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Perle scelte dalla redazione

a segno di sinfonia, nel giorno del ritrovarsi, tra sospiri ed onde vere

come
vento nuovo a
forzare la mia notte
arrivi mantello di 
luce
tra uno spiffero di 
quasi felicità
e un sole a forma di 
sogno 
che conquista
vince

La presenza - di Danila Corlando

            
Eri fiore di campo,
linfa sottile
ai giorni sgranati
come divini misteri.
Eri limite stabile
al mio divenire,
pietra pesante,
assenza di vento

Astu visto? (hai visto)

“Tasi mona de un cocai!”
 
Certo che ho visto mio gabbiano saccente
avessi le tue ali non morirei così al tramonto
tra il mare che nereggia e il sole che strazia
le ultime pennellate d’azzurro che respiriamo.
 

L'attimo perturbabile

 
non sapevo di quelle preziosità un po’ alticce
rimaste  lì dove le hai spedite
 
rilette nel respiro sospeso
parlavano di un tempo da confondere
di uno spazio revocabile
e di notti  da stringere in baci

Lacrime di gioia


Stella di latta appesa ad un filo
spuntato dal bavero sdrucito
d'un vestito troppo stretto ereditato
penzolo nella vita che mi è data.
Feci sogni arditi scapestrati alquanto
e restarono miraggi nebulosi intanto
quando al limine di quest'arida distesa

viola (sentire)

 
 
 
è alle cinque della sera
che inizia il buio adesso
progredisce svelto
in quei violetti che sono parte al nero
imitano cartoline i monti
(che perciò posso dire) adagiati sul mare
fari contrari negli occhi
e serpenti nella voglia di tane

Sei la parola

Sei la parola.

55- Dell'età delle terre

Finché qui vi mi si consenta vorrei
connetter i lunghi della neve
com’appar bianca la parola o prisma
d’un corpo ch’ivi si produce.
 
Partisco l’essere in tre punti:
 
a) l’inesperienza ingenua

anche senza amore

 
 
Ti sia data l’aria con le picche del vento
nei capelli insorti
soprattutto una rivoluzione ancora
e ti sia data l’acqua
con il suo repertorio di mosse esclusive
dove eccede la sete e la gola inquieta.

Sono stupito

Sono stupito dalla potenza del male e del dolore,
dallo svanire di un ricordo, di un amore,
dal perdersi delle foglie in un viale d’autunno,
dal morire di un dio, dal desiderio del mio io
di spegnersi senza far rumore
quando più atroce è la fitta al cuore,
quando più è assurdo il puro esistere

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