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Fuoco

Che altro?

Arde l'acero tutto
fiammeggia verso l'azzurro
spettacolare dono d'autunno.

E non fa fumo!

Vita d'azzardo

Lirica di Vittorio Fioravanti

Povero di calore
il vicolo tra case chiuse
preso l'aveva in consegna
alla morte del padre ucciso
lui la madre e i suoi tanti mariti
nell'incastro di salde pietre
tra spazi infranti
in cenere e tanta polvere

Matita a pastello tra le dita
viola il suo primo colore
appreso da lividi e graffi
per le percosse subite
e rosse tracce di sangue
sparso sul banco grigiastro
dalle ingiuste ferite

Nascondeva chi fosse
nello straccio bianco sul volto
grosse chiazze vermiglie
su i suoi jeans blu-marino
gialle scarpe d'acciaio ferrate
per scalciare caviglie

Una moto montava arancione
sapendo usare i suoi mezzi
con gesti duri di persuasione
per riscuotere i pizzi pretesi
in tutto il rione
da portare ogni sera al patrigno
garante muto di protezione

Poi l'errore e lo sgarro
d'una notte fra scaltri rivali
finita a botte e a legnate
verde di bile il ghigno
la mano armata e lo sparo

Diciotto anni di vita d'azzardo
e altri diciotto tetri da fare
dietro una nera
porta sprangata
rinchiuso in galera

Ottobre 2006

Frontiera

 

Di sbieco prudono rancori e stalattiti
in questa tiepida mattina d’ingresso ai morti
l’anima si squadra di tanti nonsocché
è una baraonda che va all’assalto all’assaggio
spericolata derapata in faccia al moloch
sbiellano le attese e i catechismi
contano solo decisione e intensità
nell’incoscienza di prendere il volo
un vivere maleducato insofferente
una schitarrata alla hendrix
un mordere seni smodato e cannibale
stantuffare ansimi alla Frontiera
bersi una sorsata avida in faccia ai crepacci
rischio e piaghe che bruciano
febbre e fantasmi
fiato caldo dal naso dei bufali
a bruciare l’orizzonte.

 

 

i pazzi ridono di notte

Intorno a me follie bellissime
rovesciano la mente
e mi schiantano nel buio
ad imparare l'assurdo.
I pazzi ridono di notte
e non importa il gioco di una rima
o la croce di un mondo
che condanna.
Più ridono del rumore
del loro orizzonte,
mentre abbracciano ghiaccio
e confuse lacrime,
più intrecciano libertà
ad alberi e saggezza.
Pure il mio spirito
è gola e bocca
per carestie di ragione.
Noi, maledetti nel sangue
e nel midollo,
sappiamo rotolare tra gli abissi
e ritardare il grido della morte,
stringendo tra i denti altri cieli.

 

Filastrocca di Halloween

The_Nightmare_Before_Christmas

(immagine presa nel web)

 

S’accendon le zucche
s’indossan parrucche
svolazzan mantelli…
questa è la notte dei monelli!
Biscotti e dolcetti
dolce glassa sui confetti
 miele, zenzero e vaniglia
già aleggian… che meraviglia!
Di fantasmi le lenzuola
strappan brividi e urla in gola
pipistrelli e streghe nere
coloran la notte come bandiere.
Se nel buio ti avventurerai
ossuti in frack incontrerai
che a braccetto vanno a spasso
 di cenciose dame facendo chiasso!
 

 

piccoli cose di poco conto

ar/rese

 

 

prendi i miei abiti, dammi i tuoi
scambiamoci i tepori, scambiamoci le idee
mettiamo in riga le pianure, i fiumi
e i pioppi perpendicolari

tu la livella, io l'accidentale

 

 

Guarda le stelle

                Guarda le stelle
                Mia Musa
                Senti come fanno
                Silenzio
                Pensami
                Ti penso
 
                                 Renato Finotti

come quando mi sono innamorato di te

Il pensiero di te accompagna
la mia giornata.
Deve essere che ti amo
se la mia anima sussulta
solo nel menzionarti.
E quello che mi disturba è
non trovare le parole
per raccontare la Vastità
del tuo Universo.
Chissà cosa racchiudi nei
tuoi buchi neri!
Chissà cosa palpita
nei tuoi silenzi cosmici!
Sei Immensità allo stato puro,
e guardarti mi rapisce,
mi conduce in dimensioni
sconosciute dove perfino
le Stelle, intimorite
 

si prostano.

Anime ultime

I
 
Signore, io sono il sasso.
Quello che sul Golgota reggeva il tuo passo
e precipitò inerte nella Tua salvezza.
E sono quello che colpì Abele
ed inerme officiò il suo sangue sacrificale.
 
Sono il ciottolo, Signore,
che armò la fionda di Davide
e una Nazione intera mi vide conficcato nel suo futuro.
Sono il sasso dei Tuoi mille universi
e delle Tavole inascolate che urlano le Tue leggi.
 
Sono il fango e la roccia
e contengo immagini che raffiguro estratte con maestria
e reggo oceani con la loro vita
e terre con cui copro la loro morte.
 
Sono la selce e la ferrite,
la sabbia e la roccia,
sono il primo viaggiatore interstellare
quello per cui ogni mondo è il Mondo!
 
Ma allora, Signore, mio Signore che mai mi calpestasti,
perché lasci che dicano: "Hai un cuore di pietra?"
 
 
II
 
Sì, sono la pietra! Dio mio, sono la Pietra:
delle mille e mille voci che ascolto intense
io ne ebbi nessuna, solo suoni sordi o tonfi.
Ho anime diverse, eppure le contengo tutte.
 
Ogni cosa dell’umana genia con me sopravvive
per me si testimonia oltre la sua tomba

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