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blog di ventidiguerra

Ipnosi

 
Il ricordo
salva il vissuto dal nulla,
ritorna a ritmi ipnotici e,
talvolta,
rifugia in angosce senza speranza.
Si frange nell' attesa livida,
di necessità,
di quell' urgenza di stagione quieta
che nel cuore, splenda.

Disegni

Questo è il giorno perfetto
per tornare su me stessa
rientrare in me
con gli occhi della mente
avere accesso alle ragioni accantonate
che fluttuano, disperse,
in un lago salmastro, nel niente.
Resto sulla soglia
e mi sommerge un' onda,
azzurra, che presto sfuma, impallidisce
e una pioggia di carte
volteggia, corre, inseguendosi
fino a che, mollemente,
qualcuna mi si posa accanto.
Tendo la mano, pervasa da emozione,
per quei tratti indefiniti, incerti,
del disegno di un viale
ridente,
vedo piccoli fiori profumati
e teneri germogli di magnolie e di mirti.
Davanti a me,
appena più distante,
ecco un altro disegno, sembra un muro...
senza alcuna finestra, senza porta,
e mi domando se non mi sia sbagliata:
non riconosco bene cosa sia,
bestia, o pozzanghera, buco nero,
o pozzo che contenga un dolore, una piaga spalancata,
ma forse, è solo un' ombra,
ed è quì che mi volto,
alla ricerca di inaspettato lume,
che la dissolva decisa, di netto.
Anche l' eterno buio, si è stancato
s' insinua, scivola,
scompare nelle crepe di quel muro scalcinato,
inseguito dalla sera, si protende,
s' allunga, s' avvolge attorno allo stelo di un lampione
l' abbandona accecato, si nasconde
in un vicolo che l' inghiotte
nella morsa del suo abbraccio silente.

 

Cristalli

Mi sento nulla senza il tuo respiro,
mi chiedo, a volte, se lo senti lo squarcio della tua partenza
se l' avverti quel rugginoso cigolìo
che non è più né dolore né tristezza.
Mi spoglio delle armi, della pelle e mi spavento,
mentre lotto contro la morte lenta
e arida di un cuore rattoppato.
E poi, tento
di scacciarti dalla mente,
con l' illusione d' avere forza,
a sufficienza,
per annientare démoni che spuntano
da remoti pensieri, senza tregua.
Che cosa sono?
Sono una donna,
una creatura fragile, un artista,
una maschera, un attore?
Invecchio,
perdendo la freschezza dello sguardo,
il fascino di emozioni scolorite,
l' angelica quiete dei sogni
soppiantati da tempeste roboanti.
Ho provato a cantare, leggera,
ma l' alba non torna.
E’ notte, e il mio tempo
si perde su strade sterrate,
e il mio canto,
trattenuto da trame di candido lino.

Levo il calice: Di Manu & Giulia

(foto: Siano)

Venexiana & Ventidiguerra
*
Dentro la mia disperazione
infuriano sovrapposte avversità
nessuna radice nè speranza.
A voi, servitù, il pegno inespresso
nel volto miseramente iscritto.
Talora umiliato, rassegno l'inferno
calpesto quieto l'adunco destino
levo il calice e brindo alla vita.
E' scuro, gelatinoso il tempo
e passo vicino a certi fiori
posti su un muro, all' altezza della mano
e mi è ignoto quale segreto,
lontanissimo ricordo
abbia potuto farmi scorgere quel fiore
e un' ombra mi travolge,
indistinta, errante,
si perde in un tenebroso abisso
nella vana ricerca di giorni da ghermire.
Debole schiavo
legato a ciò che non esiste
mi fermo, arretro
in uno stato di sospensione
e di languore, levo ancora il calice
e brindo... alla vita!

 

Effimero

 ... E perdersi
quando lo si voglia
tra la folla, ed essere
al contempo
riconosciuto, amato, rispettato,
libero, ignorato.
E brindo a te, che non mi hai mai amato
e a te, che non mi puoi amare.
Una libertà
lontana dall' appartenermi
crea distanze infinite
ed è molto più facile, reggere a quel male
quando lo stesso male è il maggior bene
ch' io possa possedere.
Talvolta,
inciampo in effimeri sorrisi
e contemplo, con medesima certezza,
quel cielo e quell' inferno
di cui ho, velato, il ricordo...
E brindo a te
e, a una felicità promessa
che, ardente mi affanno
a ricercare in una vita immota
e nello scorrere insulso dei miei giorni
che mi trascina in un vuoto
in cui ha deciso di volermi trattenere.

 

Argèntei riflessi e impronte sulla sabbia

Trepido batticuore, mi chiude la gola
lieve  brezza odorosa di mare
e una rapida corrente di pensieri
e immagini, all' unisono,
m’accarezza leggera...
lontana da te un abisso
ora avverto  i tuoi passi
Smarrita, ti cerco con la mano,
seguendo i tratti del tuo volto,
nell'ombra che dilegua,
oltre brandelli di cielo limpidissimo
come un ventaglio di raggi
esploso da una tenue
luce di luna
Gronda un silenzio lento, intorno,
togliendo gli ormeggi ai giorni
sciolgo pensieri  ammutinati
e danzo,
a piedi nudi,
sulle note di un canto,
inebriata  da un profumo
di mughetto e tuberosa.

Palcoscenico

Alda Merini

 Una sua citazione ricorrente, davanti ad un caffè, lungo i suoi adorati Navigli milanesi, molti anni fa:
 "La verità è sempre quella, la cattiveria degli uomini che ti abbassa e ti costruisce un santuario di odio dietro la porta socchiusa. Ma l’amore della povera gente brilla più di una qualsiasi filosofia. Un povero ti dà tutto e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria". I suoi testi, belli come l' aurora, o sconvolgenti come un tramonto infinito e morente, costellato di  lunghissime ombre tremolanti presenti nei suoi testi intensi e drammatici pieni di riferimenti alla malattia mentale che la accompagnò per lunghi periodi. «Sono una piccola ape furibonda. Mi piace cambiare di colore. Mi piace cambiare di misura». Era questa l’anima della sua opera dolorosa, segnata dall’esperienza della follia e del disagio fisico ed economico «Sono molto irrequieta quando mi legano allo spazio», diceva nei suoi componimenti  e la sua instabilità si traduceva in versi ad altissima intensità emotiva, spesso erotica, sin a partire dai primi componimenti, semplici, lineari, di pochi versi.
Originale, estrosa, fuori dalle regole. "Sono una piccola ape furibonda. Mi piace cambiare colore. Mi piace cambiare di misura" aveva scelto questi versi per definirsi "la poetessa degli esclusi". Visionaria, inquieta, profonda ha cantato il disagio dell' emarginato, dell' offeso, dell' indifeso.
Ha cantato gli esclusi e ha vissuto sulla sua pelle una delle peggiori forme di esclusione: Il buio dentro.
Un mio componimento dopo quel caffè:

Silenzio.
non era niente,
solo il silenzio
che sussurrava,
era silenzio.
Non esiste niente
non c’è nessuno,
solo la voce fastidiosa
del silenzio.
Non esiste, Leggi tutto »

Schegge

Scopro, che in me  vive un ammasso di contraddizioni  che mi sorprende così, all’ improvviso:  irrompe prepotente e toglie il fiato, esplode come magma incandescente e adagia gelatinoso sulle ali di un ricordo greve, approdando naufrago su un mare in cui non  intravvedi salvezza. Sequenze di vita senza suoni, alla ricerca di cosa è stato. Ma cosa è stato? Ti regalo un sorriso, ti racconto di parole scritte nel vento, frugo nella mente alla ricerca di ricordi sbiaditi. Non esistono domande, non ci sono risposte. Vorrei  essere … o forse non essere! Mi sorprendo a scavare nei recessi della mente, contrastando cuore e membra intorpidite, alla ricerca di un’ Armonia lontana che il tempo ha sbiadito. Riaffiora e prende forma, tra le dita, la magia di un momento in cui il tuo pensiero, guidato da inspiegabile alchimia si sia incontrato con il mio, in un punto indefinito dell’ Universo. Flash  improvvisi come lampi pregnanti  di sconforto, di vuoto, di desolazione e sbalordimento che avvolgono in spesse coltri di rabbiosa insofferenza:  quanta tristezza,  o forse è solo rabbia furente, quanto è più grande la consapevolezza di ritrovarsi nudi, inermi, impotenti e imprigionati nelle trame di un groviglio di ingiustizie. Ho tracciato e cancellato mille volte un pensiero lontano:  i profumi di un tempo incompiuto, la precaria fragilità di un soffice prato fiorito che, le prime piogge autunnali hanno irrorato. Cosa avevo, che ora non ho più? L’ acqua ha lavato il sangue dai graffi della vita. Ho scostato la tenda e il sole entra nella stanza. Vorrei  parlarti, vorrei tanto poterti parlare. Leggi tutto »

Prima assoluta

Passi strascicati
che appartengono al passato
e non alla ragione.
Cumuli di sogni
ammonticchiati come covoni di grano
che ha perduto
il baluginio dell' oro.
Precipitato pesantemente a terra
fuco indifeso
che ha dischiuse l' ali
soltanto con la fantasia,
dissolta, anch' essa,
nella vacuità di giorni
che non contengono più un prima
né un dopo.
Guardarsi attorno
e non ravvisare traccia
di scene da prima assoluta
ma attendere
l' estrazione di un numero
che non è uscito mai.

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