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Uomo della strada

Sono un uomo della strada. Ma non da marciapiede. Vorrei tenere un profilo basso. Ma non di basso profilo. Diciamo... una modesta semplicità, un’aurea mediocrità. Aurea? Facciamo un’argentea... Vabbè, facciamo plumbea. Un po’ bronzea, al limite. Diciamo...una semplicità ramificata. A volte potrei apparire anche stagnante, come una sana economia matura, col fiatone rispetto alle economie emergenti. Em-ergo. Me-ergo. Merda! Ma che dico? Ergo-me. Ergoman....come Eminem. Mi staro facendo una mina? Dio mio! E che diranno Milva e Ornella Vanoni? Cercherò di essere... Ergo... nomico, piano, semplice, lineare, rettilineo. Anche un po’ rettiliano.  Crostaceo.  Celenterato.  Unicellulare! Ma con tre o quattro carte Sim.

(novembre 2007) 

sacro è l’occhio di venere o della geometria del primo ciclo dopo l’ultimo


sabata - suzan lee
… il poeta, in genere, se si frappone tra il raggio del sole ed il muro intonacato, ancora candido, di una casa al mare dell’estate, può, in date circostanze di spazio e di tempo, proiettare la sua vera natura di lupo famelico. È una specie di legge fisica, che si accompagna ad un mix di robe naturali proprie della natura stessa della poesia. Essa infatti necessita di un buon pelo a difesa dei consumatori abituali di best seller da supermarket e non contiene in sé la forza propulsiva di un ottimo prodotto di piccolo scrivano italico. Il fatto è che siamo in italy, ma pure in altri luoghi succede la stessa identica solfa, dipende dagli orari, naturalmente, e dalla capacità del sole ad irradiare i raggi giusti. A dire il vero anche le dimore hanno la loro fondamentale importanza: prova a proiettarti su una capanna di sterpi o sulla nuvola frastagliosa in un similvillage da club esclusivo. Qui, in effetti, la poesia ha sempre avuto più problemi, perciò pure il poeta avrà problemi.

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Ossessione

Seguace d’ossimori
paradossi ed iperbole
ossequio sagace
psicosi e ossessioni

Sono ossiuro di ventre
ossia verme tra versi
e genero ossigeno
aria in pelle e su ossa

Ho Piantato Il Mio Seme, Rincalzato Il Terreno

Ho piantato il mio seme, rincalzato il terreno
e nutrito al mio meglio la speranza di gioia.
Macerato d'attesa mi struggo in silenzio
nel lunghissimo autunno e nel buio d'inverno.

Nel mio cuore la pianta ha già invaso lo spazio
ma là fuori la vita sta imponendo il suo prezzo:
spero solo che il sangue che verso per lei
la faccia fiorire come ho visto sa fare.

Con pazienza infinita le presto ogni cura
sperando che il fato mi consenta di nuovo
di essere presente quando certo in futuro
tornerà anche lei alla sua primavera.

      loripanni

Urlo

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Orofiorentino

Il compendio della vita

il rovo dei tuoi no
che mi stringe il petto
i fianchi le caviglie
rendendo vano ogni mio impulso
pensiero o sogno e ficca le spine
sin nelle mie intime voglie
fa di me un vacuo indumento
di lustrini sonagli e nastri
alla fiera autunnale
serotino compendio della vita.

Ha un machete Hemingway

 

Ha un machete Hemingway
taglia le noci di cocco
sulla strada per Valencia
ha la pelle nera
un dente in meno
ma sorride.

Il nome glielo ha dato
un prete spagnolo
quando lo ha trovato
sotto una pianta di banane.

Ha un machete Hemingway
ti da una cannuccia per bere
e sorride
anche se ha un dente in meno.

Sua moglie ha un sedere grande
e due figli che corrono tra le strade
dei Ranchos al limitare della foresta,
uno sta con una banda,
ma suo padre
non lo sa.

Taglia le noci di cocco Hemingway,
ma non scrive libri o poesie
nemmeno per il suo pappagallo sordo
sulla strada per Valencia,
ma ha un cuore grande
ed una moglie dal culo grande
e pesca
a volte con un filo un amo
e un bullone come piombo
ma non i Marlin
e non vive a Cuba
ma sulla strada per Valencia
per pochi bolivar ti da un sorriso
e una noce da bere
come la vita.

c'est quoi, alors?

ce sont quoi alors mes larmes                                      cosa sono allora le mie lacrime
gouttes d'un sang trop vide                                          gocce di un sangue troppo vuoto
pour rougir                                                                  per arrossire
ce sont quoi alors mes rèves                                        cosa sono allora i miei sogni
si n'ont mème pas te lévres                                          se non hanno nemmeno le tue labbra Leggi tutto »

Barche

di Odo Tinteri

Firenze, giardino di Boboli

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Strade e rumori prima d'arrivare,
 vetri brumosi, manichini, pezzi
e mattoni antichi contro il cielo
mentre passi distratti di gigante,
 i nostri, restano intorno ai giardini
desolati quando, qua e là, mute ombre
e inutili colori sfumavano
 subito dagli occhi. Volti di pietra
smembrati e sporchi su scale al sole.
Giovani dei, mangiavamo brina
e musica condita di risate,
progettando danze scomposte in orlo
alla vasca del cavallo alato.

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