Pegaso
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Tutte le donne del vecchio Daniel
Ha pochi denti Daniel
la pelle bruciata dal sole
riccia la pelle
ma limpidi gli occhi di Daniel.
C'è un pellicano che lo cerca
sul ponte della nave alla fonda
un pellicano con un'ala nera
come i peccati di Daniel.
Racconta le sue storie
mentre pesca con il filo
e un bullone per piombo.
Mille e mille donne
bionde e nere
rosse e poco sincere
le mille donne che ha avuto
e poche quelle che ha amato davvero.
Figli tanti
qualcuno ruba
qualcuno studia
qualcuno si è perso
in un giorno di tempesta.
Ora pesca con un filo
su una barca che non sa navigare
ed una negrita
a volte lo viene a trovare
come il pellicano
come i suoi ricordi
persi nel mare di Maracaibo.
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Nuda
- Blog di Bruno Amore
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Se una notte d'inverno un viaggiatore
Questa poesia si appanna
come i vetri di un bar della stazione
al fischio delle nuvole di fumo
della sua macchina per il caffè.
Un uomo vi si affaccia dalla nebbia,
guarda, entra poi sbottona il suo soprabito
mentre si posa l’umido del vapore
su tutti questi inquieti andare a capo.
Un fischio secco di locomotiva
si leva alto da un’altra nuova strofa
dove si annota un torcersi degli occhi
degli avventori al banco
e ai tavoli di alcuni giocatori,
chiuso il ventaglio della carte al petto.
Si assomigliano tutte le stazioni
della nostra provincia,
le loro macchine-espresso nei bar.
Di carbone un pulviscolo tuttora,
dopo così tanti anni,
nella loro aria aleggia.
I lampioni non bastano a schiarire
oltre uno sbiadito alone
e tu che stai leggendo non afferri
a che tempo appartiene la stazione
della quale io racconto.
Ma una sera d’inverno un viaggiatore
si aggira come un’ombra nella nebbia.
Non ti è detto se arriva. Forse parte.
Forse attende un convoglio che non c’è,
si è perso in altri abissi, in altri tempi.
Qui tra i binari di ieri e di oggi
c’è di treno un odore che rimane.
© francesco ballero http://www.francescoballero.it
questa poesia è stata ispirata dall'omonimo libro di Italo Calvino
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Una donna
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Eppur s'arrizza.
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W. F. L.
Genial Loid, sono sempre aggiornato sull'inglese.
Astracan, mi ha detto di ritirare la posta, io l'ho messa in acqua e sale.
Mi rendo conto, il brio non c'era, la strisciata che feci dopo, sul pavimento del salone, lontano dalle occhiate strette di vanto delle gestrici del casino, dove sovente, portavo la posta, destò stupore estremo, mi chiesero perché, io dovessi manifestare rabbia a quel malcapitato di Astracan e la proposta era rivelante il mio accorgimento, sapevo di aver creato un circolo vizioso, per mia scelta, vivido e frizzante, solo per mia causa e sollazzo.
Sapevo si, di rendermi antipatico ad Astracan, ma, non potevo predire il momento in cui mi avrebbe chiesto il conto.
Appunto mi chiedevo di gratificare il saldo.
Non dubitai, non mi soffermai ancora a pensare ad altro.
Mi diressi con precisa volontà nel solaio, dove un letto mi aspettava sempre nelle ore d'inverno, a cercare il foglio su cui stava scritto il testo firmato da me, non ci credevo.
Vivido mi fermai..
non proferii parola alcuna prima che il vento dei miei pensieri alimentasse il mio poco conto, la mia disistima.
Indietreggiare, no, non si poteva.
Scalfire con protervia i passi neanche un po, mi sollevai a rendere omaggio alle mie decisioni nel mentre i pantaloni mi scesero fino a rendermi il passo impossibile.
Mi sedetti, solo, i miei pensieri sul bordo del letto atrocemente perplessi, gli occhi sgranati sul soffitto. Le contrazioni che sovvennero mi lasciarono appena il tempo di pensare.
Sostenni tra dendo il mio fisso pensiero, il mio primo racconto addensandomi stretti i quadricipiti avvitandoli al mio corpo.
Poi di slancio mi spostai, per privarmi della luce che penetrava dalla finestra, che dava sul cortile.. allucinato mi aspettavo di sciogliermi dal gaudio, quando mi accorsi che nella foga di pensare a come sbarcare il lunario, avevo messo quella schedina magica tra le bollette non pagate. Leggi tutto »
- Blog di matris
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Non sembra, ma vivo.
Eppure vivo, respiro, anche se col fiato corto
centometrista sfiatato che crolla a due passi dall’arrivo
vuoto dentro alla ricerca disperata di un appiglio
dove appendere le poche parole rimaste.
Ho steso l’anima ad asciugare sperando in un sole benigno
nel frattempo indaffarato tolgo le spine dal cuore,
volgo lo sguardo distratto al mondo che scorre la sotto
e ritiro la scaletta di corda ranicchiandomi sulla mia nuvola
- Blog di Franco Pucci
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Vorrei
Vorrei avere un paio d’ali
per volare con l’immaginazione
e raggiungere la più grande delle emozioni.
Ma le convenzioni tarpano le ali
alle mie aspirazioni.
Vorrei un palloncino colorato
per soffiarci dentro tutti i miei sogni
e lasciarli volare trasportati dal vento.
Vorrei un enorme foglio bianco
per poterci scrivere in grande le parole
che escono dal mio cuore.
Forse vorrei troppe cose...
Franco
- Blog di Franco61
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Se un giorno tu dovessi.... andare via
Ricordi quella rupe
a Lanzarote
rivolta la sua spiaggia
alla Graziosa?
Ricordi che dicesti:
“Se cadessi”?
Allora ti risposi: “Io,
ti seguirei”.
E ancora oggi io
ti seguirei,
nulla senza te
sarebbe uguale,
se un giorno tu dovessi
andare via.
Volando allora io
ti seguirei.
Piuttosto che restare
qui a contare,
le notti che non portan
più mattini,
verrei via insieme a te
amore mio,
e insieme a te
io lì...
continuerei.
- Blog di fabiomartini
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