Lady D. si può considerare una epigone di Giovanna d’Aragona Piccolomini e di Castiglia, la Duchessa di Amalfi che visse e morì a Ravello, nella Torre dello Ziro, sulla costiera amalfitana, innamorata folle del suo cavalier servente, il maggiordomo Antonio Bologna, così come le tante “spose” che per incostanza comportamentale, insicurezza affettiva, mettono a dura prova gli equilibri familiari, di rango, di regno, di Stato. Sorvoliamo sulle crisi matrimoniali di qualche Presidente di alcuni Stati nel mondo! Storia triste e ad un tempo commovente, di amore e di morte, che ispirò a Matteo Maria Bandello la XXVI delle sue “Novelle”: Il signor Antonio Bologna sposa la duchessa di Malfi e tutti dui sono ammazzati, dalla quale in seguito: John Webster trasse la “Tragedy of the Dutchesse of Amalfi”; Françoise Belleforest “Histoire tragique”; e Felipe Lope de Vega la sua “Comedia famosa y triste del Mayordomo de la Duquesa de Amalfi”. Figlia illegittima di Ferdinando I d’Aragona, Giovanna dei Conti di Gerace, nel 1490 all’età di dodici anni, andò, fanciulla, in moglie al duca di Amalfi Alfonso Piccolomini. Uomo dissoluto e corrotto, il Duca in capo a pochi anni la lasciò vedova e madre di due figli, alla guida di un Ducato praticamente in rovina. Giovane, ma soprattutto caparbia, Giovanna riuscì a risollevare il governo e, coll’avvenente maggiordomo di corte Antonio Bologna, a rifarsi una famiglia. Scandali e pettegolezzi accompagnarono quella che passò alla storia come una delle più torbide faccende familiari di tutti i tempi… calunnie e maldicenze certamente non apprezzate dai fratelli di lei, tra cui un Cardinale della Romana Chiesa Cattolica Apostolica, Conte di Gerace, salito al soglio cardinalizio per intercessione della casa d’Aragona e di Castiglia. I fratelli per soffocare lo scandaloso rapporto con il maggiordomo diffusero la voce della sua follia cosicché lei ed i suoi bimbi, forse del suo secondo marito, Antonio, vennero rinchiusi nella Torre dello Ziro, e quivi lasciati morire di fame, ma secondo alcuni trucidati (anno 1510?); Antonio Bologna invece, in un primo momento scampato alla cattura, cadde per mano di un prezzolato tagliagole. Giuseppe Lorin, per Rosso Venexiano -Teatro
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