L’uomo in grigio / 1
Era in volo da oltre sei ore. Sull’Atlantico, che sotto di lui brillava come un vasto lago tranquillo. L’aereo di linea seguiva la rotta di sempre, alto tra le rade nubi bianche di quel giorno luminoso. L’uomo in grigio stava seduto nella poltroncina assegnatagli, accanto al finestrino. Aveva rimosso il nodo della cravatta nera, e non aveva toccato la coppa di prosecco postagli accanto dall’hostess in azzurro. Aveva sua madre in mente. L’ammirava facendo il segno della croce, tutta vestita di scuro con un guizzo di luce negli occhi dietro gli occhiali. Era morta da ieri. Da ieri aveva finito di tribolare, nascosta sotto falso nome nei dintorni di Bologna. La madre del pentito scappato in America.
L’uomo aveva lo sguardo stanco, quando decise d’abbassare la tapparella scorrevole del finestrino, privandosi della vista meravigliosa della sponda d’Europa ormai prossima, con Lisbona sotto di lui come un gioiello. Voleva restare coi ricordi di mamma, con l’odore del pane fresco e del mirto, il sentore di casa in una via d’Agrigento. Anni d’esilio non avevano cancellato nulla. Neanche l’ultimo gemito del padre morto ammazzato, e del fratello. Né l’occhiata di don Calogero ai funerali. Il suo abbraccio. Leggi tutto »
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Tzunami
Lirica di Vittorio Fioravanti
S'era appena voltato
ormai sottomesso
all'incombente liquido muro
Dilatati gli occhi atterriti
il bambino cercava la madre
che lo inseguiva sgomenta
giù dalla spiaggia
le braccia aperte
Era sceso a piccoli passi
curvo a raccogliere gialle
conchiglie schiuse
Un minuscolo dorso bianco
sotto un sole lontano
mentre vigliacche
nuvole grigioscure
scappavano all'orizzonte
Anche i cani fuggivano
e le vacche
avevano preso in fretta
il sentiero del colle
C'erano grilli sul dosso
Volavano via gli uccelli
e oltre il fosso le rane
in lunghi salti
Il flusso s'era appena ritratto
come marea inattesa
oltre i limiti usati
e il bimbo a piedi nudi
s'era incauto inoltrato
a cercarvi i tesori svelati
lasciando fragili orme
tracce incerte di mani
nell'umida rena
Tra le frasche intanto
s'allontanavano serpi
ed insetti
mentre la gente affollava
la sponda ignara
Non erano neanche le dieci
di quella mattina
Sulla risacca
s'era alzata improvvisa
livida l'onda immane
spumosa d'insana rabbia
per la razza umana
Troppo tardi quel nome
urlato invano
La donna incontrò il figlio
appena un attimo prima
ma quell'abbraccio
se lo portò via la violenza
sfrenata di tutta quell'acqua
2004
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L’ esodo
Lirica di Vittorio Fioravanti
Aride lande
abbandonate in fretta
luci spente e orizzonti ignorati
persi dietro la poppa
della scarna carretta
in fondo a un mare nemico
Branchi d’esseri umani
infreddoliti di fame e miseria
la paura repressa negli occhi
e l’ansia fra gli stracci nel petto
spinti a cercare una sosta
con l’unghie un approdo qualunque
al miraggio d’una costa ostile
Corpi bruciati dal sole
e dal sale che corrode le carni
senza più alcuna speranza
fuggiti dai gelidi regimi
della violenza e il terrore
verso un peggiore destino
Esodo d’una gente
colpevole d’essere nata
Come sempre è avvenuto
sotto il giogo inumano
dell’uomo perverso
ossa che vanno incontro
alla fossa che le raccolga
nel riquadro d’un ghetto
un confine di fili spinati
una squallida camera a gas
la fornace d’orrida brace
un filo nero di fumo grasso
E’ il passo nel buio di chi
non ha altro più in testa
che un’ansia insana di pace
la voglia ammalata di liberazione
il rifiuto alla vita impossibile
un no disperato rimastogli in gola
un andarsene insieme agli altri
senza nemmeno voltarsi indietro
Ma a voltare le spalle invece
siamo tutti noi che restiamo
cercando di non vederli
Febbraio 2003
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E ora piango
Lirica di Vittorio Fioravanti
E ora piango l'incerta
stagione dell'idillio,
quand'era tutto
promessa acerba
e niente sapeva
così di maturo.
Febbraio 1961
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Giro di boa
Lirica di Vittorio Fioravanti
Hanno occhi umani
i gabbiani che affollano
la boa ancorata in aprile
Neanche si spostano
al fendersi l'onda
sotto l'ossuta prora
della mia vita vissuta
Compio l'ennesimo giro
remando ormai lento
per mantenere quel ritmo
che possa ancora per poco
sostenere il mio polso
Risalgo controcorrente
il canale percorso
sovrapponendo immagini
semisommerse nel fondo
della riva di fronte
I volti cari dei figli
le membra più amate
panorami di terre e di mari
di città e di quartieri
parole e suoni stranieri
il canto della mia gente
La mia solitaria regata
volge al traguardo
linea netta affilata
tracciata da quella sponda
ma non c'è intorno nessuno
ad attendere il mio finale
Forse neppure la morte
un teschio dietro la maschera
bianca di gesso
con una lagrima stanca
Fondamenta deserte
qualche passante sui ponti
turisti in piazza
io solo
Così non potrò mai sapere
l'ordine del mio arrivo
nessuno davanti a me
né dietro la scia di spuma
che sto lasciando da vecchio
sullo specchio increspato
dell'acque della laguna
Morirò sfinito sul remo
contro l'estremo pontile
e solo allora - forse -
s'alzeranno in volo i gabbiani
sull'ormai inutile boa
del tredici aprile
13 aprile 2003
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Assolo
Lirica di Vittorio Fioravanti
non sono solo
lo so che non lo sono
ma suono solo
Febbraio 2004
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Nella luce che filtra
Denso un poema di fede
su accenti di note gravi
d'un liturgico canto
S'eleva intenso
un coro vibrante di voci
nella luce che filtra
dalle vetrate accese
d'un'astrale cattedrale
giù tra gl'incastri a colori
fra le vesti e le mani
corpi ed alberi e siepi
attraverso ali schiuse
d'angeli e d'uccelli negri
volti di santi e beati
e visi allegri di bimbi
Trascritte parole
scivolano in gotica calligrafia
nel raggio obliquo
che s'insinua e s'espande
lungo vaste navate
e tra colonne incupite
su strie consunte
di grosse lastre di marmo
tra i piedi accomunati
di fedeli in ginocchio
chini di fronte all'altare
Lama affilata di splendore
tra un filo breve di fumo
su un bianco cero spento
accanto ad un messale
le pagine sfogliate
come da un improvviso
soffio arcano di vento
Maggio 2007
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Tre armadi
Lirica di Vittorio Fioravanti
I
Sommosse vinte
aperti armadi gonfi
di vesti rosse
II
Virtù sommesse
socchiusi armadi pieni
di vesti smesse
III
Sommerse vite
rinchiusi armadi vuoti
di vesti perse
Giugno 2003
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Un'ombra tenue sul cuore
Lirica di Vittorio Fioravanti
T'accostasti al piacere
con l'inespressa supplica
che ti fosse dolce il supplizio
amaro il godimento
ambrosia e nettare
miele e liquori
di fiele contaminati
Aspro lo scontro atteso
incontro d'anime nude
e di fasciate membra
d'inerme pelle sommessa
Attrazione ancestrale
affinità incestuosa
connessione proibita
d'esseri destinati a fondersi
nel crogiuolo dei sensi
d'ineluttabile amplesso
Varchi profanati
dalla voglia sfrenata di possesso
devastazione ardente
sottomessa all'abbraccio
di serpi tenere e vili
le lingue a cercarsi in gola
Lombi afferrati nel buio
d'una notte priva di luna
striscianti dita
unghie a scavare fremiti
labbra invase d'angoscia
crescente affanno
mentre l'umida coscia
osava ardita scorrere
lungo il turgore
Che ci restava d'allora
se non l'impronta lasciata
sul liscio tuo ventre
e il morso acuto
inferto sulla mia spalla
Un'ombra tenue sul cuore
che tuttora perdura
Impura
Settembre 2005
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Liguria
Lirica di Vittorio Fioravanti
Ricorderò ulivi contorti
e muri scrostati
e gerani
Ricorderò barche sfasciate
e reti e lenzuola stese
sulla striscia magra di sabbia
Ricorderò strida incomprese
d'alti gabbiani
e cimiteri
arsi di sole e di mare
e scogli duri
e genti dure
Ricorderò i profili salmastri
delle tue coste
Liguria
Dicembre 1956
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