Parafrasando la pièce teatrale di Robert Bolt, Un uomo per tutte le stagioni, sul personaggio storico di Thomas More, desidero qui evidenziare l’ecletticità registica, il metteur en scène, l’adattabilità professionale attoriale del fondatore, nel lontano 24 luglio 1973, della Compagnia Teatrale “La Plautina” Sergio Ammirata, che con lo spettacolo “Un diabolico divorzio” di Victorien Sardou riveduta, adattata e corretta da Sante Stern e di Giovanni Antonucci con Patrizia Parisi, Enrico Pozzi, Gabriele Tuccimei, Susanna Bugatti, Vittorio Aparo, Giustino De Filippis, Vincenzo Pellicanò e Agnese Torre, realizza il suo ennesimo lavoro di regia teatrale ed interpretativo. Quel 24 luglio 1973 si debuttava con “La Mandragola” e fu subito successo di critica e di pubblico! Le istituzioni preposte facevano a gara per sostenere l’iniziativa culturale teatrale di Sergio Ammirata che riusciva così nell’intento di creare una Estate Romana ante litteram. Sergio Ammirata è stato il precursore del divertimento teatrale estivo, e forse il Comune di Roma gli deve qualcosa!
Il pubblico comunque ha sempre sostenuto con il suo entusiasmo questo momento di spensieratezza, allietato dal ponentino estivo!
Nelle chiarificatrici note di regia di Sergio Ammirata, possiamo già avere un piccolo “assaggio” di cosa ci si aspetta di vedere: la commedia è liberamente ispirata a "Facciamo divorzio" di Victorien Sardou "Un diabolico divorzio" e rappresenta furbescamente la complicità che si instaura fra il marito Gaston e la moglie Ninon, allorquando, i due coniugi decidono di divorziare perché spunta all'orizzonte l'amante, Waldemaro, bello e fascinoso.
La situazione si capovolge completamente e l'astuzia di Gaston, che vuole riconquistare la moglie, sarà tale da fare apparire l'amante Waldemaro come un futuro marito geloso e petulante agli occhi di lei, mentre lui, Gaston, si calerà brillantemente nei panni di un amante eroico e appassionato. La commedia originale è stata interpretata nel tempo dai più grandi attori d'Europa con grande successo, anche perché si tratta di una pièce sul divorzio, ma anche un'analisi lucida e insieme ricca di umorismo sul rapporto marito/moglie. Una commedia ideale per due interpreti dell'eleganza, dell'ironia e della finezza quali sono Sergio Ammirata e Patrizia Parisi.
Patrizia Parisi, laureata in Giurisprudenza, ha frequentato l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Pietro Sharoff e il corso di sceneggiatura di Leo Benvenuti presso l’A.N.A.C. Inizia a recitare professionalmente nel 1977 in varie compagnie, interpretando ruoli da protagonista.
Nel 2000, firma la regia della commedia « Mia moglie » in pole position, con Sergio Ammirata.
Nel 1983 debutta come autrice Teatrale, mettendo in scena: Giallo canarino, Un fantasma a ciel sereno (segnalato al premio Fondi La Pastora), Sogno di Susanna (vincitrice al Premio Candoni), Frutto d’autunno. Vince il premio di poesia Talia con la lirica: A mio figlio nato morto.
Nel 1993 è l’interprete principale del film « Sulle orme di Paolina », con la consulenza storica di Antonio Spinosa; la rivisitazione moderna di Paolina Bonaparte principessa Borghese, scritto e diretto da Giuseppe Lorin. Vince nel 2004 Corti Teatrali il premio Mirandolina. È autrice di spettacoli per bambini, dei quali cura anche la regia.
Ha lavorato come sceneggiatrice sotto la guida di Benvenuti e De Bernardi con la TITANUS scrivendo delle fiction, realizzate da RAI e MEDIASET.
Riscontro nel testo dei nostri adattatori, Sante Stern e Giovanni Antonucci, delle affinità non irrilevanti con gli eventi che riguardano il fatto giuridico del divorzio. Sono riusciti ad evidenziare la “crisi di coppia” in una società attuale dove la forza libidica va oltre i pregiudizi del gruppo sociale di appartenenza, a discapito dell’educazione provinciale, delle “coperture” sociali e delle ipocrisie e critiche superficiali di chi storicamente non è ancora pronto. L’ipocrisia, anche del genere femminile, fa sì che la colpa è sempre del maschio e ciò è nell’archetipo dell’essere umano, con la cacciata dal paradiso terrestre.
Qui si può intendere, con la cacciata dall’abitazione matrimoniale!
Il regista Sergio Ammirata, mette in scena la realtà sociale di chi si accinge al divorzio, ponendo l’accento non solo sull’aspetto affettivo ma anche su quello economico del problema. Si toccano le corde profonde di un mondo intimo ed emotivo, dove le realtà giudiziali delle separazioni e dei divorzi privilegiano le donne.
La scelta stilistica è in chiave brillante, ironica, ed attraverso situazioni grottesche si raccontano le storie di uomini che si ritrovano ad un certo punto delle loro esistenze, costretti a condurre una vita completamente diversa, e… proprio “diversa”, in tutti i sensi. E dopo le battaglie femministe, dopo le loro vittorie, e dopo il 68… possiamo affermare che il vero “sesso debole” siamo noi maschietti!!!