Scritto da © ferdigiordano - Ven, 23/03/2012 - 14:45
Mi ravviva l’accanto dei passeggi.
S’incontrano tipi senza saluto e l’abbandono
apre mani che nessuno vede.
L’ansia si affranca e gode da un occhio
la vetrina che irride ogni presa d'atto.
S’incontrano tipi senza saluto e l’abbandono
apre mani che nessuno vede.
L’ansia si affranca e gode da un occhio
la vetrina che irride ogni presa d'atto.
Si tengono per mano fino alle pedonali, i marciapiedi
che si addossano a spalla case e serrande. A volte
nei portoni s’adombrano, cercano il pudore
degli ascensori o s’inerpicano per gradi esagerati,
che si addossano a spalla case e serrande. A volte
nei portoni s’adombrano, cercano il pudore
degli ascensori o s’inerpicano per gradi esagerati,
chiusi al cielo chiuso,
dove sarebbe incanto un marciapiede
con una scalinata spudorata di trascorsi.
I marciapiedi sono clamori rapidi, pentecoste
che sopporta la pasqua di passanti
nell’ora mobile concessa.
Mostrano squame sbilenche dove i motori tramano furiosi
e i tuoi passi maledicono l’inciampo
come stupore arriva all'affacciato.
che sopporta la pasqua di passanti
nell’ora mobile concessa.
Mostrano squame sbilenche dove i motori tramano furiosi
e i tuoi passi maledicono l’inciampo
come stupore arriva all'affacciato.
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