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L'ombra dell'amore

 

Dai, parla,
come profuma la tua voce,
dimmi fiumi di parole
che fanno sognare.
Se mi sfiori il braccio
Si sprigiona un uragano
Nell’aria silenziosa
E ritornano versi
a lungo cercati.....
“ amore, come gode il mio cuore” .
Se non mi parli
L’ombra danza,
non vi è amore.
Non vi è nulla.
Sento il vento
Che si slancia,
L’ombra avanza.
Ci sono amori
che vivono per un minuto
O per l’eternità.
            Renato Finotti    

Baci di carta

Ah quanti baci di carta
ti ho dato mia musa.
quante frasi d’amore
ti ho scritto
ti bacio...
ti bacio...
ti bacio...
quanti fogli di carta
di rime amorose
ti bacio...
ti bacio...
ti bacio...
quanti baci
baci di carta
ma quando ti bacio ?
quando davvero ?
tu sei
la mia rivoluzione
quando apriamo il fuoco
mia musa ?
                  Renato Finotti

Vele

 
        Vele che partono insieme
        gara gioiosa
        seguita da occhi
        di sole.
        Bimbi che corrono
        sulla sabbia bollente.
        Vele confuse
        spuma di mare
        gioia di un cuore
        che sa donare amore.
 
                        Maria Dulbecco

Il gabbiano

Da “ Il gabbiano Jonatan Livingston”
Di Richard Bach 
“Quei gabbiani che non hanno una meta ideale e che viaggiano solo per viaggiare, non arrivano da nessuna parte e vanno piano. Quelli invece che aspirano alla perfezione, anche senza intraprendere alcun viaggio, arrivano ovunque. 
(per arrivare) tu devi innanzitutto persuaderti che ci sei già arrivato
pag.72 e, per lui, mettere in pratica l’amore voleva dire rendere partecipe della verità da lui appena conquistata, qualche altro gabbiano che a quella verità anelasse”
 
Mie considerazioni:
   
     Il desiderio di volare sempre più in alto, come il gabbiano Livingston, porta inevitabilmente ad una solitudine non voluta.
     Infatti lui desidera che gli altri lo imitino ma questi presto si stancano e lui resta solo a cercare di raggiungrtr la meta e forse la delusione di non essere emulato farà sì che lo scopo non venga raggiunto neppure da lui.
    Quando vedo i gabbiani volare basso sui fiumi sporchi e a stormi raggiungere cumuli di rifiuti alla ricerca del cibo, vorrei cercare l’autore del libro e fargli notare come l’adattamento dei gabbiani li ha fatti scendere così in basso.
Quanti pochi Gionatan, proprio come gli uomini: la maggioranza sono quelli che si azzuffano per strapparsi tra loro quei rifiuti con grinta e cattiveria.
 

Consuetitudine

 

Toccare il cielo
Con dita leggere.
Poi scivolare giù
Per scale di fuoco.
 
           Danila Corlando

 

I pulcini di Bruzolo

 

Quando giocano a pallone
i pulcini di Bruzolo
sono forti
son veloci
sincronizzano i passaggi
e fanno gol.
Non temono gli avversari
son decisi
sono uniti intelligenti
tutti per uno
uno per tutti
è grande gioia
veder giocare
i pulcini di Bruzolo.
Che emozione !
il mio cuore è felice
con occhi a lacrimare
quando fanno gol.
Non c'è juve
Non c'è toro
quando in campo giocano
i pulcini di Bruzolo.
W  W  W .
 
renato finotti .

 

Piccoli incontri

Piccoli incontri,

lievi alchimie,
luce battente e bianca
di un’aula senza bimbi
e noi
noi,
con anime appese a un filo,
come panni chiari
sciorinati al sole,
cantiamo la vita.
                           
      Danila Corlando

Poesia

Ed è il bianco di un verso,
strappo irreale,
che esplode luminoso,
fra le ceneri fioche
di un mondo ormai sommerso.
 
Voglia di urlar parole
in un tempo di vecchi,
nel travaglio di sogni
cancellati e riemersi
 
Gli squarci dentro l’anima
che nessuno guarisce,
gridati al vento,
vive voragini d’amore.
 
Rintocchi a festa,
scorribande infantili
e trilli di allegria
nelle tante parole
che mi affollano,
premono,
aggrappate al chiarore
 
                  Danila Corlando
 
 

 

Noi ragazze dagli occhi di vento

Noi ragazze dagli occhi di vento
Avevamo fiori rossi tra i capelli.
Correvamo sfiorando farfalle
E spargevamo lucciole intorno.
Avevamo mani lunghe e sottili
E le braccia fragili e forti
Che stringevano il mondo.
Contro il petto ansante
Molle d’emozioni e rugiada
Portavamo cesti d’albicocche
Profumate di sole.
Noi ragazze dagli occhi di vento
Piangevamo lacrime amare
Che si asciugavano all’aria
E bruciavano come sconfitte.
 
                    Danila Corlando

La zia

I racconti lunghi, sembrano, non raccogliere gradimento ma ho voglia di presentarvelo. Ha vinto un premio a Mestre nel lontano 1983:
                                    
                                         Zia. La chiamavo zia ma in realtà non eravamo neppure parenti
 
Era venuta ad abitare vicino a casa mia da circa dieci anni.

Vedova, abitava da sola. Quando era arrivata aveva già settanta anni ma non li dimostrava. Agile e deliziosa, si vestiva con cura, le piaceva condurre una vita confortevole e dignitosamente vivace.

È proprio vero che gli anni non si misurano dalla nascita ma dall’aspetto e dallo spirito che una persona conserva dentro se stessa.

Eppure aveva avuto una paralisi facciale, qualche anno prima e il suo cruccio era quella bocca leggermente storta che ogni giorno, guardandosi allo specchio, cercava di correggere. Con un po’ di trucco leggero e garbato e un po’ di ginnastica facciale inventata da lei, ci era riuscita, si avvertiva appena e la sua vita scorreva tranquilla.

              A ottantasei anni, la guardavo ultimamente in quel letto rivolta spesso a guardare le due foto ben incorniciate ed esposte sopra il comò: una del marito, da tempo scomparso, ed una dei suoi passati trent’anni.

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