Scritto da © ferdigiordano - Lun, 12/05/2014 - 10:33
Da una rupe, magari, da un gesto
di gelo imperterrito, quasi
un proscioglimento
fu consegnato il corpo
indicatore temporale di presenza. Poi,
la forma iniziale tornerà
come dopolavoro dei batteri.
Nulla a che vedere con i percorsi
dei bus, luminosi sul frontespizio
delle piazzole, ma noi stessi percorsi
da eliche come Suez o Panama.
Le mie vene sono trasportatori,
nastri di mare rosso aperti al volo
il cui corallo è un sole portentoso.
La vicenda dell’attraversamento
è quanto mi fa noce o istrice
o selce o falce. Chi può dire
che ora sono? Per un momento solo
può darsi tutto insieme, il cognome
viene in seguito, dato dalla voce
più robusta del suo esodo.
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