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Vecchio specchio

Specchio

dai bordi molati
d'argento raggrumato gli angoli
incorniciato in minute
cornucopie di gesso dorato
ora giallo sporco e screpolato
m'hai visto crescere.
Di sbieco e di profilo
trovo il centro ancora lucido
e ti guardo per cercare
con smorfie strane
di vedermi al meglio
in questa vita.
Così tra le rughe tue e mie
inganno e rubo il tempo
andante lento, lo piglio
mentre l'orologio della piazza
batte la sera, la palpebra cede
e si fa fessura arrossata l'occhio.
La penso forte, quella e
più non mi sento divenire
vecchio.

finchè avrò vita

Peccatori

ti hanno
inchiodato
a una croce
Pentiti
ti hanno
appeso
ad un muro
per millenni
perché il ricordo di quel misfatto si perpetuasse ogni giorno  a redenzione della loro meschinità. Oggi ritorna l’abisso e ti schiodano da quel muro bianco
come se avessero ormai scontato il loro peccato e non avessero più bisogno
di te.
Ti giunga il mio urlo pietoso ti giunga il mio grido accorato ,siamo sul bordo di un precipizio in equilibrio instabile, dacci la mano tiraci fuori dal fosso
dipingi
di rosso
quel muro
appena
il primo
fariseo
provi a
staccarti
brucia
la carne
della sua
mano
che gli
resti
impressa
la tua
croce
come un
tatuaggio
indelebile
che sia
marchiato
a vita
per la sua
colpa che
si rinnova
in una
seconda
crocifissione
dalla quale
non potrà
più redimersi
Io taglierò
la mano
di chi oserà
scenderti
dalla tua
croce
e lo farò
ogni giorno

Ho parlato a lungo con...

Ho parlato a lungo con le sulla sulle guance dei sul corpo dell’amato.
Alda Merini
 (elaborazione dal verso della poetessa)
 
Ho sempre avuto un gran rispetto per le mani quali strumenti essenziali della nostra vita.
Appena entriamo in questo mondo, espulsi dall’utero che ci ha nutrito e cresciuto per nove mesi, oltre al pianto che ci libera i polmoni e che ci consente di riempirli per la prima volta d’aria, agitiamo le piccole mani ancora rattrappite dalla lunga posizione fetale, quasi per farci notare:
“Ehi! Sono qui, sono arrivato, ci sono anch’io, non vedete, non sentite?”
Con queste piccole mani, grandiosi strumenti che ci hanno permesso di elevarci al rango d’animali pensanti, il bambino è pronto ad affrontare tutte le sfide, tutti i pericoli, tutte le emozioni, tutte le sensazioni che la vita ha in serbo per lui.
È pronto a diventare uomo!
Cominceranno con il cercare il calore del corpo che l’ha generato, per poi aiutarlo a suggere il seno per trarne l’alimento essenziale per iniziare la sua corsa verso la vita. Già adesso, insieme ai vagiti, comunicheranno a chi lo accudisce amorevolmente, quali sono le sue esigenze vitali.
Mano a mano che l’organismo si sviluppa, le mani cominciano a prendere coscienza di sé, prima in maniera goffa ed inconcludente, non riuscendo ancora a coordinarsi. In seguito saranno sempre più sicure e capaci ed afferreranno tutto ciò che si presenta nel loro raggio d’azione, per saggiarne la forma, vederne il colore, sentirne il sapore.
Sta iniziando la “conoscenza”.
Quegli strani strumenti che la natura gli ha fornito, all’estremità di due propaggini articolari, divengono sempre più capaci d’operazioni complesse, sotto la supervisione del cervello.
Inizia la fase creativa.
Prima, semplici tratti senza senso e misura, pastrocchi di colori, calati sulle superfici più disparate.
Seguiranno i primi segni intelligibili, prodromi remoti della futura scrittura che lo renderà libero ed indipendente, perché padrone di comunicare anche con persone lontane  e con culture diverse con quel sensazionale strumento di circolazione delle idee che è stato il libro, dall’antichità mesopotamica, fino ad oggi ed anche per il futuro.
Nel suo continuo divenire culturale, i suoi strumenti di carne ed ossa, saranno i veicoli delle più disparate manifestazioni del suo intelletto.
Con esse sarà capace di forgiare gli elementi della natura a sua discrezione e per il suo tornaconto, sarà capace di trarre dalla terra, da cui è nato ed alla quale ritornerà, i frutti per il suo e per l’altrui sostentamento.
Sarà capace di edificare opere civili e d’ingegno tali da farlo peccare di presunzione, arrogandosi la qualifica di Creatore.
Sarà capace di compiere azioni mirabili e nefande.
Le sue mani potranno allo stesso modo e tempo, scorrere su un pentagramma per comporre melodie immortali, ascoltando le quali tutti gli uomini si sentiranno più uniti e scorrere su grandi fogli tecnici per progettare e poi realizzare micidiali strumenti di morte, che creeranno odio e disamore.
Le sue mani saranno capaci di prendere con infinita dolcezza i più indifesi fra noi, e carezzargli il volto con tenerezza ed allo stesso tempo saranno in grado in un impeto di lucida follia di togliere la vita, anche a chi si ama.
Le mani, anch’esse, sono un simbolo delle sue contraddizioni.
Le sue mani, sapranno essere anche uno straordinario strumento di trasmissione dei suoi sentimenti, quando con esse abbraccerà i suo cari, i suoi amici, i suoi nemici e la persona che lo amerà.
Quando sarà giunto il momento di ripetere l’eterno itinerario della vita, egli carezzerà con le sue mani l’appassionato corpo della sua compagna e lo predisporranno ad accogliere in sé il seme che germinerà nel suo ventre un altro piccolo essere che piangerà ed agiterà le manine, esattamente come aveva fatto lui tanti anni prima.
 
Tutto questo e molto altro ancora è il “frutto” delle mani.

Assemblaggi concreti di luce per uomo

 
 
Da lassù si può rotolare a frotte a spanne
dove cade la peluria ai gatti
sui comignoli
indiscreta mascolinità delle case
che brama la sera per fecondarla di casi.
 
Non solo amo le tegole e i colmi in vetta
ma reputo impossibile che non vi passeggi luna.
Quel clap clap d’avanzo che applaude un sonno terso
la funzione intrinseca alle mani d’ogni raggio
ricercato
se pure occluso
di rapirti dalle fessure e saziarsi con dita rette
intingendosi negli occhi
quel sottrarre aromi ai perdifumo per aversi sartie al cielo
quell’inchiodare neri con diamanti di luce all’assito petulante
quell’ansia degli alogeni fatto clamore sugl’intonaci gonfiati
quel riverbero sui dagherrotipi dei nonni apparsi in dote
quell’eco di una verd’età che morse il mondo
qui ingrigita e sazia:
 
la vecchia mansarda ha orizzonti fiochi
e si fa largo nella ressa delle stelle.

Tramonto

Solo nel tempo in cui il sole si ferisce
spargendo rosso sangue tutt'intorno
il cielo lo lascia andare.
Il mare, solo, lo raccoglie Leggi tutto »

Domani

Domani ti porto via
dove si vede delle stelle solo la scia,
dove non esistono confini
ma immense spianate di profumati biancospini.
 
Domani ti porto via con me
dove i brutti pensieri non possono entrare
in una casa piena di giochi e panni da stirare,
dove la mattina anche se fuori piove
a me basta il tuo sorriso per capire

Nella pioggia promessa dell'alba

lampione sull
Sono uscita nella pioggia promessa
dell'alba, l'anima macerata
da nascosti sguardi, sassi affioranti
nel fango, lucide liquefatte
scintille in un cielo di cenere.

Un soffice velo di silenzio
senza ambiguità, quanto alla fine
dei versi l'inevitabile spazio,
smussa orli spigolosi e mi consola.
Persino il vento si è calmato e spinge
incontro al viso le ultime folate,
esuberanti bizze d'emozione.

C'è una strada

C'è una strada
corre come il taglio di un machete
corre sull'isola
e a volte qualcuno
la percorre
ma non sempre.

C'è un sole
che la ombra
con le foglie dell'erba
di un deserto tiranno
e con i cactus ebbri di succo
di cocco e di rum
e polvere
tanta polvere.

E ci sono camion
che portano pezzi di luna
sotto coperta
e attraversano Margarita
sino alle sue spiagge spezzate dalle onde
del Caribe.

E ci sono donne
che suonano il violino
che aspettano nel bar della costa
il battello per il paradiso
una mi ha chiesto se ero io
il venditore di Yucca e di Papaya
e io le ho detto di si.

A4ismi

 

(2007-2008: seconda ed ultima puntata)
 

13-Incidenti domestici
Da bambino sono caduto dalle scale.
Ma non è come pensate voi.
Sono atterrato su della criptonite.

14-Ritratto
Oggi mia figlia m’ha fatto un ritratto...
...Sono un padre modello!

15-Sillogismo
L’amico del mio nemico è mio nemico.
L’amico del mio amico è mio amico.
L’amica del mio amico è interessante.

16-Gadgets
Figlia - Io ho il berrettino delle Winx, il portapenne delle Bratz, lo zainetto delle Pixie.
Padre – Io ho il vassoio di Capitan America, l’asciugapiatti di Tex Willer, il sottopentola di Che Guevara.

17- Genio
Vorrei essere un genio
e vincere il Nobel per la Fisica
come… Frank Einstein.

18-Per una teoria dell’emigrazione
Senza di me, la città natale ha decuplicato il suo PIL.

19-Salvataggi
Una cordata di banche e imprenditori mi può ancora salvare.

20-Basic Instinct
Nemamiah - Non so niente di te.
Sharon - Sai che non porto le mutandine.
Nemamiah - No, intendevo... Come te la cavi con le lasagne?

21-Radici
Sono di origini venete,
ma mi sono ormai occidentalizzato.

22-Attori
Quasi trent’anni fa, un regista mi disse che il mondo degli attori è fondamentalmente diviso in due categorie.
Quelli che scopano pur di recitare, quelli che recitano pur di scopare.

23-Terza legge della bloggodinamica
La creatività e la produttività di un blogger ex single sono inversamente proporzionali al numero di
giorni passati da blogger single e sono direttamente proporzionali al numero di giorni di
fidanzamento. Leggi tutto »

Sogni color arancio

E' l'ora di punta, come un brulicare d'insetti la folla mi schiaccia e mi spinge là dove non avevo intenzione di andare e mi ritrovo ad osservare una bancarella che vende legumi nei sacchi, ma io cercavo mandarini. Ho atteso con pazienza l'autunno per tornare a sentirne il profumo acre ed inebriante e il sapore dei suoi morbidi spicchi e poi amo il loro colore... strano forse a dirsi ma queste piccole sfere arancioni mi riportano alla mente, nonostante siano un simbolo dell'inverno, paesaggi afosi ed accecanti, evocano i versi surreali di Garcia Lorca o gli "Arlecchini" del periodo rosa di Picasso...

La folla nel frattempo si è diradata, vedo in lontananza una bancarella della frutta, mi avvicino alla cassetta dei mandarini e, dopo averne preso uno, ne aspiro la fragranza. Poco dopo torno a casa con un chilo di piccoli, gustosi sogni color arancio.

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