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blog di Giovanni Perri

senza titolo

Riconosco il paese dal colore dei muri
e dai mattini di dura mollica
dal volgere lento arabesco dei figli
che guardano i padri e dalle nuvole

Esserci

e quando dici -non parlare, ascolta
tieniti in questo nucleo di buie nominazioni
qui non si compie nulla, eppure
la tua lesione è uguale alla mia,

senza titolo

A te le mie figure le mie fragilità,
alle tue croci i chiodi della pioggia
e ori e macerie per i tuoi diavoli al culo:
siamo sul tempio sbagliato,

senza titolo

Non devo menzionare la poesia, la miope la bugiarda:
neanche la sua porta piena d’ombre
la soglia cardiopatica il suo ciglio
erboso numinoso, il cigolio;

senza titolo

Mi chiedo se è proprio da qui,
da queste lampade in carta di riso
che è uscito il piccolo incendio,
oppure l’incendio era là, sul cappotto

senza titolo

prima ti parlo con l’orto di mio padre, che anch’io per poco ho faticato:
le cose che non vedi, i miei raccolti, sono messi così, per te, nella tua mano:

una sera di pioggia

Camminava piangendo ed io non ebbi il coraggio
di chiederle perché piangesse.
Aveva i capelli della madre, l’eco delle volte affrescate:

Sentinelle

dietro è ciò che resta, ciò che abbiamo abitato:
detto perché tornasse a riprenderci.
Corpi convocati eccovi soglie rientrate,

Angoli

vorrei tradurre piano la gioia:
fermare il mappamondo con un dito,
mettere casa in un fosso di sabbia dove
scorpione e sagittario si amano:

Come

invecchia bene il tuo sorriso,
tiene ancora quel vizio di nascondersi
dentro una guancia, partire come
da un batticuore, turbare una malinconia.

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