Scritto da © Fausto Raso - Gio, 22/12/2011 - 13:20
Il vocabolario di una lingua si arricchisce non solo per i termini che riceve in prestito o in dono da altri idiomi – gli “americanismi”, per esempio – ma anche e soprattutto attraverso le voci che si formano spontaneamente (fenomeno che potremmo definire “autogenesi linguistica”), per derivazione spontanea, appunto.
Molto spesso da una sola radice (o tema) si forma un’intera famiglia di vocaboli che, come le famiglie umane, possono essere scarsi o numerosissimi. Ecco una famiglia molto prolifica, quella della luna. Da questo splendido satellite sono derivati – per “parto spontaneo” – gli aggettivi “lunato” e “lunante” che significano, entrambi, “falcato”, vale a dire curvo come la falce della luna; “illune” (dal latino “illunis”, formato con “in” privativo e luna), cioè “senza luna”: notte illune; “lunatico”, cioè capriccioso, volubile e i sostantivi “novilunio” e “plenilunio”; “lunario” e “lunazione”, cioè il mese lunare di ventinove giorni, oltre a “lunedí” (dal latino “lunae dies”, ‘giorno della Luna’) e a “lunetta”, termine adoperato in architettura per indicare lo spazio semicircolare tra l’uno e l’altro piede delle volte.
Molto spesso da una sola radice (o tema) si forma un’intera famiglia di vocaboli che, come le famiglie umane, possono essere scarsi o numerosissimi. Ecco una famiglia molto prolifica, quella della luna. Da questo splendido satellite sono derivati – per “parto spontaneo” – gli aggettivi “lunato” e “lunante” che significano, entrambi, “falcato”, vale a dire curvo come la falce della luna; “illune” (dal latino “illunis”, formato con “in” privativo e luna), cioè “senza luna”: notte illune; “lunatico”, cioè capriccioso, volubile e i sostantivi “novilunio” e “plenilunio”; “lunario” e “lunazione”, cioè il mese lunare di ventinove giorni, oltre a “lunedí” (dal latino “lunae dies”, ‘giorno della Luna’) e a “lunetta”, termine adoperato in architettura per indicare lo spazio semicircolare tra l’uno e l’altro piede delle volte.
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Se apriamo un qualunque dizionario alla voce “opportuno”, leggiamo: Aggettivo – che ben si presta per fare una determinata cosa; che è di grande utilità in una situazione particolare; che fa al caso; conveniente al tempo, al desiderio.
Ma qual è la sua origine? Come è “nato”, insomma? Semplice, il solito… latino “opportunu(m)”, composto con “ob” (verso) e “portus” (porto): “che spinge verso il porto”. Si diceva “opportuno”, infatti, il vento che, soffiando nella direzione di un porto, permetteva ai natanti di approdarvi e trovarvi, quindi, sicuro riparo. Il termine, per tanto, è squisitamente nautico e attraverso l’accezione di “provvidenzialmente orientato” è divenuto aggettivo assumendo il significato di “adatto”, “utile”, “efficace”, “propizio”, “favorevole” e simili: non è il momento opportuno (cioè “favorevole”) per prendere certe decisioni.
Ma qual è la sua origine? Come è “nato”, insomma? Semplice, il solito… latino “opportunu(m)”, composto con “ob” (verso) e “portus” (porto): “che spinge verso il porto”. Si diceva “opportuno”, infatti, il vento che, soffiando nella direzione di un porto, permetteva ai natanti di approdarvi e trovarvi, quindi, sicuro riparo. Il termine, per tanto, è squisitamente nautico e attraverso l’accezione di “provvidenzialmente orientato” è divenuto aggettivo assumendo il significato di “adatto”, “utile”, “efficace”, “propizio”, “favorevole” e simili: non è il momento opportuno (cioè “favorevole”) per prendere certe decisioni.
Fausto Raso
Per altre "curiosità": www.faustoraso.blogspot.com
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