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poeti maledetti

Notte e giorno

Sai del luogo

 
Sai della neve gialla che prende la ginestra.
Sai anche della sua avvenenza leggera. Mi chiedi

Anch’io ho avuto i raggi

 
Sei o sette anni, non di più. Non è durata
a lungo. I raggi aggrediti dall’ossido in piena

Ché i cuori

Visi: dio, non vi fossero visi!
Fossimo ammassi di carne e ciglia:
apri e chiudi. Tremuli nelle apparizioni. Solari
come suol dirsi: una botta e via.

Il cognome viene in seguito

Da una rupe, magari, da un gesto
di gelo imperterrito, quasi
un proscioglimento
fu consegnato il corpo
indicatore temporale di prese

Petalo nel Vento

petali.jpg
 
 
Ombre lievi di foglie e grani di luce, ciò che rimane
poi si perde lontano come un canto soffiato a mezza gola

Calabrone

 
Così ho visto il calabrone: pece, le paratie
di zinco lucenti, fatica da aviatore zavorrato.
Nessuna notte gli somiglia eppure vola

Prese di forza

 
Su questo tavolo girano le mie corbellerie.
Le poggio qui e là, ma sono cervi volanti o talora

Quipo

 
Nodi, nodi e poi ancora
no, di quanto si abbatte sulla sfera, direi:
scioglie perfino i monti dai profili

Mia barriera, libertà tu

Mia barriera, libertà tu
che tieni ancorato il fondo
rendi azzurro il cielo che la pelle naufraga e la rischiari
la notte di luna piena

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