Giordano Criscuolo e il gioco dell’equilibrista
“Come su un solco di Morrison Hotel” (Arduino Sacco Editore, 2009), il nuovo romanzo di Giordano Criscuolo, è in stretta relazione con il precedente “Le parole che non scrivo” (Il Filo, 2008), per i temi affrontati e per la passione che impregna queste candide pagine di inchiostro.
Il protagonista, Cristiano, è un blogger. Racconta la sua vita e le sue emozioni attraverso il web, e i fogli virtuali diventano un luogo lontano in cui poter sfogare il proprio veleno.
L’autore evoca con malinconia la magia che solo un passato “ingenuo”, spoglio dell’artificiosità di un presente assente, riesce a regalare con naturalezza.
La storia di questo romanzo è un pretesto. Ciò che conta è il potere dell’emozione, il suo fluire, il suo divenire anima.
Canzoni-cult ( E ti vengo a cercare, Love affair, Pelle) accompagnano la vita del protagonista, sostituendosi alla voce del narratore, che, davanti al dolore, necessita della musica, culla ovattata in cui soffocare il proprio pianto.
Criscuolo si cimenta anche con temi delicati, in particolare la droga, dimostrandoci che la vera trasgressione, in un’epoca che non è più rock, è la stabilità.
“Come su un solco di Morrison Hotel” è un libro che profuma, dall’inizio alla fine, di qualcosa che si è perso nel tempo.
“Cosa sono in questo momento? Un equilibrista mascherato da Pierrot, un funambolo del presente.
È proprio così che mi sento:
in bilico,
come su un solco di Morrison Hotel” (p.67).
Mariella Soldo
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