Nel tuo respiro ho trovato il mio amore.
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C'era una volta (mia madre)
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© Emozioni
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Domani
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Cose Così (sabbia)
Sei piovuto sulla mia terra
fecondando i pensieri alla mia sabbia
così lontana dall'eco del mare
Le tue pareti scoscese e le mie valli
strette a pugno di silenzio
esiliato tra le dita
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Incarnazione
in uno scarlatto sfogliarsi di papaveri
ogni passo è un reciproco carcere
e tutto l'amore che porta:
giorno per giorno ripete le piaghe
che sfugge al piede deviato dal valgo.
nella sessualità del tempo invisibile.
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Haemophilus influentiae
Non ti sopporto più, sai?
Piccolo, Fastidioso, Irritante Bacteria..
Sei entrato spingendo e ora resti li..
con la bocca piena a grattarti la pancia
ridendo sprezzante di ogni mio inutile tentativo di fuga..
mi stringi, mi agganci.. tenendomi alla gola come un coyote ferito e incazzato..
non ti è bastata la mia aria.. no..
hai voluto il mio equilibrio.. lanciandomi a terra contro lo spigolo..
non ti è bastato il sangue, non ti è bastata la disperazione..
cosa vuoi ancora?
Ladro, ladro di carne.. Ladro..
e il solo pensare di dover dormire ancora con te..
.. averti dentro ..
. B a s t a r d o .
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alba e tramonto nella memoria
Quando il colore diventa memoria, confonde l'alba col tramonto ed il sogno con la realtà..... che non sta...... nel mio pugno chiuso
Odo Tinteri
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I tre uomini in treno/ 1
Il tassì portò l’uomo in grigio dall’aeroporto alla stazione Termini. Scese inforcando il paio d’occhiali scuri che aveva con sé. Il treno per Firenze, Bologna e Milano sembrava che lo stesse aspettando. Obliterò il biglietto come indicato nel foglietto informativo, comprò in fretta due quotidiani e due riviste, e prese posto nell’ultimo scompartimento dell’ultimo vagone. Dentro c’era soltanto un giovane. Ci fu un saluto formale, mentre l’uomo in grigio accomodava il suo piccolo equipaggio sulle reticelle, sotto le quali poi decise di sedersi, accanto alle quattro pubblicazioni acquistate.
La stazione era un formicaio umano. Padre e figlio, scesi trafelati dal treno locale, corsero a fare i due biglietti per proseguire per Milano. Il treno che procedeva da Palermo era già in stazione, sul binario assegnato. Persero tempo per la necessaria obliterazione, un’operazione che l’uomo in blu - "...en su puta vida!" pensò - mai s’era sognato di dover fare. Che cavolo era mai un’obliterazione ...andare a farla al cesso? ...o magari in una cappella con un segno di croce? ...boh! Per fortuna, o per caso, un carabiniere senza neanche i due baffi ci aveva pensato ad eseguirlo per loro. Clic-clac! ...non c’è di ché, disse ...un dovere, nient’altro!
Giunsero finalmente sotto la fiancata del lungo treno, e senza pensarci due volte abbordarono il primo sportello trovato aperto e salirono, trascinando dietro i bagagli. Nello scompartimento a destra c’era posto per tutti, e quindi entrarono proprio lì dentro, salutando con un chiassoso...
- E’ permesso?.. Leggi tutto »
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A questa luna
di Roberto Furcillo
A questa luna introversa
che disdegna di illuminare le ombre.
A questa luna lunatica
che non si allunga più sugli angoli
delle mie mura sbriciolate,
ora annerite, un po’ammuffite.
A questa luna cieca
che rende il mio nero ancor più nero.
A questa luna pigra che non ha voglia
di colorare di bianco il mio bianco
e il mio rosso di rosso.
A questa luna risentita
disamorata ed assente
quasi offesa, indolente,
che si nasconde dietro nuvole uggiose.
A questa luna ormai stanca
che non sopporta teste chine
e nasi appesantiti di innamorati svogliati
che non sognano più abbracci rubati
nei campi di grano
e mani vogliose
frugare sull’acre frutto nascosto
e sentir mugolare la lupa solitaria.
A questa luna che non si tuffa più
ad illuminare il pozzo
dove ormai languono desideri
tristemente avvizziti.
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