blog di amara

 

Lo so che non passi più
 
Ti ho aspettato tanto
Ti ho aspettato morta
per succhiarti il respiro che discoma

 

Il lungo e gioioso mistero
si è risolto in quattro colpi d’ala:
 
a due era già caduto il velo

 

Nessuna maniera di sentirsi pieni
per più di un’ora
ogni sessanta minuti un vuoto si spalanca
spaccando tutto lì dove si apre

 

Si accostavano le persiane di cucina
quando sul nostro tetto il nero
manteneva la promessa del diluvio
 

 

Il tempo del silenzio
è una sfida a mani alzate

 

ricompone

 

toglie

 

Di noia spicca e richiama
nubi senza peso
sul tavolo del sole
intento a colorare il filtro
 
Sfuma
S’arrosa

 

Guarda-  una volta qui era tutto un confine:
piccole forme di legno a demarcare i gesti
cuciture all’imbocco

 

Non degradare in carne questa malinconia
non pizzicarne il punto rosso
lasciala muovere bolle tiepide di sangue

 

 

Quell’usignolo sotto casa
mi sta rapendo il sonno
perché è lui a gridare primavera
 

 

Il sonno del giglio perde bianco
tra l’erba
che nel giorno ha ferito
quel labbro in cerca di un suono