più risveglio.

Ed è tempesta di mar spaventoso.
Profondo ondeggiare
questa vita nostra.
Spuma stracciata al vento del tempo,
ad uno strano svago d’amore,
complice e speme...

giostra che gira senza una sosta
e poi, la giostra si ferma...
 

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