Scritto da © Manuela Verbasi - Sab, 07/11/2009 - 02:01
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Non è che sia sempre stato
scritto il 22/09/2009 alle 08:14
Non è che sia sempre stato, questo spazio allacciato v'erano grigi e piazze, con scalini ci sono stati Autore » © taglioavvenuto |
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"Abbiamo portato tutti i mobili nel sito, preparato a festa la sala grande per accogliervi... vieni di là?" Invitò Manu, fiera del suo nuovo salotto. "Sìsì, vieni di là. io ci sono già, anche se un po' inesperta e pasticciona (vero, manu)? La poesia è davvero bella, come tutta la tua produzione che seguo con interesse" aggiunse lunasepolta, con aria sbarazzina e con un bellissimo taglio di capelli. "Io penso, taglio, che la poesia non può tradursi in una ricerca da scoop. Ci può essere questa forma, questo stupore da esperimento linguistico, ma non possa poi tradursi come dominante della stessa.
Per cui, alla fine, il tentativo non potrà mai completarsi - altrimenti lo scoop non resterebbe tale. , restando così lì a mezza strada tra un essere e un apparire. Una bandiera a mezz'asta. Potrebbe, se ne fossimo consapevoli, annunciare con tale gesto la morte della poesia. Ma ciò costituirebbe un'altra contraddizione con noi stessi, perché di essa ce ne faremmo scudo. Questo è il mio parere." Soggiunse con aria seria ormedelcaos, già seduto in poltrona, e accavallando le gambe in segno di concentrazione. "L'importante è che adesso sia azzurro, questo spazio. Il grigiore del passato serve a rendere più splendente la tinta del presente” disse ThrasHAleXiS, con un’aria felice e un po’ svagata, osservando il bellissimo colore delle tende nuove di Manu. "Anche a me colpisce il passaggio dal grigio all'azzurro, che trovo veramente un'esperienza interiore esaltante (se ciò che vediamo è in fondo ciò che già è dentro di noi) su cui riflettere." Disse ventodimusica, cercando in giro con lo sguardo se ci fosse un pianoforte. "Continuiamo la conversazione, cari annamaria e walter, come se non si fosse mai interrotta ed il caffé di anna altro che splendid. Walter, tu puoi vederci contraddizioni e scoop, ma io già ti dissi che per me l'uomo è una freccia lanciata ogni minuto che vive, muore e rivive; in sostanza tanti ma tanti passaggi. la poesia, o rappresenta questo, i vari tentativi e le loro presentazioni, o è altro: uno strumento come un'accetta, un rasoio, un bacio, una carezza. anna, sempre delizioso il tuo caffé!" Soggiunse Taglio, senza accorgersi che la tazzina che aveva in mano era vuota, dato che Anna- vento non aveva versato nulla, e il caffè lo stava preparando Manu nella sua nuova cucina. "La freccia, per viaggiare, ha bisogno di uno spazio da attraversare, e quindi anche un tempo da percorrere. Inoltre di una forza che la muova dal suo stato di inerzia. Sono, quindi, almeno 4 variabili che come minimo occupano la scena” e così dicendo Walter-ormedelcaos si accese una sigaretta. "Ci invaghiamo del sudore dei nostri sforzi, per 10 o 100 calorie disperse, spesso chiediamo il riscontro, mi annoio come un cane senza osso nel pensare che abbiamo tanta energia sprecata non utilizzata e distrutta dentro noi stessi, tutti. Mi annoio nel credere che non ci possa essere un domani nei nostri accumulati sforzi. Io credo nel tempo e nella forza cinetica che primariamente ci ha visto nascere. L'imprinting cinetico esistenziale incombe su tutti noi. Ciao taglio" E così, entrò in salotto anche Mao-Matris, facendo a tutti un cenno di saluto. "Certo, Mao!! Che bello quello che dici! E se non fosse così bello vivere per vivere, che ci vivremmo a fare?? Parlo di noi, proprio di noi, qui, a prendere il caffè da Manu” disse ventodimusica, e continuò: "Vedete, oggi fuori al balcone ho trovato un geranio screziato, piccolo piccolo, non so se ci fosse anche ieri, ero di fretta forse quando mi sono affacciata, ma oggi c'è. E se io non lo guardassi, non ci sarebbe per nessuno." A questo punto orme disse, sbuffando il fumo alle sue spalle per non dare fastidio a vento: "Ci sarebbe per le api, Anna, ci sarebbe per quella "volontà di potenza" della procreazione, l'impollinazione, direbbe Schopenhauer." E allora Gabriele-taglio, punto sul vivo: "che la freccia non conosce perché è freccia, cioé non soggetto? Ma l'uomo-freccia è al contempo soggetto ed oggetto, (concetto conchiuso in quanto potrebbe raccontare solo la propria storia) oppure, come mi pare tu sostenga, è agente-oggetto (agente nel significato di intermediario, quindi avente una parziale conoscenza)? " E orme replicò: "Già la nascita implica una storia, implica almeno che un dio, o che due esseri umani abbiano concupito. Nasciamo già eredi di un passato e ci spingiamo verso un futuro. In tale prospettiva rappresentiamo, nella oggettività dell'osservazione, una successione e non un evento singolo. Ora, preso a base il tuo esempio della freccia, dovremmo chiederci innanzitutto se quella è la nostra freccia. Nostra e solo nostra." E qui Anna con aria provocatoria, ma sempre cercando il piano, per avere un appiglio: "Non c'è possesso, non è nostro niente. Siamo freccia e siamo ape. Senza l'io che conosce dov'è l'oggetto? ...e ripetiamo all'infinito tutto ciò che è stato già detto e concepito prima di noi. Non scopriamo nulla, eppure in questo momento la storia siamo noi e scopriamo tutto per la prima volta." "Quindi sarebbe più opportuno parlare di un frattale e non di una freccia, diresti, Anna? “ e orme cercò un posacenere per spegnere il mozzicone , ma forse Manu non l’ha ancora comprato, pensò. E taglio: "Il frattale però è statico" E orme, gettando il mozzicone nella piccola pianta accanto al divano: “È che dobbiamo separare la questione fenomenica da quella esistenziale per poter parlare dell’essere, e di una pienezza dell’essere, in ogni epoca storica. E da tale punto di vista non possiamo considerarci, avendo l’automobile o l’aereo, più completi dei greci al tempo di Platone. In sostanza noi stiamo ripetendo quelle loro esperienze di vita, quella loro pienezza dell’essere. Da questa gabbia non possiamo uscire, massimo potremmo avvicinarci a loro e a coloro, come Nietzsche che tu indichi, che hanno continuato quell’esperienza piena. Quindi ci muoviamo con le nostre esperienze riflessive e sensoriali nei nostri piccoli frattali, i quali riproducono, a nostra misura, i più grandi frattali (ideali) della storia dell’umanità." E vento, un po’ triste per la mancanza del pianoforte: "Sisisi grande caos, mi pare che tu abbia espresso il concetto avvicinandoti ad una certa chiarezza espressiva. Anche l'immagine del frattale può essere d'aiuto. E nel tuo discorso lo è." "E’ pronto il caffèèè!!!!!” Arrivò Manu , anticipata dal profumo, e tutti si avvicinarono per assaggiare finalmente il caffè veneziano…
©ventodimusica |
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