Blog | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Piazzetta virtuale

 agorà

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

Blog

Sferruzzo

Sferruzzo pensieri sbiaditi
di lana bouclè,
per farne una lunga sciarpa
da avvolgere attorno
 momenti infreddoliti,

Benzodiaze

Stridono ore
nella biacca dello ieri
e un allarme di ipotesi
nella pace del presente
 
si sfarinano minuti monchi
 
rastrello eventi
estremo vegeto onnivoro
nello sciacquio della notte
calma luce di selvaggio
 
maciullo unghie
e strepito su campi di parole
pallore ipnotico delle pagine
apoteosi di eventi
che svetrigliano il sonno biochimico
 
fin quando cede
qualcosa
e il nulla orfico osmotico
mi abbatte
resa al naufragio
 
sfrego ultimi vagiti
in braccio alle brume
 
e la bestia
sfrana in antri
madidi e oppiati.

La fine

Vorrei esser
farfalla
per volare via
alla ricerca della
fine dell'arcobaleno.
-Ma perchè non l'inizio?-
La fine mi intriga e m'incuriosisce.
-Farfalla con sete di sapere, torna qua-
Voglio trovarla, mi capisci fratello?
-Come pretendi io possa comprendere?-
Mi spaventa l'infinito.
-Ma guarda, io invece temo la fine-
Non riesco ad arrendermi al fatto che la vita è ridicola se messa a confronto
alla fine.
-Farfalla con sete di sapere, torna indietro, ogni cosa a suo tempo-
Io la troverò.
Vorrei esser
farfalla
per volare via
alla ricerca della
fine dell'arcobaleno
e per crederci davvero.

Come una lucertola

Il bambino guardava stupito gli effetti  del piccolo delitto che aveva commesso. Rincorrendo una lucertola  e prendendola per la coda, era rimasto con un pezzetto della stessa tra le mani.
Sconcertato dal continuo agitarsi del moncherino si chiedeva come potesse muoversi ancora, vivere di vita autonoma, nonostante fosse ormai staccato dal corpo. “Strano, pensò, eppure quando stacco un petalo da un fiore o un’ala ad una farfalla quelli poi mica si muovono”.
Con la certezza di avere fatto una importante scoperta, si infilò il pezzetto di coda nella tasca dei pantaloncini e rivolse la sua attenzione altrove. Gli scatti nervosi del “reperto” ogni tanto gli ricordavano il  piccolo misfatto, ma poi fu rapito dal procedere goffo ed impacciato di uno scarabeo verde rimasto incastrato tra le foglie. Così il pezzetto, ormai privo di vita ed inerte, rimase confinato nella tasca per tutto il pomeriggio finché alla sera, rovistando nelle tasche, venne alla luce, testimone ormai inerte dell’ innocente ed inconsapevole misfatto. Erano i giorni in cui i pomeriggi d’estate passati nei campi che circondavano la periferia della città alla caccia di lucertole o rincorrendo farfalle, contribuivano  a far crescere la sete di conoscenza e la richiesta di risposte ad una domanda via via più pressante: perche?
“Bella domanda…” pensò l’ormai adulto bambino. Certo, tutte le risposte avute a suo tempo da genitori ed insegnanti erano state esaustive….ma i perché nella vita erano continuati ed ogni volta, come una lucertola, un pezzetto di vita si era staccato e, dopo un breve agitarsi, era definitivamente morto. Si guardò svogliatamente allo specchio e contò una per una le cicatrici che segnavano il suo corpo, ricordi indelebili di tante piccole “code”. Leggi tutto »

Sopra San Francisco, le Nuvole

...-Ok, ok! Guarda invece da questa parte... quella che vedi là in fondo è l’unica strada con le curve che sale su una collina di Frisco. E’ un tratto di Lombard Street, se riusciamo poi proviamo a farla in macchina, non ci son mai stato nemmeno io. Quella che vedi un po’ più in là, ma più vicino a noi, con quei due campanili bianchi, è la chiesa di San Peter and Paul, è bellissima! Quelle sono le Russian Hill, vicine le Nob Hill, poi la Pan Am Pyramid, e sotto alla torre si stende Chinatown.-...
 
Nuvole
Ho soltanto nuvole, su cui scrivere parole
che forse hanno un sapore antico, ma rivesto di fiori nuovi
perché mi faccio bella di questa luce,
mentre la musica si adagia in me
per cullarmi la notte
e addomesticarla al mio sentire
 

Alle spalle dei funamboli

 
Sulle note
di
Ashram – Entry Into Ashram
.
Anche quando gioca a nascondino
dietro i fatui luccichii del tutto
furtivamente prende posto
quello che è il temuto vuoto.
 
Stridula voce
che in mille pezzi strappa il cuore
e di fare inebri allora il tempo
commedia e i suoi attori
funamboli senza talento sui fumi del pensare.
 
Tra singhiozzi impercettibili
senza intralci
silenzioso si fa strada coi sospiri
segni stilizzati
sul vetro che s’accoppia col vapore.
 
Echi di risate altisonanti
e retrogusto amaro
la porta in faccia sbattono
a quel sommesso grido
che vorresti tanto … non avere mai udito.
 
tiziana mignosa
gennaio 2010
 

Ho visto dio

Ho visto Dio
Un bambino bruno
ritto tra mille adulti
inginocchiati adoranti
corrucciato in viso
col gomito appoggiato
il mento sul palmo
sui reni del padre
chino fino a terra
In quel mare di deretani
volti al cielo che la fronte
tocca l’acconcio tappeto
m’è sembrato un burbero Dio
contrariato da tanta stucchevole
esibita devozione.
 

La casa

l'enorme casa l'accoglie
-ogni notte-
nelle sue infinite stanze
e scale e corridoi
 
stretti segreti passaggi
si aprono improvvisi
svelando spazi nuovi
altri solitari cammini
 
fantasmatiche presenze
a volte la popolano
ma lei non può toccarle
solo guardare e ascoltare
 
la casa è la sua, ma no
- non la vita che l'animava
di danze d'altri tempi
con mussole e trine
 
non ha finestre la casa
che lei possa vedere
né feritoie o pertugi
da cui l'esterno penetri
 
un labirinto dell'anima
con la danza delle luci
sui muri spogli e scabri
a indicare il nulla
 
solo a volte una porta
si apre all'improvviso
e lei ne esce bambina
in un giardino incantato
 
e ride e corre e gioca
coi fiori e con il sole
finché non s'addormenta
- e si ritrova nella casa
 

Memento

Ho deciso di non aver memoria
il giorno della memoria
per evitare di uccidere
la mia appartenenza
al nostro genere
che lontanamente è umano.

Vedo colori ancora

avevo occhi un tempo
che come fiori
sbocciavano ogni giorno
per cibarsi di sole
avevo un cuore
dai mille battiti come
un rutilante colibrì
per condividere tutti i lai
e braccia larghe
come ali d'albatro solingo
che miglia e miglia vola
per abbracciar l'amore
ora ho gambe grinze
lente di testuggine secolare
che solo al margine
mi manda del branco
eppur vedo colori
ancora.

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 3 utenti e 6077 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • LaScapigliata
  • Ardoval
  • Antonio.T.