Lirica di Vittorio Fioravanti
Povero di calore
il vicolo tra case chiuse
preso l'aveva in consegna
alla morte del padre ucciso
lui la madre e i suoi tanti mariti
nell'incastro di salde pietre
tra spazi infranti
in cenere e tanta polvere
Matita a pastello tra le dita
viola il suo primo colore
appreso da lividi e graffi
per le percosse subite
e rosse tracce di sangue
sparso sul banco grigiastro
dalle ingiuste ferite
Nascondeva chi fosse
nello straccio bianco sul volto
grosse chiazze vermiglie
su i suoi jeans blu-marino
gialle scarpe d'acciaio ferrate
per scalciare caviglie
Una moto montava arancione
sapendo usare i suoi mezzi
con gesti duri di persuasione
per riscuotere i pizzi pretesi
in tutto il rione
da portare ogni sera al patrigno
garante muto di protezione
Poi l'errore e lo sgarro
d'una notte fra scaltri rivali
finita a botte e a legnate
verde di bile il ghigno
la mano armata e lo sparo
Diciotto anni di vita d'azzardo
e altri diciotto tetri da fare
dietro una nera
porta sprangata
rinchiuso in galera
Ottobre 2006
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