Scritto da © Anonimo - Lun, 26/10/2009 - 22:26
I
Signore, io sono il sasso.
Quello che sul Golgota reggeva il tuo passo
e precipitò inerte nella Tua salvezza.
E sono quello che colpì Abele
ed inerme officiò il suo sangue sacrificale.
Sono il ciottolo, Signore,
che armò la fionda di Davide
e una Nazione intera mi vide conficcato nel suo futuro.
Sono il sasso dei Tuoi mille universi
e delle Tavole inascolate che urlano le Tue leggi.
Sono il fango e la roccia
e contengo immagini che raffiguro estratte con maestria
e reggo oceani con la loro vita
e terre con cui copro la loro morte.
Sono la selce e la ferrite,
la sabbia e la roccia,
sono il primo viaggiatore interstellare
quello per cui ogni mondo è il Mondo!
Ma allora, Signore, mio Signore che mai mi calpestasti,
perché lasci che dicano: "Hai un cuore di pietra?"
II
Sì, sono la pietra! Dio mio, sono la Pietra:
delle mille e mille voci che ascolto intense
io ne ebbi nessuna, solo suoni sordi o tonfi.
Ho anime diverse, eppure le contengo tutte.
Ogni cosa dell’umana genia con me sopravvive
per me si testimonia oltre la sua tomba
e dentro la stessa.
Sono la roccaforte che lo difese dai suoi assalti
e resse l’urto delle me stesse a catapulta.
Non mi ferii, ma scheggiata giacqui sui corpi morenti
ed al sangue mischiarono calce per le Tue cattedrali.
A battaglia acquietata fui Santa
e come Santo perpetuo il Tuo calendario
fino alla fine dei giorni:
immortale, berché il Tuo Paradiso non è fatto di me.
Ma allora, mio Dio, Dio degli Esseri in vita ed in morte
perché non mi hai concesso fiato?
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