Scritto da © Anonimo - Mar, 10/11/2009 - 20:00
Da lassù si può rotolare a frotte a spanne
dove cade la peluria ai gatti
sui comignoli
indiscreta mascolinità delle case
che brama la sera per fecondarla di casi.
Non solo amo le tegole e i colmi in vetta
ma reputo impossibile che non vi passeggi luna.
Quel clap clap d’avanzo che applaude un sonno terso
la funzione intrinseca alle mani d’ogni raggio
ricercato
se pure occluso
di rapirti dalle fessure e saziarsi con dita rette
intingendosi negli occhi
quel sottrarre aromi ai perdifumo per aversi sartie al cielo
quell’inchiodare neri con diamanti di luce all’assito petulante
quell’ansia degli alogeni fatto clamore sugl’intonaci gonfiati
quel riverbero sui dagherrotipi dei nonni apparsi in dote
quell’eco di una verd’età che morse il mondo
qui ingrigita e sazia:
la vecchia mansarda ha orizzonti fiochi
e si fa largo nella ressa delle stelle.
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