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blog di Franco Pucci

La tonaca nera e il crocefisso di maiolica

[Non so perché per i vecchi ricordare
sia il copione più facile da interpretare
quando si è sollecitati sul proscenio,
sull’assito, a recitare scampoli di vita.
O forse è desiderio di mettere a nudo

10 - Monte Stella (la piccola montagna di Milano)

Tante piccole macerie ricordo di una Milano piagata
ricoperte di terra e innaffiate dalle brume ottobrine
ciuffi spaesati di verde malato faticosamente spuntati
lassù sulla cima di quella falsa montagna cittadina.
 
Era nei giochi bambini un’ardua montagna da scalare

Mi racconto un sorriso

Ho il cuore altrove
 
I pensieri hanno il fruscio
delle ali di un colibrì
innamorato della corolla,
non il respiro possente
del rapace che in tondo
sorvola la sua preda.
Catturo iridi ammirando

8 - Milano, la nebbia e tu

il Naviglio scorreva livido quella sera
sottili strati di nebbia come bianco polistirolo
attutivano ogni palpito d’amore, impallidivano le parole
 
noi, ombre bislacche sotto la luce gialla del lampione
danzando un’improbabile walzer di un juke-box lontano

Il circo dalla pista quadrata

[inseguo da tempo
una nuvola riottosa]
 
           lassù
 
con ali di carta vetrata
sfilaccio cieli di bambagia
tramuto cirri in sogni

Quel che è rimasto (tra i forse e i perché)

clochard.jpg
forse…
è rimasta
una briciola
di cielo
un coriandolo
d’azzurro
tra i denti
di un sorriso
vorace
 
forse…
un mattino
tra le piaghe

Io di te

Io di Te 2.jpg
Eh, sì.
 
Nel refolo che spira stasera c’è la tenerezza
dell’alito caldo che coccola il mio sonno.
 
Di te.
 
Ho il sorriso che mi accoglie quando
tetragono all’ammainar delle vele in porto

Attimi bruciati intorno al falò

Scendeva lenta.
 
Una nuvola di polvere bianca
inargentava il verde della laguna.
Acre l’odore che l’accompagnava
mentre tingevo i polpastrelli.
 
Cenere?
 
Il tuono sopravanzò il lampo

Dietro l'uscio ti attende

Prima di togliere il chiavistello
e contare le mandate della porta,
assicurati di avere nel taschino
l’orologio dell’ignavia incatenato.
 
Pietas è lì.
 
Prendi fiato, come ogni giorno

A che gioco giochiamo?

E’ un gioco perverso, questo.
Ci siamo rifugiati come ogni notte, quando la neve tarpa le ali,
sulla gobba del nostro arcobaleno nascosto da nubi dispettose.
Da lassù la nostra valle si rispecchia nel cristallo dei tuoi occhi

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