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Poesia

Il lascito degl’incontri.

Non verrò quando venire porta altrove
parto invece con il sollecito del nuovo
che accontenta il cuore
e mi viaggia di conserva la speranza.
 
Sono ai binari di tutti i treni che già sanno
che di là si attraversano le stagioni che non conosco
dove mettono ali misteriose le strade del colore.
 
Ma non io, io no, non conobbi le rotaie della luce
le vidi ferme, le vidi sovrastare i viaggiatori
diritte lame al solo trapasso
dei vetri senza ombra.
 
Eppure tra la fretta e l’andare
ha luogo il conto rovesciato dei ricordi
quasi che tra il petto e gli occhi
stia voluta una battaglia di ruoli
il primo a vedere oltre
i secondi fissi sul lasciato qui
dietro l’imposta del certo sono.
 
S’è fatta l’ora delle valige quando suona
alla porta il lascito di un incontro.

Su nuvole rosa

Su nuvole rosa volava questo amore
volava alto, verso l’alto
sull’onda del sole,
era amore di alta società
ad alta voce lo chiamavo,
si è poi infranto
l’altimetro dell’amore
e dall’alto  cadde,
cadde per alto tradimento
e dall’ora ha lasciato
il mio cuore chiuso male
sbatte porte e finestre
come un giorno invernale
con nubi grigie
grigie e nere.
 
renato finotti.

Amore sotto le stelle

sabbia bagnata da corpi distesi
danza pagana di festa notturna
ombre cinesi che seguono il ritmo
amori dipinti su scogli muschiati
 
la luna decide i cambi di passo
muovendo a piacere il flusso del mare
spettacolo lunare eppure avvincente
amanti lucenti di riflessi argentati
 
mentre le scie della notte stellata
sfilano veloci a morire altrove
le stelle ammirano dal palco lunare
lo spettacolo eterno dell’amore
 

Due giugno di Alessia

Feriale incantesimo ai lieti monti
dell'anima: panneggiare chiaro
del cielo a inazzurrarsi di cobalto
a fare una veste per Alessia. Poi,
in men che non si dica, spicca
in volo il gabbiano per il mare
a specchiarsi sulle cose di sempre
e sta infinitamente presso
le nuvole grandiose in armonia
col tutto accarezzato nel segnacolo
di conchiglia con dita affilate.
Prosegue il tempo sulle vette
dell'anima e sta tutto nella camera
della mente di Alessia, le librerie
le mensole, una lettera ricevuta
scritta con incerta grafia.
 
E tutto accade, epifania di pioggia
a bagnare di Alessia il viso
senza lagrime: arriva Giovanni 

Che amore è

 
spesso son come petali le tue dita
al viso che mi metto
per rubarti carezze che non merito
e se trascuro il gesto degno
di conquistarmi quell'affetto
s'armano d'artigli aguzzi tutto a un tratto
subdolamente mi colpisci forte
come serpe letale celata in un cassetto.
 

Ballo con la mia ombra

Ballo con la mia ombra:
proprio lei che non mi lascerà mai,
che mi seguirà per sempre,
che saprà essermi fedele;
si distenderà con me,
si nasconderà nella luce,
per non morire ancora,
per rinascere nuova,
con un raggio di sole.
E adesso ti bacio,
mentre sul piatto gira,
un vecchio lento,
di antiche emozioni.
Mia cara ombra,
ed io che non ti avevo mai amata,
ora so che ci sei;
eppure non parli,
non lo farai mai,
ma saprai essermi fedele,
amarmi per quel che sono,
e non maledirai d’avermi conosciuto,
e seguito per una vita intera.
Eri bambina e giocavi col sole,
mentre già mi nascondevo nel buio,
oh mia cara ombra,
ti chiamerò col mio nome,
avrai i miei occhi,
due mani ed un viso;
il perché lo sai:
non merito d’essere luce,
sarò io a seguirti..
da oggi,
per sempre.
 
Alessandro Lisbon
 
 
(pubblico questa poesia di Alessandro Lisbon,  poeta giovanissimo che non c'è più, perchè sia ricordato)
 

Lettera a mio figlio ... un angelo

Fra incubi e dormiveglia
dopo l’alba ti ho sognato questa notte.
Donna di una certa età passeggiavo
spingendo una carrozzina,
sorridevo, e ogni spesso, guardandoti
ti accarezzavo, riempiendomi di te.
Camminavo tranquilla e serena.
Sentivo sguardi di donne e bambini,
leggeri mormorii quando qualcuno
si chinava per guardarti
e non ti vedeva.
Non mi sentivo strana.
Soltanto una mamma
con il suo bambino.
“E’ strana poverina
non c’è nessuno nella carrozzina”.
“Non sono strana, mio figlio
mi è stato portato via.
Ora sono mamma di un angelo”.
E continuavo a passeggiare
con il mio angelo.
Sono ancora una mamma.
Mi sento ancora una mamma.
La mamma di un angelo.
Ti voglio bene angelo mio

Parlami

Parlami.
Il silenzio ferisce più di mille parole.
Insultami, non lasciare la tua rabbia appesa ai denti.
Ho riempito mille spazi bianchi con parole inutili
che avrei voluto dirti e poi ho cancellato.
 
Ma tu parlami.
Riempi la distanza che avvicina l’odio all’amore
con le parole che avrei dovuto dire.
Il tuo silenzio rimbomba dentro di me
come il tuono che annuncia un temporale.
 
Parlami.
E potrò asciugare le mie lacrime
al sole delle tue parole.
 

La triste sconosciuta.

un vento tiepido mi ha strusciato
oggi la pelle
dal gusto marino al fior di tamerici
oppure era ginestre gialle
rigogliose e tante
quelle che attraversava per toccarmi
forse non lo saprò mai
quel biondo crine che
lo stesso vento lieve carezzava
ad un convegno pareva camminare
quelle unghie curate lucide scarlatte
coprono artigli in egida contratti
avrà un drago del cuore
o uno che l'attende negli anfratti.
c'era un vuoto intenso profondo
in quelle finestre verdi allungate
le ciglia facevano velario ad ogni istante
come il sipario di velluto quando
alla fine dell'ultima scena viene tirato
dietro il recitante.

Spettri

E’ il tempo sospeso
quello che il silenzio indossa
tonaca di una vita in punta di piedi.
Occhio di giglio la Luna
veste le pietre eterne
di versi luminescenti.
Questa notte le onde
Infiora di sguardi.
Le lampada rosse
brillano ancora tremanti
nel delirio degli spettri
disegnati sul velo delle acque…

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