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blog di ferdigiordano

I marciapiedi sbilenchi

 
 
Mi ravviva l’accanto dei passeggi.
S’incontrano tipi senza saluto e l’abbandono
apre mani che nessuno vede.
L’ansia si affranca e gode da un occhio
la vetrina che irride ogni presa d'atto.
 

Di solita

 
 
Durante la luce, si parla di corpi: la sintassi dell’ombra
è per frasi oscure che fondano il libro
delle proiezioni (io sarei un fuoco, per dire; tu, l’istante
in esecuzione). Parrebbe un buon inizio, questo

Salerno (tra noi)

 
Credimi: c’è del tenero
tra la periferia e il cielo. Magari solo si toccano
le guance; dove le labbra mostrano con pudore
le screpolature, sono orizzonte; sottile,
con garbo. La passione nel profilo come una mancia.
La cortesia del vento fa il resto.

La transigenza della morte

 
E’ una filigrana della vita, controluce si vede
lo scomparso apparire nel dono sovrano. Lo rende
non falsificabile, per cui la vita è vera non passeggera.
Credo esista. C’è e, se non ci fosse, non sarebbe

Le fondamenta del seno

 
L’impianto sormonta la cantina del torace, ricovero
dell’angelo sulla cordigliera delle anche. Colli d’ocra
procedono d’argilla come vasi di pane. L’esempio
del pane chiarisce, ai neonati, il lievito del siero

So che verranno altri pianeti

 
La notte àncora i battellieri con le sue cime
ai porti. Le bitte accese sono alte: so che

Nunc dimittis (continua - insieme, se Vi va)

Ora lascia che vada, Signora, come a
prenderti in parola. O non ci sono
o sono troppo discreto nelle costole
del giorno. Non appaio. Non mi vede
la stanza segreta che abitai come foglio, il divano
erudito alle pieghe, la doccia come improvvisi
aghi di gelo.

A che ora ci sarà il timore

 
La paura è un ricovero, in fondo. Il frontespizio
della spinta è solo la caduta, non già ferita
e non ancora muro. Si vede l’urto
prima che si instauri la durezza del colpo
dov’era il sorriso. Si coprono i denti,

Tombolo

 
Che mi dite del caos? Ancora esprime la storia, credo.
Tutte le circoscrizioni che ebbero un momento
di gloria, stanno a pezzi sui residenti. La storia è
in macerie; mostra le ossa, pulisce continuamente
il periostio del pensiero, si innesta

Come sedersi sul pianeta di fronte

 
L’universo è cieco,
non muto. Quasi mai racconta tutto il percorso,
solo tracce nebulose. Dovremmo invitarlo a parlare,
dovremmo riconoscerne la voce. Sarebbe utile chiarire
perché fanno rumore le sue pietre miliari. Hubble

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